COMUNICATO STAMPA

Carmine Abagnale si unisce ai suoi colleghi della Polizia che protesteranno oggi alle ore 19 davanti alla sala cinematografica Anteo di Milano sita in via Milazzo, 9 ove si proietta il film su Vallanzasca di Michele Placido. Abagnale denuncia la pellicola che trasforma un criminale in eroe sottoponendolo a provvedimenti speciali che lo portano a girare camere d’albergo come una star e non le celle di un carcere come gli altri criminali. Si parla tanto di legalità, di rispetto. Si sprecano fiumi di parole per combattere la mafia, la ‘ndrangheta e più in generale la criminalità organizzata poi, si fa di un criminale un eroe. Con queste parole, Carmine Abagnale condanna l’uscita nelle sale cinematografiche del film di Michele Placito sul noto criminale Renato Vallanzasca. La pellicola sulla vita del delinquente che assassinò quattro poliziotti e il fatto che a girarla sia stato proprio un ex componente delle forze dell’ordine, affermato regista, lascia ancora di più l’amaro in bocca.

“Probabilmente, se Placido quando faceva il poliziotto avesse incontrato uno come Vallanzasca, a quest’ora non forse non avrebbe una vita dorata fatta di cinema e bel mondo”, spiega Carmine Abagnale, consigliere comunale e poliziotto. “Dovrebbe riflettere su questo e pensare alle famiglie delle persone trucidate, a come hanno potuto vivere e alle persone meno fortunate di lui che hanno avuto la sventura di finire la propria giovane vita sull’asfalto, falciati dalle pallottole di quel criminale. Questi sono gli eroi che tanto decanta il film. Una vera offesa alla memoria di tutte quelle persone che, per garantire sicurezza e legalità, difendendo i propri valori e garantendo la sicurezza del prossimo, hanno perso la loro vita. Questo film è un’offesa alla memoria di chi ha combattuto la criminalità per difendere la libertà del nostro Paese”.

Come annunciato, il consigliere-poliziotto metterà in campo ogni iniziativa in suo potere per boicottare il film e non fare arricchire una persona che di un criminale ne vuol fare un business rinnegando i principi fondamentali del buon senso. Per più motivi. “Tra questi anche l’ultima aggressione del “bel Renè” ai carabinieri che gli facevano da scorta mentre alloggiava in una camera d’albergo e non in una cella come gli altri detenuti. La cosa mi tocca anche personalmente perché quei momenti li ho vissuti sulla mia pelle – continua Abagnale – avendo partecipato alle ricerche di questo assassino quando ammazzò i miei colleghi Luigi D’Andrea e Renato Babolini di 27 anni a Dalmine solo perché l’avevano fermato per un controllo. So quindi cosa vuol dire assistere alla tragedia e allo sgomento di vedere dei proprio colleghi ammazzati solo perché in quel momento si trovavano al posto sbagliato e questa è una cosa che non mi scorderò finchè vivo”.