(1) – Alfano; Monti? Esecutivo di tregua prepara il terreno al nostro successo

“Le piu’ grandi soddisfazioni da ministro della Giustizia sono state le leggi antimafia e la riforma del processo civile”. Lo dice il segretario del Pdl ed ex Guardasigilli, Angelino Alfano, alla presentazione, a Roma, del suo libro “La mafia uccide d’estate”.

“Noi combattiamo tutti, come Paese, contro la mafia. Per noi stiamo tutti dalla stessa parte. Ma da parte della sinistra no: difficile trovare riconoscimenti da parte loro quando noi abbiamo vinto queste battaglie”.

A una domanda di Vespa sul titolo del libro, Alfano ha risposto che e’ stata “un’idea delle donne e degli uomini della Mondadori, che si sono detti colpiti dal moto interiore che c’era in me. Lottare contro la mafia era il mio sogno fin da ragazzo e ringrazio la Provvidenza e l’allora premier Berlusconi di avermelo lasciato fare”.

Spazio poi ai temi di attualità politica: “il governo Monti non e’ un’alleanza con la sinistra. È un governo di tregua e di emergenza che, per quanto ci riguarda, prepara il terreno al successo del centrodestra. Il nuovo premier proporra’ un mix di misure: alcune non ci faranno gioire e alcune saranno del nostro programma. Vedremo ciò che ci presentera’ il Governo”.

“E’ positivo il metodo Monti: quello della consultazione. E’ l’unico metodo che potra’ tenere in piedi il governo. Noi siamo al lavoro per l’Italia e prepariamo il futuro per un governo eletto dal popolo e che sara’ del Pdl”.

Sulle intercettazioni “una legge ci vuole, e lo penso ancora. Ci siamo battuti contro le caste dei giornalisti e dei magistrati, mentre la privacy non e’ difesa da alcuna lobby ma riguarda tutti i cittadini italiani. Il settore giustizia e’ una treccia di corporativismi e scioglierla e’ difficilissimo. Ma ci proveremo –conclude- ancora per il bene della liberta’”.

(2) – “Merkel e Sarkozy non facciano i maestrini”

“Il sostegno al governo Monti e’ un atto di coraggio del Pdl e del Pd”. Lo dice il segretario politico del Pdl, Angelino Alfano, ospite di “Ballaro'”, su Raitre. Alfano ribadisce che “nei prossimi giorni” incontrera’ il nuovo premier, che gli illustrera’ le misure che intende prendere il governo. Nessuna contrapposizione a priori al nuovo esecutivo, dunque, ma anche un no deciso a qualsiasi ipotesi di reintroduzione della patrimoniale: “sosteniamo il governo per via dell’emergenza economico-finanziaria e per il bene degli italiani, ma intervenire sul patrimonio significa tassare quei beni due volte, sarebbe odioso “.

E spiega: “abbiamo una ostilita’ ad aumentare le imposte, riteniamo che sia un modo di impoverire i cittadini e di limitare la loro liberta’. Diciamo no a ulteriori tributi, se ci sono sacrifici vanno fatti con equita’”.

Da Alfano, inoltre, una netta presa di posizione sui leader di Francia e Germania: “non accetto che in un’Europa a 27 ci siano la Merkel e Sarkozy che si atteggiano a maestrini. Siamo trattati da scolaretti, e rifiuto il loro giudizio. L’Europa deve cambiare profilo. Non ci sto a mettere l’Italia sotto la Germania”.

E replica a chi profetizzava un cambiamento della situazione economica italiana solamente a patto che Berlusconi lasciasse Palazzo Chigi: “quando si e’ detto che con le dimissioni di Berlusconi lo spread sarebbe calato si trattava di solenni imbecillita’. Chi ha detto queste cose non puo’ avere il pudore di ammetterlo?”.

Da Alfano, infine, una dedica scherzosa al conduttore della trasmissione, a cui ha donato il suo nuovo libro: “A Giovanni Floris nella certezza che non ci votera’, nella speranza che ci capira’”.

Governo/Bondi: contro Berlusconi pressioni non limpide

”Sono fra coloro che hanno maggiormente sostenuto la necessita’ da parte del Pdl di sostenere in Parlamento un governo tecnico, tuttavia le ragioni che hanno condotto alla crisi del governo presieduto dal Presidente Berlusconi non sono ancora del tutto chiare e soprattutto limpide”. Lo dice l’esponente del Pdl Sandro Bondi. ”Certamente – aggiunge – vi e’ stata una forte e ingiustificata pressione da parte di alcuni Paesi europei e di ambienti finanziari ed economici italiani favorevoli ad un cambiamento politico. Con il passare del tempo, queste ragioni politiche non trasparenti, cosi’ come una sostanziale mancanza di verita’ da parte dall’opposizione, si ritorceranno contro chi le ha orchestrate e restituiranno al Pdl una maggiore credibilita’ politica di fronte al Paese”.

Giustizia/Leone: Severino conferma i nostri provvedimenti

”Ci fa piacere registrare che molti dei provvedimenti che il Pdl con l’ex ministro Alfano aveva inserito nel progetto di riforma organica della giustizia, sono ora fatti propri dal nuovo Guardasigilli, Paola Severino. In particolare, l’adozione di misure per evitare detenzioni e scarcerazioni facili, che disorientano fortemente la pubblica opinione”. Lo afferma Antonio Leone (PdL) vicepresidente della Camera.

”La differenza e’ che quando certe cose le dicevamo noi, subito spuntavano le barricate. L’Anm le bocciava – aggiunge Leone – ancor prima di leggere il testo del provvedimento. Adesso la generale buona accoglienza dei propositi del ministro Severino ci conferma che eravamo nel giusto. Del resto, stiamo avendo gia’ ragione su diversi altri argomenti. L’ex opposizione, ad esempio, ha scoperto – conclude – che non era Berlusconi responsabile della crisi dell’euro. Solo che non ha il coraggio di ammetterlo”.

Governo/Per i sottosegretari solo un applauso

La Camera non si ‘scalda’ per i sottosegretari del governo Monti appena nominati. In aula il vice presidente Maurizio Lupi legge la lettera con cui il presidente del Consiglio comunica l’avvenuto completamento della squadra dell’esecutivo. Al termine della comunicazione, Lupi fa gli auguri di “buon lavoro” da parte della presidenza e di tutta l’aula, ma coglie l’applauso di un solo deputato.

E lo rileva: “Un applauso isolato -dice- che rappresenta tutti, ovviamente. Grazie onorevole Consolo”, conclude, rivolto al deputato di Futuro e liberta’, l’unico ad essersi ‘esposto’ verso i ‘tecnici’ del governo.

(3) – Berlusconi: fiducia nell’alleato Lega

Deciso no alla patrimoniale, fiducia nell’alleanza con la Lega, giustizia e riforme. Sono i temi affrontati dal leader del Pdl, Silvio Berlusconi, nel corso della presentazione, al Tempio di Adriano a Roma, del libro di Angelino Alfano, “La mafia uccide d’estate”. Assieme a loro due anche l’ex ministro dell’Interno Roberto Maroni. “Non daremo il voto in Parlamento a una patrimoniale e al cambio della legge elettorale”, ha detto chiaramente Berlusconi, che ha aggiunto: “la patrimoniale e’ contraria al nostro programma e farebbe diminuire il valore degli immobili del 12-15%. Porterebbe a un abbattimento della ricchezza nazionale visto che gli italiani sono proprietari di case, e si impoverirebbe l’Italia”.

“Le nostre aspettative sono per provvedimenti non sgraditi. Per noi si deve realizzare cio’ che e’ stato concordato nella lettera all’Ue, e le misure di Monti non saranno altro che quelle”. Il presidente del Pdl ha affondato poi il tema dei rapporti con la Lega: “è ancora nostra alleata. Bossi lo vedo venerdi’ pomeriggio, e mi ha telefonato tutti i giorni da quando non sono piu’ premier”. E inoltre: “Pdl e Lega non andranno a elezioni su fronti contrapposti: perche’ nessuno fa cose contro la propria convenienza. Se fossimo divisi alla Amministrative perderemmo tutti i capoluoghi”.

Si e’ parlato anche di calcio, con Berlusconi che ha confermato che tornera’ alla guida del Milan, e poi di nuovo sui temi della politica: “senza la possibilita’ di cambiare l’architettura costituzionale dello Stato non diventeremo mai un Paese giusto e moderno”. “Per uscire da questo vicolo cieco bisogna dare il 51 per cento dei suffragi alla forza che vince le elezioni in modo che possa cambiare la Costituzione. Non esiste governo, altrimenti, che possa intervenire positivamente per cambiare le leggi di questo Paese.

Poi scambio di complimenti con Alfano: “tra tutte le persone con cui ho lavorato e collaborato, e’ la persona a cui mi sento e sono piu’ vicino per doti e caratteristiche. E’ leale, determinato e ha passione per il Paese e le cose che fa. Ho intravisto in lui delle doti che possano portarlo a diventare il nuovo leader del centrodestra”.

(4) – E un no deciso alla patrimoniale

Berlusconi, alla presentazione del libro di Alfano, ha confermato la netta contrarietà del Pdl a una patrimoniale, perché porterebbe a un abbattimento della ricchezza nazionale. Alla vigilia della manovra da 20 miliardi che Monti si appresta a presentare, questo è un tema cruciale, che vale la pena approfondire.

Ecco dunque tutti i perché del no alla patrimoniale.

  • Prima di tutto colpisce beni già tassati. Si tratta quindi di tassare due volte, cosa in teoria vietata dalla Costituzione.
  • Deprime le crescita e non ha effetti strutturali, generando una riduzione solo temporanea del debito pubblico.
  • Come ha sottolineato Berlusconi, deprime il valore dei beni immobili.
  • Genera effetti negativi sulla quotazione dei titoli e sui tassi di interesse.
  • Blocca gli investimenti e i consumi riducendo la liquidità disponibile e alimentando la fuga di capitali all’estero.
  • Negli ultimi decenni si è ricorsi troppo spesso a misure una tantum che non hanno avuto alcun effetto positivo sul rapporto tra debito e pil. La patrimoniale sarebbe una di queste.
  • Sarebbe un provvedimento anti-crescita perché diffonderebbe la falsa impressione che le riforme non sono poi tanto urgenti.
  • E’ assurdo che si proponga un’imposta sul patrimonio intesa come imposta sui ricchi, perché in realtà, a causa dell’attuale carenza di sistemi di accertamento, il reddito dei ricchi derivante dai patrimoni è in larga parte sconosciuto.
  • Un ulteriore prelievo sul risparmio scalfirebbe ancora di più il patto sociale tra cittadino risparmiatore e istituzioni, aumentando evasione ed elusione fiscale.
  • La patrimoniale colpisce chi ha risparmiato e salva chi ha scialacquato: tra due famiglie con lo stesso reddito percepito per 30 anni quella che ha acquistato auto, gioielli e beni di ogni genere, spendendo tutto quello che guadagnava ora si troverà esentata da questo balzello, mentre quella che ha invece accumulato per acquistare degli immobili ora viene colpita dalla tassa, come se fosse una specie di punizione a chi ha osato risparmiare invece di consumare.
  • Non è un caso se né la Commissione europea, né la Bce né il Fondo monetario, nei loro diversi interventi non hanno mai chiesto all’Italia l’introduzione di un’imposta patrimoniale.

Il neogovernatore di Bankitalia Visco ha detto che la patrimoniale “ha un significato più politico che di gettito. In Francia infatti il gettito si è addirittura ridotto. E’ dunque una misura che non risolve i problemi di bilancio”. E Luigi Einaudi scrisse: “Nei Paesi dove le imposte sono davvero democratiche non si parla mai di imposte straordinarie patrimoniali”.

Gelmini: no  patrimoniale e Ici sulla prima casa

“C’e’ bisogno di crescita e di voglia di investire senza ricorrere all’unica ricetta che conoscono i tifosi dello Stato padrone”. Lo afferma l’ex ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini. “L’idea di ricorrere alla patrimoniale – aggiunge – e’ ormai solo un vecchio arnese demagogico del socialismo pre-riformista”.

“Quanto all’Ici bisogna evitare di colpire la virtu’ italiana del risparmio in quello che si rivela come il suo frutto piu’ serio e laborioso, l’acquisto della prima casa”, conclude Mariastella Gelmini.

(5) – Analisi/I pifferai del governo tecnico sono i protagonisti del nuovo teatrino

Si aprono i dieci giorni decisivi per l’Europa, lo dicono e lo ripetono i vertici di Bruxelles in queste ore, ma i mercati finanziari e la speculazione restano i padroni incontrastati di una situazione quantomai difficile. È sempre una magra consolazione rifugiarsi nel “lo avevamo detto” però il mutamento di ruolo della Banca Centrale Europea, più volte invocato dal governo di centrodestra, torna prepotentemente oggi alla ribalta. C’è libertà piena di critica oggi verso il Cancelliere tedesco Merkel o il presidente francese Sarkozy, non è più un delitto affermare che la Banca Centrale potrebbe anche acquistare titoli di Stato emessi dai Paesi membri, come fa la Bundesbank berlinese. Bastava passare stamani da un salotto televisivo all’altro per constatare che anche gli esponenti della sinistra estrema ormai sono confluiti decisamente sulle nostre posizioni, tanto criticate appena pochi mesi fa.

È in corso infatti un processo di revisione su tutto quello che è stato detto a sproposito nel recente passato purché fosse in contrasto con il Governo Berlusconi. Senza mai citare esplicitamente o tantomeno rendere l’onore delle armi a chi venne allora criticato ingiustamente. Più che i politici, si distinguono in quest’atteggiamento i dotti commentatori dei quotidiani: abbiamo letto fior di articoli di fondo in questi ultimi giorni che attribuiscono, per esempio, al Governo tecnico misure già presentate e sostenute dal nostro Governo in Europa. Il principio è voltare comunque pagina, far apparire come nuovo anche il vecchio, seppellire sempre sotto un cumulo di critiche il Governo Berlusconi.

Per ora il tentativo, diffuso a molte importanti testate, appare riuscito: ma è una vittoria di Pirro, perché questa vera e propria campagna informativa si scontrerà prima o poi con il voto degli elettori italiani. Che si sono sempre dimostrati, e lo dimostreranno anche stavolta, capaci di discernere tra il vero e il falso, tra la disinformazione e i fatti concreti del centrodestra.

(6) – Credito e sindacato, scelte decisive

Non soltanto i provvedimenti economici, che comunque dovranno passare al vaglio del parlamento. Il governo Monti è atteso in questo momento a importanti scelte di comportamento su due snodi fondamentali, sistema bancario e relazioni industriali, sui quali rischia da un lato il peccato di “omissione” (in difesa dei nostri istituti e del credito) e dall’altro quello di “intromissione” (in difesa della Cgil).

Quanto alle banche è di oggi il grido di allarme del presidente della Consob, Giuseppe Vegas, sulla rischio di una crisi irreversibile di liquidità a seguito dei discutibili criteri con i quali l’Eba (l’Autorità bancaria europea) vorrebbe penalizzare gli istituti italiani.

I rafforzamenti patrimoniali richiesti alle nostre banche sono eccessivi e fanno cardine sulla valutazione a valori di mercato dei titoli di Stato considerati più rischiosi dei titoli tossici in pancia in grandi quantità alle banche tedesche e francesi. Davanti al rischio gravissimo di fallimenti o che si chiudano i rubinetti del credito alle imprese (e poi l’Europa ci chiede sviluppo?) il governo deve intervenire con tutto il potere di dissuasione e il peso che il nostro Paese può mettere sul piatto della bilancia. Si potrebbe dire che l’Eba è un’autorità tecnica e autonoma, ma significherebbe nascondersi dietro un dito e negare la sostanza del problema, che è politico e che Mucchetti ha sintetizzato così: “L’Italia rischia di vedersi portare via, a prezzo men che vile, il suo sistema bancario da altri sistemi meno seri ma più forti sul piano politico”.

Quanto alle relazioni industriali, la conferma dello sciopero generale del 15 dicembre, già proclamato dalla Fiom-Cgil quand’era premier Berlusconi, rappresenta il punto di arrivo di un pressing in crescendo sul governo Monti perché intervenga nella vicenda Fiat e, più in generale, rimetta in discussione l’articolo 8 e altri provvedimenti del centrodestra in direzione della contrattazione aziendale e di più moderni rapporti sindacali. Alcuni segnali sembrano pericolosamente indicare una certa attenzione ai richiami della Fiom da parte di alcuni membri del governo. Sarebbe un errore gravissimo ridurre le attuali vicende ad una partita tra Cgil e Fiat.

La partita vera è tra un sindacato conservatore che non rappresenta la maggioranza dei lavoratori, come hanno dimostrato i referendum nelle fabbriche, e gli altri sindacati, a partire da Cisl e Uil, che hanno accettato la sfida di una modernizzazione dei rapporti di lavoro.

Per il governo intervenire in questa situazione significherebbe fare una scelta politica e prendere le parti dalle Cgil contro quelle degli altri sindacati. Le posizioni sono distanti, la frattura appare insanabile e spetta eventualmente solo a loro cercare e trovare un punto d’incontro. Solo la Cgil tira per la giacchetta il governo e di uno sciopero della Fiom non è mai morto nessuno. Passa e va.

(7) – Il futuro siamo noi. Ecco perché

Poiché la tecnocrazia, per quanto in questo momento necessaria, non potrà sostituire per sempre la democrazia compiuta, e quindi la politica, siamo certi che il futuro è dalla nostra parte. Di più: il futuro siamo noi. Per un insieme di motivi.

  • Come ha spiegato ieri Berlusconi, il suo passo indietro ha evitato una campagna elettorale disastrosa per il Paese e deleteria per i moderati. Ci si sarebbe andati come è accaduto ai greci e, in parte, agli spagnoli: spinti senza troppi complimenti dalle autorità europee, che avrebbero così commissariato il responso delle urne.
  • Non cedendo a quanti, nel Pdl chiedevano di misurarsi con il voto, Berlusconi e Alfano hanno dato prova di realismo e saggezza per il presente, ma anche di lungimiranza per il futuro. Il passo indietro è paragonabile ad una ritirata strategica per preparare la controffensiva. Una Dunkerque, non certo una Waterloo. Difatti: avete notato che nessuno, a sinistra, canta più vittoria?
  • Su queste basi l’appoggio leale ma vigile, assolutamente con pari dignità e non da sconfitti, al governo Monti, preserva le forze moderate, con i loro numeri ed il loro patrimonio di idee intatto, in vista del 2013. Se avrà successo, e tutti lo speriamo, quel successo sarà condiviso anche da noi. Se prenderà decisioni sbagliate, saremo vigili.
  • La scure di Monti si abbatterà soprattutto sulla sinistra. Riforme delle pensioni, del mercato del lavoro, privatizzazioni e liberalizzazioni costituiscono un duro colpo per un Pd che fino e ieri ha sfilato a braccetto con la Cgil, e che si è baloccato con accordi con i massimalisti a cominciare dal famoso patto di Vasto.
  • L’intera loro strategia, di programmi e di alleanze, è in crisi. La nostra no. Noi il rigore dei conti lo abbiamo sempre praticato, mitigandolo con l’equità sociale. Le misure liberalizzatrici sono nel nostro Dna, non in quello della sinistra. Per questo se ci saranno eccessi – dalla casa ai patrimoni – vigileremo e interverremo.
  • Al termine di questo percorso, che dovrà portare ad un risanamento, l’Italia potrà tornare alle urne in condizioni normali. I fatti, non più i pregiudizi, hanno già detto chiaramente che non c’era un “fattore Berlusconi” che incideva sui nostri conti: questo se lo era inventato la sinistra. Lo spread è tuttora dove era ai primi di novembre. Il problema è ormai europeo, non italiano. Soprattutto, non siamo mai stati sconfitti.
  • L’Italia sta facendo i “compiti a casa”, ma questi compiti sono stati in gran parte già portati a termine da noi. Se non ci fossero state le nostre manovre, oggi ci troveremmo a dover fronteggiare non un intervento da 20 miliardi, ma da 100.
  • Quanto torneremo alle urne avremo il nostro capitale di consensi intatto o accresciuto, potremo dialogare con tutte le forze moderate, dalla Lega all’Udc, misurandoci non più sul berlusconismo o sull’antiberlusconismo, ma sulle cose. E’ a questo fronte moderato del futuro che si sta dedicando con tutte le sue forze Alfano.
  • E la sinistra? Secondo alcuni imploderà. Di certo l’ennesima “macchina da guerra” in versione aggiornata, quella da Bersani a Vendola passando per Di Pietro, sarà ridotta a macerie.

(8) – Se cinquecento vi sembrano giusti

Attenti a quanti soldi tenete in tasca e per favore sbirciate nel portafogli del vicino prima di dargli confidenza. Infatti, come ci ha fatto sapere Milena Gabanelli, “quali categorie hanno assolutamente bisogno di contante? Lo spacciatore, il tangentista, il riciclatore”. Pur dicendosi non esperta di finanza ma solo giornalista generica, con la sua ricetta per la salvezza dell’Italia con l’arma della guerra contro il diabolico uso della carta moneta sembra aver fatto breccia nel cuore e nel portafogli (non a caso stanno entrambi a sinistra) del governo tecnico. Dove si medita perciò, dicono le cronache, di abbassare fortemente il tetto di utilizzo del denaro contante, almeno a 500 euro, forse a 300. Un limite nel quale – ha osservato Berlusconi- è inserito il pericolo reale di uno stato di polizia tributaria.

E per fortuna che non viene preso in seria considerazione il vaneggiamento della stessa Gabanelli, laddove spiega che per le necessità di un normale cittadino (si è dimenticata di aggiungere “di 16 anni”) sono più che sufficienti 50 euro a settimana. Insomma, la soluzione potrebbe essere di farci tornare alla paghetta adolescenziale decisa dallo Stato padre-padrone. Per non parlare della proposta di mettere una tassa sull’uso del contante, con trattenuta alla fonte quando un cittadino ritira in banca i proprio risparmi (già abbondantemente tosati all’origine).

Certo è che il tetto tra 300 e 500 euro è molto, ma molto vicino a queste proposte estreme, ben al di sotto di quella “quota mille”, che era sostenuta dal Pd quando un provvedimento del governo Berlusconi la portò agli attuali 2500 euro.

La lotta all’evasione fiscale va fatta (e i risultati del governo Berlusconi, cifre alla mano, sono stati eccellenti) ma non certamente con provvedimenti di questo genere, che fanno di ogni erba un fascio creando difficoltà più alle categorie deboli e anziane, con poca dimestichezza con la tecnologia (carte di credito, pin e codici vari) e ancor meno con i paradisi fiscali, laddove operano davvero “spacciatori, tangentisti e riciclatori”. Senza contare che proprio i più sprovveduti sono maggiormente esposti alle truffe perché i livelli di sicurezza nell’uso della moneta elettronica mostrano ancora la corda. E ancora si potrebbe ricordare che solo pagando in contanti un acquisto si riesce ad ottenere quel piccolo sconto che con la carta di credito va in tasca alle banche.

E poi la tracciabilità dei movimenti di somme sempre più basse consente una intrusione intollerabile dello Stato della privacy dei cittadini, con la possibilità di costruire il profilo di ognuno di noi non limitatamente ai redditi, ma anche riguardo alle preferenze politiche, sessuali, religiose, associative. E’ quello stato di polizia di cui parla Berlusconi.

Ma si dice che la “fuga dai 500 euro” sia già iniziata, con gli sfortunati possessori (certo tutti mascalzoni) costretti a scambiare la maledetta banconota con 450 euro in monetine da 50 centesimi. E, se andate su Internet, troverete il vostro e nostro futuro nelle proposte di una grande multinazionale, la Mondex, che prepara la soluzione finale: via il contante da tutto il mondo con un microchip piazzato nel corpo umano (come nei cani) e in grado di operare come una carta di credito. Così lo Stato e le banche sapranno sempre dove siamo e dove andiamo.

Per favore, salvateci da questo incubo.

(9) – Silvio, il tempo ti sta dando ragione

Ecco alcuni commenti apparsi sul web sull’attuale situazione politica italiana.

Vincenzo Bellizzi (forzasilvio.it): Grazie di continuare a pensare al bene dell’Italia! Il tempo ti sta dando ragione, Mio Presidente. Forza Silvio.

Cesarino (corriere.it): In questo estremo momento: che il signor Monti prenda atto del suo fallimento e se ne vada!

E’ una notizia tardiva (lettere al direttore – lastampa.it): Quando era Berlusconi al governo, l’euro e le borse erano in caduta perchè Berlusconi non faceva un passo indietro. Ora con Monti, seppure un terzo di Tremonti, petrolio alle stelle e caduta dell’euro oltre che delle borse e non per colpa del bipolarismo… Giornalisti e politici da strapazzo chi ha sempre sostenuto la colpa di Berlusconi.

Cristiano (clubdellaliberta.it): Adesso è tutto bello perché sono convinti che bisognava annullare l’anomalia Berlusconi. Voglio proprio vedere cosa succede quando si svegliano… Chissà che non si tratti della vecchia “gioiosa macchina da guerra” del vecchi Bersani… O era Occhetto? Vatti a fidare della memoria…

Lu (corriere.it): Monti, cotanto professorone che, tipico dei baroni universitari, ha la verità in tasca e senza consultarsi col popolo gregge va a chiedere a Merkel e Sarko se gli piacciono le misure con cui intende sovratassare gli italiani. Sprechi in politica e Pa, evasione e mancato rientro di capitali dalla Svizzera con accordo tipo Germania-Gran Bretagna e Svizzera, concorrenza che diventa cartello tra assicurazioni, banche, petrolieri, telefonia ed energia: dove sono queste misure basilari? Si pensa subito ad aumentare le tasse, ma certo come le aumenta lui non le aumenta nessuno… Ma per favore!!! Deludente, almeno per quanto traspare al momento. Regards.

Maiden (repubblica.it): Il Pd non è un partito ma è una pagliacciata. A parte il fatto che ha sempre fatto una finta opposizione (non a caso alcuni lo chiamano Pd meno L per indicare che molte delle idee del Pdl sono condivise anche da larghe fette del PD), soprattutto è chiaro che non c’è una vera condivisione di idee tra la parte più di sinistra e quella cattolica e poi anche tra le singole componenti ci sono diverse correnti. Di fatto non è un partito ma della gente che ha la stessa tessera e il povero segretario deve sudare sette camicie per non dire qualcosa che possa scontentare qualcuno dei suoi.

Brunella Radi (forzasilvio.it): L’ importante Presidente -per me Lei rimarrà tale per antonomasia – è che continui a lavorare e non ci abbandoni in mano ai prepotenti della sinistra. Con enorme stima ed ammirazione.

Cal.vi (libero-news.it): Prendere per i fondelli gli italiani, con la scusa che bastava accantonare Berlusconi perché le cose si sarebbero sistemate da sole, qualcuno ce lo dovrà spiegare. Ovviamente spero che ne paghi le conseguenze, con le prossime elezioni. Come per magia, il nuovo ministro dice che le pensioni sono a posto, per il resto l’Europa chiede una manovra di 11 miliardi. Ma stiamo scherzando? Abbiamo mandato a casa un governo eletto per uno fantoccio? Per cosucce!

Saro pr (corriere.it): L’immagine del nuovo governo è quella che è perchè a parte la santificazione mediatica nell’era di internet la gente si rende conto che è composto da mediocri buoni solo a tappare qualche buco, riguardo al criterio di equità tanto sbandierato sarebbe meglio stendere un velo pietoso.

Alessandro Burberi (forzasilvio.it): Silvio sei te il capo.

Paolo Zaffiro (repubblica.it): Caro Direttore, ma non credi che adesso il nostro caro Monti la stia un pochino tirando per le lunghe?? Non si era detto che l’Italia abbisognava di cose serie ed urgenti?? Capisco che deve parlarne in Europa con il duo Gatto e la Volpe però non conoscendo la agenda di Monti avrei avuto piacere di sentire dalla sua voce al Parlamento cosa dava alle Camere da discutere e fare per gli Italiani. Invece il mio vecchio sospetto, che i professori sono più che altro teoria ma la pratica bisogna farsela sul campo, sta tornando a galla e non vorrei che alla fine a pagare fossero sempre e solo i soliti noti, per tutti gli altri ciccia.

Anna Maria Baldocchi (forzasilvio.it): Dobbiamo ripartire presto e alla grande. Vorrei la possibilità di poter votare Berlusconi, questo è il desiderio di tantissima gente e spero diventi realtà.

Pasquale (lettere al direttore – lastampa.it): Caro Direttore, domando come mai La Stampa tanto solerte nel fare la pulce governo Berlusconi, ora silente, sullo scandalo che il primo atto del governo Monti sia stato il decreto per Roma capitale?Ma non c’era l’emergenza dello spread? Ora che alla Borsa crolla un solo titoletto, con Berlusconi ogni minimo calo titoli a carattere cubitali, passi per il Corriere e La Repubblica ma da La Stampa no! Se il nominativo invece di Casini era Berlusconi ora pagine su pagine vale la pena comprare il quotidiano?

Mocnarf (il giornale.it): Eh già perché il conflitto di interesse c’era, e si doveva applicare, solo per Silvio. Ma che lungimiranza ed ipocrisia, questi “tecnici” dei miei stivali!!!

Il Lupo e l’agnello (lastampa.it): Egregio signor Monti, attento! E si ricordi la favola del lupo che, pur essendo a monte del timido agnello a bere nel ruscello, lo incolpò d’intorbidirgli l’acqua e lo ammazzò! Attento, sor Monti carissimo!

Meverix (ilgiornale.it): A parte tutto, questo è un buon governo… purché continui a non far nulla come ha fatto dal suo insediamento ad oggi!

Hector (lastampa.it): Chi ha pagato l’aereo a Saviano per andare a far casino a New York? Perché tenta di seminare il panico a New York? Perché Fini sparge il panico qui in Italia?

Antipodo (ilgiornale.it): Fino a questo momento dopo diciotto giorni quello che ha fatto o non ha fatto il governo Monti lo facevo anch’io. Sono sicuro che quello che un giorno farà o non farà, saprò farlo anch’io e senza costi aggiuntivi. Sicuro che io durante l’incontro a Bruxelles con la Cancelliera e Sarkozy, non mi sarei comportato come si e’ comportato lei; come uno scolaretto che recita la poesia a memoria di fronte alla preside e al professore e li ringrazia della loro attenzione. Pagliacci!

Enrico (lastampa.it): Fini: “se fallisce Monti fallisce l’Italia” Credo che il nuovo governo stia partendo male, non solo per le gaffes dei ministri, purtroppo attratti dalle luci della ribalta, ma anche per il mancato annuncio di tagli veri e seri alla politica e alle Caste: politici, sindacati, corporazioni etc. etc. Inoltre inasprire l’Ici, dell’ultimo governo Prodi, sarebbe demenza come l’aumento di Iva e Accise. Salvare l’Italia e gli italiani dovrebbe essere l’obiettivo, non le banche.

(10) – “Il Cavaliere ha sette vite”

Dai giornali di oggi, mercoledì 30 novembre

La Nazione (Giancarlo Mazzuca) – … Il Cavaliere è di nuovo pimpante, dimostrando di avere sette vite, pronto a guardare con fiducia alle prossime elezioni del 2013. I fatti gli stanno dando ragione perché tutti cominciano a rendersi conto che l’emergenza non è soltanto italiana, bensì mondiale e, soprattutto, europea. Non è mai troppo tardi per prendere coscienza della verità: oggi persino un leader della sinistra estrema, come Paolo Ferrero, ammette che, semmai, le vere responsabilità sono della Germania della Merkel che ha fatto precipitare la situazione non prendendo subito di petto la crisi della Grecia. Se ci fossero stati interventi adeguati al momento giusto, ora il Titanic europeo sarebbe ben lontano dagli iceberg che affiorano sui nostri mari. Così, da vecchio saggio, l’ex premier invita adesso ad aver pazienza: lasciamo al governo Monti tutto il tempo necessario per varare quelle misure che dovrebbero servire ad evitare il nostro affondamento …

Il Corriere della Sera (Paola Di Caro) – … Berlusconi si tiene per sé il ruolo di padre nobile e garante di un rapporto ventennale, e cerca di tenere assieme l’alleanza con l’ottimismo della volontà, oltre che con la logica stringente della politica: con la Lega, dice, siamo di fatto ancora alleati in tutto il Nord, e non potremo andare al voto separati perché «perderemmo ovunque» … Alfano sul tema non si esprime. A lui, in questa fase, sembra riservato il compito più spinoso di tutti: quello di tenere assieme un Pdl dove in tanti sono rimasti senza ruolo e dove è lui – assieme a Berlusconi e Letta – l’unico a dover tenere i rapporti con Monti da una posizione di sponsor del governo ma senza cedimenti rispetto allo spirito che fece vincere il centrodestra nel 2008. Lo fa con cautela e diplomazia, correggendo anche l’ex premier quando gli appare troppo rigido nel mettere paletti alle misure che Monti potrà presentare. Dice infatti Berlusconi – dopo aver lasciato aperta una finestra per il voto anticipato («Sosterremo il governo fino a quando non si realizzerà una situazione che richiederà lo scioglimento delle Camere») che il premier potrà presentare solo provvedimenti contenuti nella lettera all’Unione Europea, con in più magari la modifica dell’Imu (che ripesca la tassazione sulla casa e aveva avuto «anche il sì della Lega») e comunque mai la patrimoniale e una legge elettorale sponsorizzata dall’esecutivo. Alfano è molto più sfumato. Certo, avverte, non è che il governo potrà incaponirsi su nominalismi che risultano troppo indigesti all’una o all’altra forza politica (nel caso del Pdl, la patrimoniale), ma la realtà è che «Monti alle forze politiche proporrà molte cose, un mix di misure che non faranno gioire, ma faranno anche prendere qualche soddisfazione, sia a noi che alla sinistra». Insomma, è con realismo che va affrontato il rapporto con un esecutivo al quale, sia lui che Berlusconi, assicurano comunque sostegno. Sì, perché il Cavaliere sul punto è chiaro: «La nostra scelta di appoggiare il governo è sta- ta saggia e, alla luce della ragione, necessaria» …

La Stampa (Marcello Sorgi) – Anche Berlusconi, nel confermare il suo appoggio al governo, di cui ha lodato le prime mosse, ha voluto ricordare a Monti che l’impegno del centrodestra a sostegno della maggioranza non prevede né patrimoniali né riforme elettorali, che non fanno parte del programma concordato …

Milano Finanza (Edoardo Narduzzi) – A dieci anni dalla sua nascita l’euro rimane una moneta particolare. Una specie unica nel panorama finanziario mondiale perché è più una unità di conto che una vera moneta riferibile a un territorio politicamente integrato e con omogenee politiche di bilancio e fiscali. Lo aveva spiegato Silvio Berlusconi alcune settimane fa, subito grottescamente strumentalizzato dai quotidiani dell’opposizione che così hanno dimostrato di non conoscere l’essenza della moneta unica …

Il Secolo (Luca Maurelli) – Umanamente inarrivabile. Trasparente. Leale. Intelligente. Entusiasta. Equilibrato. Saggio. Vecchio, “come noi”. Strano, Silvio Berlusconi stavolta non parla di se stesso, ma infila otto aggettivi di fila per chiarire come la pensa su Angelino Alfano. E per spiegare subito a tutti che non è li per dare una spintarella al libro del suo segretario, ma per conferirgli un’investitura reale molto più “pesante” di quella avvenuta a luglio, al consiglio nazionale. Per almeno tre ragioni: perché il Pdl esce da una fase turbolenta, seguita alla caduta del governo; perché solo un paio di giorni fa il Cavaliere ha annunciato ufficialmente che non si ricandiderà; perché accanto ai due è seduto Roberto Maroni, l’uomo che oggi guida l’opposizione leghista al governo Monti ma con il quale il partito ha intenzione di coltivare un’alleanza politica, a prescindere dalla divaricazione tattica di questa fase …

Italia Oggi (Diego Gabutti) – Siamo in campagna elettorale», ha detto il Cavaliere parlando ai Liberali democratici di Carlo Giovanardi … Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini non lo dicono ma lo pensano anche loro. Per il governo Monti, mal sopportato dagli alleati in patria, trattato con sufficienza dagli sponsor europei, definito uno «schifo» dai leghisti, sgridato dall’Italia dei valori, disprezzato dai vendoliani, comincia male; e ancora non ha preso un provvedimento che sia uno. Alla fine gli resteranno soltanto Repubblica e il Corriere. Già i talk show sono sempre meno convinti. Maurizio Crozza, principe degli opinion maker de sinistra, un Eugenio Scalfari col capello a tre punte, non fa che sbertucciare l’intero consiglio dei ministri, Monti in primis, e siamo solo alla luna di miele …

La Stampa (La Jena) – Suicidi. La sinistra italiana non ha avuto bisogno di andare in Svizzera.

Il Fatto Quotidiano (Alessandro Ferrucci) – La versione di Concita De Gregorio è la seguente: il Pd ha perso di proposito le Regionali del Lazio per dare a Fini la vittoria di un suo candidato. Quindi rafforzarlo. Quindi rendere più salda l’alleanza con il Terzo polo. La confidenza l’avrebbe ricevuta un anno e mezzo fa, proprio a cavallo del voto, da un dirigente democratico. Lei era direttore de l’Unità. Ieri Libero e il Giornale le hanno dedicato spazio. Titoli importanti. Editoriali. Hanno chiesto a Gianfranco Fini di tirare giù la maschera. Qualcuno, trai politici, si è chiesto il perché la firma oggi di Repubblica abbia rivelato solo ora una notizia del genere. Ci sono state reazioni da parte del Pd, sdegnate, scocciate, a volte denigratorie …

Libero (Massimo De’ Manzoni) – Con la classe che la contraddistingue, ieri mattina l’ex direttore dell’Unità, Concita De Gregorio, è tornata sul vespaio suscitato dalle sue accuse lanciate dal palco dell’aula magna dell’Università di Pisa durante un convegno: «Il Pd perse di proposito le elezioni regionali in Lazio del 2010 per favorire la candidata di Fini e quindi aiutare lo stesso presidente della Camera Fini …

Il Giornale (EFo) – L’avevano dato per quasi morto giornalisticamente parlando, o comunque prossimo all’esilio a NewYork. Era bastato un 16% di share per il Tgl nella serata di domenica (sotto il Tg5 di quattro punti, e addirittura sotto il Tg3) e su Augusto Minzolini molti quotidiani avevano posto ieri mattina praticamente la croce della fine. Ma è successo invece che nell’edizione di lunedì alle 20, la testata regina della Rai sia tornata sui livelli di sempre, oltre il 20% di ascolti (21,96%).E allora Minzolini si è preso la sua rivincita a fuoco lento, ventiquattr’ore dopo, affidando a una nota una replica durissima e ironica rivolta a chi l’aveva seppellito: una «montagna di imprecisioni pubblicate» sul suo conto e sui dati auditel. La debacle di domenica è stata tutta colpa di una trasmissione «traino» troppo debole prima del Tgl, che era riuscita ad attirare appena il 7% degli ascolti, ha chiarito l’ex firma de La Stampa …