(1) – Berlusconi: da Monti una scelta irragionevole
“Monti ha fatto una scelta assolutamente irragionevole, quella di porsi come protagonista nella politica italiana, una politica che ha sempre mirato a un assetto bipolare dello Stato”. E’ quanto dichiara Berlusconi, ospite alla trasmissione 28 minuti su Radio2. Ricordando l’allarmismo del presidente del consiglio uscente sui nostri titoli pubblici: “ho già ricordato che Monti dice ‘mascalzonate’ e lo confermo anche oggi, perché un anno fa c’era una tensione che riguardava non solo i titoli italiani, ma anche quelli greci e spagnoli”.
Il leader del popolo della libertà commenta poi alcuni sondaggi, che “vedono Grillo poco sopra il 10%, un dato ininfluente. Lui ha criticato tutto ciò che esiste, ha criticato la politica, anche giustamente, ma poi non ha fatto nessun passo avanti con una proposta. Anche il modo in cui ha scelto i parlamentari mi fa incuriosire nel vederli in Aula”.
Berlusconi ricorda che “questo governo, apprestandomi io a andare in giro per l’Italia e forse a tornare nelle piazze, ha ridotto la mia scorta con grande tempestività” e poi si sofferma sull’argomento del giorno: “ho un sentimento di affetto verso Monte dei Paschi, che mi fece i prestiti i primi anni da imprenditore. Grazie a loro potei costruire Milano due e Milano 3, il legame era tale per cui risultai come l’unica società con cui la banca concedeva mutui premiando la mia puntualità nei pagamenti. E’ un’istituzione cui voglio bene. Non conosco questa situazione e non voglio perciò espormi in particolari che non conosco. Il fatto che il gettito della prima rata dell’Imu sia di fatto coincidente con il prestito fornito dal governo al Monte dei paschi è credo una coincidenza casuale a cui non credo si debba dare importanza”. Quanto agli attacchi del Giornale contro il Pd, spiega: “vorrei sottolineare che è un quotidiano indipendente, non mi dissocio da quanto scrive, ma fa il suo mestiere e io non ho nessuna responsabilità su ciò che fa il Giornale”.
Spazio poi al rapporto con la Merkel: “abbiamo sempre avuto un rapporto cordiale, ma non ci siamo più sentiti, perché io non ho avuto più voglia in quanto mi sono offeso, mentre lei non ha nulla da offendersi, hanno raccontato di una frase sulla Merkel che mai mi sarei permesso di fare nei confronti di nessuna donna”. E in merito alle illazioni sui suoi rapporti con la mafia: “l’ho già giurato sulla testa dei miei figli e dei miei nipoti. Io sono stato colpito dalla mafia per minacce verso i miei figli e ho dovuto portare la mia famiglia fuori Italia per un’estate. Poi ho deciso che non potevamo stare loro di là e io di qua e siamo andati in Spagna”. E infine spazio ad una breve parentesi calcistica: “Balotelli o Kakà al Milan? Nessuno dei due perché non è possibile in tempi come questi. Galliani spera sempre ma poi il linguaggio duro dei conti lo trattiene dall’operare”.
(2) – Alfano: il prof sulla crisi racconta solo favole
“Noi vogliamo un’Europa più forte. L’euro è debole e noi vogliamo che la Bce sia prestatrice di ultima istanza. Noi non siamo per abbandonare l’euro”. Lo afferma il segretario del PdL, Angelino Alfano, al Tg3 a proposito di un eventuale referendum sull’euro come propone la Lega Nord. E in merito alle liste pulite: “Berlusconi è un perseguitato dalla giustizia perché fino a quando non è sceso in politica non gli è stato fatto nulla. Questo però non significa che tutti si possono nascondere dietro il mantello della persecuzione. Il Pd voleva fare una campagna sulle nostre liste ora invece è costretto a parlare di economia”.
“Non abbiamo fatto una scelta giustizialista, non c’entriamo niente con il giustizialismo di Ingroia”, aggiunge parlando dell’esclusione dalle liste dei cosiddetti ‘impresentabili’. “Abbiamo attraversato una serie di problemi” in questa legislatura, “ci abbiamo fatto i conti e abbiamo fatto scelte dolorose, senza tracciare una linea tra il bianco e il nero. E chi ha avuto il no da noi non equivale a un’espressione di colpevolezza”. Poi, sull’esclusione di vari esponenti di An dalle liste del PdL assicura: “c’è da parte nostra grande rispetto per la storia della destra, che si è manifestato con l’attribuzione di ruoli anche ad esponenti giovani della destra. Si tratta di critiche infondate, noi abbiamo innovato e garantito che la componente di ex An sia presente”.
A chi gli chiede se senza Cosentino il Pdl rischia di perdere in Campania, risponde: “non sappiamo se è vero il contrario e cioè se con Cosentino si vince. La storia delle prossime settimane svelerà il quesito. Noi puntiamo a vincere in Italia e anche in Campania”. Infine, parlando del governo Monti e commentando le critiche che il Professore ha ricevuto dal Financial Times: “ci hanno raccontato una favola con il lieto fine ed invece le cose sono andate peggio. Nei primi mesi non abbiamo fatto cadere il governo perché saremmo stati presi per schizofrenici e irresponsabili. Dopo un anno ne abbiamo denunciato il fallimento. Un anno fa c’era la copertina di Times che diceva ‘quest’uomo può salvare l’Europa’, oggi il Financial Times dice che non è idoneo a salvare l’Italia”.
“Stop alle polemiche, avvelenano il clima di coalizione”
“E’ necessario interrompere ogni polemica strumentale che può solo avvelenare il clima di questa campagna elettorale all’interno della coalizione. In particolare, è corretto precisare che l’on. Emanuela Repetti è una nostra bravissima deputata, che ha lavorato con impegno nei cinque anni di legislatura e che si è contraddistinta per una presenza costante in Parlamento, presenza che è riuscita a coniugare con il ruolo territoriale nel partito che intendiamo ulteriormente valorizzare. Anche per queste ragioni non aveva alcuna necessità di sponsorizzazioni che, comunque, non sono mai state esercitate”. È quanto dichiara il segretario politico del Pdl, Angelino Alfano.
(3) – “Bersani e Vendola, ovvero tasse e spendi”
Angelino Alfano riconosce che “se uno facesse un sondaggio sulla nostra alleanza con la Lega, da Roma in giù il risultato non sarebbe esaltante” ma rimarca “il senso di responsabilità di Berlusconi nel tenere unito il fronte alternativo alla sinistra”. E’ quanto dichiara il segretario politico del Pdl, Angelino Alfano. Quanto ai distinguo di alcuni leghisti, ad esempio Flavio Tosi, sull’alleanza tra Pdl e Carroccio, replica: “per noi parla Maroni. Ha firmato una patto coalizione da cui ha tratto candidatura a Lombardia che non è affare da poco… E noi con la Lega abbiamo garantito importanti riforme e stabilità al Paese”. Si concentra poi sulla “sinistra che, invece, quando si unisce è incapace di governare, come ha dimostrato nelle due chance concesse dagli elettori, ed ha una politica economica che, presupponendo che servono più risorse, le prende aumentando le tasse. La foto di gruppo di oggi di Bersani con Vendola è quella di una politica economica, quella del tassa e spendi, che sopra ha la Camusso”. “Non so se sia coniglio o se sia mannaro, ma so che Monti è uomo capace di cattivi sentimenti”. Alfano, parlando del Professore, lo descrive così: “Monti sotto il loden nasconde una cattiveria che capisco. Aveva il 100% del consenso dei giornali, l’80% delle forze parlamentari, il 100% delle Cancellierie europee e di quelle extraeuropee, la copertina di Time come salvatore della patria. Tutto questo nell’Anno Domini 2011”.
“Nel 2013 – prosegue ancora il segretario politico Pdl – Monti si trova con il suo partito che ha l’8 per cento nei sondaggi, il che vuol dire che l’82 per cento degli italiani non lo voterà, il Financial Times che dice che la sua politica è sbagliata, il Pd che gli rinfaccia una timidezza riformatrice e con noi che diciamo che se doveva arrivare Maradona non abbiamo visto nessun gol e le cose vanno peggio. Capisco la delusione ma questo non giustifica che si traduca in un livore che non conoscevamo ma che ora, chi lo conosceva da prima, ci dice che era una cosa nota da tempo”. Infine, sul leader di Centro democratico, afferma: “siamo due generazioni diverse, tecnicamente potrei essere suo figlio. È un elemento coreografico che serve a dire che l’alleanza non è sbilanciata a sinistra ma ha un elemento centrista. Questa è l’unica ragione per cui lo tengono lì”.
(4) – “Per il centrino unico sbocco è il Pd”
“Quello di Monti e di Casini è un centro tatticistico che nell’immediato cerca di conquistare lo spazio elettorale massimo, ma che dopo le elezioni mette in conto come unico sbocco politico l’alleanza con Bersani e il Pd”. La pensa così il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, che dà “atto al presidente Monti di avere rapidamente imparato e assimilato le astuzie lessicali tipiche di quei professionisti della politica che pure egli aborra”. “Così il presidente Monti – incalza l’esponente pidiellino – sta facendo una sorta di doppio salto mortale: per un verso, nello sforzo disperato di ampliare l’esiguo spazio centrista, spara a destra e a sinistra come se si fosse in uno di quei film western prediletti dai suoi consiglieri mediatici americani; per altro verso, però, deve precostituire le condizioni per la sua futura alleanza con Bersani e con il Pd”. “Ma talvolta Freud fa brutti scherzi anche alle persone più accorte – ironizza – Infatti nessuno avrebbe richiesto al presidente Monti di parlare di “una storia, e gloriosa, comunista” riferita al Pd; purtroppo un eccesso di tatticismo, volto a precostituire le condizioni per una futura alleanza politica si è tradotto anche in un eccesso di riconoscimento storico”.
PdL/Leone: liste pulite, ora si parli di programmi
“Le liste del Pdl, per le scelte che sono state fatte, tolgono ogni alibi all’antipolitica e allo schieramento avversario, che avrebbe strumentalizzato per tutta la campagna elettorale la presenza dei cosiddetti ‘impresentabili’, già condannati senza processo dal sistema mediatico-giudiziario fuori controllo di questo Paese. Per questa ragione, resta ferma la nostra posizione garantista nei riguardi di tutti gli esclusi”. Lo ha detto Antonio Leone, vicepresidente della Camera del Pdl. “Adesso spero che si cominci a parlare di programmi – aggiunge – perché gli italiani possano confrontare la vaghezza delle proposte di Monti e i contrasti già evidenti fra Bersani e Vendola con la concretezza del nostro programma, che Berlusconi sta presentando con abilità, efficacia e crescente successo, vista la veloce risalita del centrodestra in tutti i sondaggi”.
(5) – Anche il Fondo Monetario stronca Monti
“Altro colpo all’Italia. Il Fondo Monetario Internazionale conferma i dati della Banca d’Italia sulla crescita (si fa per dire) del Pil a -1% nel 2013, vale a dire 5 volte superiore, in negativo, a quanto previsto dal governo nella Nota di aggiornamento al Def di settembre 2012. Ne deriva ineludibilmente la necessità di una nuova manovra correttiva per 10-16 miliardi di euro già nella primavera di quest’anno, se vogliamo mantenere gli impegni presi con l’Europa in termini di pareggio di bilancio nel 2013”. Lo afferma l’esponente del Popolo della Libertà Renato Brunetta che aggiunge: “il ministro dimissionario Grilli, così come il presidente del Consiglio Monti, in carica per gli affari correnti, invece, continuano a negarne l’esigenza. Alla luce di questi fatti, non solo non sono credibili, ma rasentano l’irresponsabilità. Ma come, un governo tecnico che nega l’evidenza? Un presidente del Consiglio tecnico che per ragioni politiche nega quello che sarà chiaro e ufficiale fra poche settimane? Tutto questo è di una gravità senza precedenti, sia dal punto di vista istituzionale, sia dal punto di vista politico”. Brunetta infine plaude al “documento di Confindustria per l’Italia, presentato dal presidente Squinzi che alle forze politiche impegnate nella campagna elettorale chiede di eliminare i fardelli di una burocrazia ossessiva e di una pressione fiscale ormai intollerabile, ritroviamo non solo i principali punti del programma del Popolo della Libertà per le prossime elezioni, ma anche gli obiettivi, in gran parte realizzati, dell’ultimo governo Berlusconi”.
Elezioni/Cosentino: la mia stima per Berlusconi è immutata
Ieri sul quotidiano Il Fatto, oggi su Repubblica e sull’Unita leggo titoli con virgolettati a me attribuiti che non corrispondono né al mio pensiero né a quanto ho dichiarato e che pertanto sono falsi, come è facilmente desumibile dal testo integrale degli articoli”. Così Nicola Cosentino, deputato PdL, in una nota. “Sfido chiunque a trovare nelle mie parole di questi giorni una sola frase che lasci anche lontanamente intendere desideri di rivalsa o di vendetta contro il presidente Berlusconi nei confronti del quale la mia stima e gratitudine resteranno immutate”.
(6) – I soldi tolti alle famiglie con l’Imu usati per salvare la banca del Pd
Pier Luigi Bersani ricorre alla religione: “Ma per l’amor di Dio…”. Anche Mario Monti è andato a ricevere la benedizione, sulle nevi svizzere e miliardarie di Davos, guarda caso, dai banchieri e dalla finanza mondiale nel loro convegno annuale. Nessuno risponde alla domanda sul perché (il vero perché) il preside bocconiano abbia messo la sua firma su quel prestito da 3,9 miliardi a Monte dei Paschi di Siena, la banca di proprietà assoluta del Pd, che nella fondazione di controllo nomina 16 consiglieri su 19. Tutti o quasi tutti annotano la straordinaria coincidenza del fatto che, miracoli della matematica, si tratta della stessa somma tolta dalle tasche degli italiani con l’Imu per la prima casa. Tutti, dal centrodestra fino a Ingroia e Di Pietro, con buona pace delle sgangherate accuse con le quali Repubblica imputa a “una destra ipocrita e disperata” il tentativo di scagliare una bomba incendiaria contro “una sinistra sbigottita e imbarazzata”. La realtà è che Bersani non può far finta di cadere dal pero nel momento in cui un nuovo scandalo colpisce e affonda la “banca rossa” per eccellenza, riconosciuta universalmente come tale dal dopoguerra in poi, senza soluzione di continuità dal Pci a oggi. Non gli è consentito, non tanto come persona ma in quanto segretario del Pd, tirarsene fuori con pilatesche quanto generiche attribuzioni di responsabilità ai soli manager.
Non esiste delitto perfetto e nella scelta dei manager, per quanto ci si provi, è impossibile cancellare le impronte digitali ben distinte che segretari e dirigenti del Pci e dei ds e del Pd hanno lasciato nelle stanze dei bottoni di Rocca Salimbeni. Prima l’irresistibile ascesa del banchiere salentino De Bustis, amico di D’Alema, poi il Montepaschi che compra, senza averne i mezzi, l’Antonveneta, un istituto di credito molto più grande di lui e connesso alla vicenda Unipol. Ora gli occultamenti di bilancio con operazioni in derivati, il massimo della pericolosità finanziaria. Quei vertici, quei dirigenti artefici di tutto questo li ha nominati il Pd, toscano e nazionale. Ora come può Bersani dire “noi non c’entriamo un accidente?”. E poi c’è Monti. Con tutta la sua azione di governo ci ha spiegato in abbondanza come un paese che ha troppi debiti e conti in disordine debba fare grandi sacrifici prima di riguadagnare il credito internazionale. Di più: debba sottoporsi alla tutela di un commissario straordinario (lui) per riguadagnare la fiducia dei mercati. Perché non ha applicato al Monte dei Paschi lo stesso metro di giudizio? Perché non ha rivoltato i bilanci e non ha commissariato la banca?
Nel giro montiano e democratico c’è chi si nasconde dietro un dito e dice di quei 3,9 miliardi: si tratta di un prestito, e ben remunerato (il 9 per cento e oltre), e tre anni fa fu Giulio Tremonti a mettere a disposizione delle banche i suoi bond. Ma questi ultimi servirono appunto all’intero sistema del credito, con un vincolo: che le banche, una volta ricapitalizzate, facessero circolare il credito a famiglie e imprese. Stavolta erogano miliardi extra senza condizione. Come aveva appena spiegato Angelino Alfano, “Monti le banche le ha carezzate senza chiedere nulla in cambio”. Ora, prima che i cittadini italiani rivedano quei soldi passeranno anni. Nel frattempo i miliardi finiti nelle cassaforti “democratiche” di Siena li abbiamo tirati fuori tutti noi: con l’Imu sulla prima casa, appunto. Comunque la si giri la verità – ed i numeri – sono questi.
(7) – Nessuna sorpresa, è il governo dei banchieri
“Le banche hanno badato troppo alla finanza e poco all’economia reale, alle famiglie e alle imprese. Monti ha coccolato le banche e dato schiaffi al ceto medio”. Lo dichiara ai telegiornali il segretario del Pdl, Angelino Alfano. “Noi – aggiunge – abbiamo due richieste precise per le banche: la prima è restituire all’economia reale, alle famiglie e alle imprese i soldi avuti a basso tasso d’interesse dalla Banca Centrale Europea. Il nostro secondo quesito alle banche è: perché non riaprite i rubinetti del credito?”.
Sandro Bondi – “In tutta la vicenda che sta emergendo riguardo al Monte dei Paschi di Siena, si conferma che gli azionisti e i clienti, cioè i cittadini, sono sempre e semplicemente carne da macello. Mentre le conseguenze delle scelte avventate compiute dai vertici della Banca vengono coperte dagli aiuti del governo Monti i rubinetti dei prestiti alle imprese e alle famiglie vengono chiusi determinando un’ulteriore spinta alla recessione. Questa è la filosofia del governo Monti: difendere i ceti oligarchici contro il popolo. Proprio la funzione che nell’antica Roma era affidata alla figura del dictator: ‘Adversus plebem dictator’”.
Daniele Capezzone – “La sinistra ha responsabilità politica fino al collo. Se fossero amministratori privati sarebbero cacciati dagli azionisti la politica avrebbe almeno il dovere di rispondere ai cittadini sul peso della politica su una delle prime banche italiane. Il governo Monti ha destinato un aiuto di 3,9 miliardi equivalente al peso dell’Imu sulla prima si chiedano gli italiani se era meglio darli a Mps o mettere l’Imu sulla prima casa”.
Fabrizio Cicchitto – “In tutta la vicenda riguardante il Monte dei Paschi, che ha avuto un prestito di circa 4 miliardi di lire, è indispensabile fare pienamente luce anche perché il Governo si è svenato con una cifra vicina a quella che viene ricavata dall’Imu”.
Luca D’Alessandro – “Oggi finalmente conosciamo i termini dell’accordo post-elettorale fra Monti e Bersani. Il primo ha dissanguato gli italiani con l’Imu per finanziare con quasi quattro miliardi di euro la banca del Pd oggi travolta dagli scandali. Chi ha dovuto sacrificare la tredicesima, e sono tantissimi, o ha fatto debiti per pagare la tassa sulla casa, quando andrà alle urne per votare rifletta bene sulle responsabilità del Partito democratico e del suo complice, il Presidente del Consiglio, che racconta la favola di aver salvato l’Italia”.
Maurizio Gasparri – “Se la magistratura metterà lo stesso zelo che ha messo in altre vicende su quella del Montepaschi, ci troveremo davanti ad una vicenda di enorme portata. A cominciare dall’acquisto di banche a prezzi assurdi da parte del Monte. La cosa più grave è che tutto ciò accada mentre il governo Monti accorda 3,9 miliardi al Mps, più dell’Imu pagata sulla prima casa dagli italiani”.
Maria Stella Gelmini – “La vicenda del Mps è inquietante: da un lato il governo tecnico fa pagare l’Imu sulla prima casa agli italiani e dall’altro ci sono i 4 miliardi di euro per Mps, da sempre la banca di riferimento della sinistra post-comunista, gestita da amministratori, ai quali va imputata la situazione di oggettiva catastrofe in cui versa la banca stessa”.
Antonio Leone – “La vicenda del Monte Paschi Siena è la conferma che le banche in odore di sinistra possono concedersi in Italia tutte le ‘distrazioni’ possibili, naturalmente a spese dei risparmiatori. Le disinvolte acquisizioni di MPS, far passare operazioni finanziarie con utili per coprire debiti di importo doppio o triplo, sono la dimostrazione di un management incapace, ma anche della latitanza degli organismi di controllo, evidentemente indotti a non vedere per ragioni di compiacenza politica”.
Altero Matteoli – “Monti ed il Partito democratico hanno l’obbligo di fare chiarezza sulla vicenda del Monte dei Paschi. Spieghino quali ruoli hanno esercitato e Bersani non se ne lavi le mani”.
Riccardo Mazzoni – “Il Monte Paschi di Siena ha sempre fatto parte del sistema economico-finanziario vicinissimo prima al Pci e poi al Pd. Basti ricordare, ai tempi del governo D’Alema, la disastrosa operazione che portò il Monte a rimborsare i sottoscrittori di prodotti finanziari dell’ex Banca 121 di cui l’Istituto senese fu costretto a farsi carico. Ma lo scandalo di oggi è un altro: perché mai il governo Monti ha praticamente trasferito il sostanzioso incasso dell’Imu sulla prima casa, circa 4 milioni di euro, proprio al Monte, che attualmente ha un buco di 760 milioni di euro? Con quale logica è stato deciso di trasferire i soldi presi alle famiglie per trasferirli nel pozzo senza fondo della finanza rossa? E’ forse un tributo politico che Monti ha pagato al Pd con i soldi degli italiani?”.
Jole Santelli – “Monti oggi dovrebbe pensare dopo il nuovo scandalo Mps e spiegare perché ha costretto gli italiani a pagare l’Imu sulla prima casa regalando i soldi presi agli italiani a Mps. Prima di continuare a darci lezioni, ci spieghi perché i cittadini italiani hanno dovuto pagare i debiti della Banca del Pd”.
(8) – E alle imprese credito al lumicino
Mario Monti è troppo impegnato da un lato ad auto-incensarsi per quel che ha fatto (ma il calo dello spread, unica nota positiva in un anno di governo, è una stella al merito di Draghi, non certo sua) e dall’altro a far campagna elettorale, promettendo per il futuro tagli alle sue stesse tasse e tutto quello che ha dimenticato di fare per la ripresa del paese. Così, se per un attimo si ricordasse di essere ancora a Palazzo Chigi, sia pure senza alcun mandato popolare, potrebbe muovere i fili a lui ben noti del rapporto con le banche per convincerle a riaprire i rubinetti del credito alle famiglie e alle imprese. Ma non c’è verso. Il credito ha toccato i minimi e bene ha fatto Angelino Alfano a ricordarlo ieri, con parole chiare e mai tanto attuali alla luce della vicenda del Monte Dei Paschi: “Le banche hanno badato troppo alla finanza e poco all’economia reale. Monti le ha coccolate e dato schiaffi al ceto medio”. E’ dunque ora che restituiscano alle famiglie e alle imprese i soldi avuti a basso tasso di interesse dalla Banca centrale europea.
Il cosiddetto “credit crunch” ha infatti toccato a novembre, ultimo dato disponibile, il punto più basso: i prestiti al settore privato si sono ridotti mediamente di un ulteriore 1,5% su base annua, quelli alle imprese addirittura del 3,4%, la flessione più accentuata in assoluto e settimo calo consecutivo. Il calo dello spread e delle tensioni sui mercati, con il conseguente buon andamento dei collocamenti dei titoli di Stato, non danno più alibi agli istituti di credito. Imprese e famiglie attendono di vedere premiata la loro imponente donazione di sangue di 340 miliardi all’Erario nel 2012. Si dimostri, in questo primo scorcio del 2013, che è servita a qualcosa di diverso che a soddisfare la voracità della spesa pubblica e ad accrescere la montagna del debito. Nel suo ultimo report Bankitalia spiega che un’uscita dalla crisi non può arrivare da una ripresa dei consumi, destinati a scendere di altri due punti, ma soltanto da un recupero degli investimenti. Nello stesso tempo però segnala l’assenza di progressi dell’offerta del credito. E’ qui dunque lo snodo: ci vuole un allentamento della stretta creditizia, senza il quale di che investimenti parliamo? Angelo De Mattia, ex alto funzionario di Bankitalia, parla chiaro al governo al quale chiede azioni incisive per dare fiato al credito, perché sotto questo profilo “non si può stare fermi fino alla ripresa dell’attività delle Camere. Si abbandonino le Agende, a volte similgrida manzoniane, e si pensi al fare”.
Monti dunque pensi meno alle comparsate tv e un po’ di più al disastro imminente, che sta nei numeri: un’impresa al minuto che spegne la luce, il crollo del mercato del mattone con il numero dei mutui dimezzato in un anno, la moltiplicazione dei poveri e dei disoccupati. Che aspetta a prendere per l’orecchio le banche che tanto ha coccolato e che alle imprese – dato Consob di ieri – chiedono “tassi superiori a quelli del resto dell’area euro”?
(9) – Corsera/Lo scontro tra il premier e Bersani
Dal Corriere della Sera, a firma Massimo Franco
Il contrasto fra Pier Luigi Bersani e Mario Monti si sta allargando oltre le previsioni. Scopre i lati più puntuti del segretario del Pd e del presidente del Consiglio. E li contrappone sulla disoccupazione, la recessione, i cosiddetti «esodati». E probabilmente la gamma degli attriti si allargherà. Ma il vero punto di rottura fra il presidente del Consiglio e il suo principale contendente a Palazzo Chigi è molto più localizzato. Si concentra sulla Lombardia, la regione che il centrosinistra vuole conquistare come conferma e quasi sublimazione della sua probabile vittoria nazionale; e che invece teme vada all’«asse del Nord» a guida leghista perché Monti ha candidato Gabriele Albertini. E non tanto a livello di governatore: l’inquietudine nasce dalla prospettiva che la distribuzione dei seggi faccia saltare al Senato la maggioranza Pd-Sel, e renda difficile perfino una coalizione con i centristi. La prospettiva rende Bersani nervoso e abrasivo nei confronti del premier, benché i montiani sostengano che Albertini toglierà voti a Pdl e Carroccio. Perfino il Wall Street Journal, bibbia della comunità d’affari statunitense, si è accorto che Berlusconi punta molte delle sue carte sulla regione per ottenere non la vittoria ma un Parlamento ingovernabile.
Il problema è che l’incognita lombarda sta spargendo veleni sull’ipotetico patto postelettorale fra Bersani e Monti. Il centrodestra continua a martellare su una loro intesa. E inserisce anche la grave crisi al Monte dei Paschi di Siena, con le dimissioni dell’ex presidente, Giuseppe Mussari, dal vertice dell’Abi, come indizio di un «patto scellerato» fra Pd e premier per favorire le banche. Ma all’ombra di polemiche che la campagna elettorale estremizza, le distanze fra i potenziali alleati aumentano. Bersani avverte Monti: «Non accetto di vedermi fare le pulci da chi non pronuncia nemmeno la parola “esodati”, il fenomeno che ha creato». Non solo: accomuna «il miliardario» Berlusconi e i «tecnici e gli illuminati» alla Monti, definendoli incapaci di «avere orecchio alla grande questione sociale»; e accreditando «l’unico partito popolare che è il Pd». Fa notare al premier che nell’anno e più che hanno governato insieme anche a Pdl e Udc, palazzo Chigi non sembrava così critico nei confronti del Pd. Così, gli dà atto che lo spread (la differenza fra gli interessi sui titoli di Stato italiani e tedeschi) si è abbassato. Ma attacca Monti sulla disoccupazione record e la crisi. E fa proprie le parole del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, che ieri ha lamentato l’«emergenza economica e sociale». Ritenere che divergenze così profonde, e a un mese dalle elezioni, possano essere riassorbite dopo il voto del 24 e 25 febbraio è possibile,ma non probabile.
Quando il capo del governo arriva a sostenere davanti alla platea del summit svizzero di Davos di condividere le perplessità di un populista come Beppe Grillo su un’Italia governata dalle coalizioni di Berlusconi o di Bersani, inserisce un altro cuneo; e in un consesso internazionale già diffidente nei confronti della sinistra italiana. Naturalmente, Monti non tralascia di attaccare Berlusconi. Sostiene di avere presentato una lista elettorale per difendere «le vittime di governi e di politici che si sono impegnati in promesse irrealizzabili, e «hanno aggravato la crisi », alimentando «il nazionalismo e il populismo». E Angelino Alfano, segretario del Pdl, lo rimbecca subito sostenendo che il premier ha perduto la fiducia perfino della stampa internazionale. Cita in proposito un recente articolo del Financial Times, poi bilanciato da un commento favorevole a Monti del quotidiano londinese. Ma è soprattutto lo scontro con Bersani a colpire. Per essere un gioco delle parti fra premier e Pd, sta diventando un po’ troppo ruvido. Cresce il sospetto di una legislatura più breve dell’attuale. Anzi, l’impressione è che certi toni nascano dalla convinzione trasversale di una precarietà destinata a proiettarsi oltre le elezioni.
(10) – “Troppo Monti in tv e troppo Pd in Rai”
Dai giornali di oggi, giovedì 24 gennaio
Corriere della Sera (Paola Di Caro) – … Ci si muove in tre direzioni. Da una parte c’è Silvio Berlusconi che, da Arcore, mette a punto il suo «contratto con gli italiani» che dovrebbe riportare il dibattito, come dice Paolo Bonaiuti «sulle cose concrete, con le quali vogliamo prendere impegni precisi». Non solo Imu, detassazione per nuovi assunti, fisco leggero, ma anche – giura qualcuno – una «proposta choc» sull’economia potrebbe arrivare come sorpresa finale della campagna elettorale per giocare il tutto per tutto in una sfida che resta difficilissima. In secondo luogo, soprattutto il segretario Alfano si preoccupa di chiarire e depotenziare il caso Cosentino e quello degli altri malumori diffusi nel Pdl per esclusioni eccellenti e candidature estranee al territorio: «Cosentino? E stata una scelta dolorosa, ma restiamo garantisti. Se perderemo senza di lui? Non sappiamo se è vero il contrario, e cioè se con lui si vince… Berlusconi? E una cosa totalmente diversa, lui è un perseguitato perché fino a 58 anni, quando è sceso in politica, non gli avevano detto e fatto niente. Dopodiché hanno cominciato. Ma dietro il mantello della persecuzione giudiziaria di Berlusconi non si possono nascondere tutti»…
Il Fatto Quotidiano (Paolo Flores d’Arcais) – Dice l’on. Bersani che il suo partito si occupa di politica, non di banche, e la sua dichiarazione avrà certamente convinto chi crede alla befana, visto che il Monte dei Paschi di Siena è controllato dalle istituzioni locali di Siena, in mano al Pci, poi Pds poi Pd da oltre sessant’anni …
La Stampa (Marcello Sorgi) – Da Davos, il presidente del consiglio ha reagito contestando l’analisi del FMI e sostenendo che un principio di ripresa economica dovrebbe già manifestarsi nella seconda parte dell’anno: ma per difendere le scelte del suo governo ha attaccato quelli che l’avevano preceduto e chi oggi insiste a far promesse elettorali, invece di spiegare agli elettori le difficoltà reali di trovare una via d’uscita dalla crisi e la necessità di mantenere una maggiore cautela. Critiche a tutto campo, rivolte a destra come a sinistra: alle quali hanno subito reagito sia Alfano che Bersani. E mentre il segretario del Pdl rivendicava al Tg3 la decisione del suo partito di togliere l’appoggio a Monti, quando è apparso evidente che gli effetti dei suoi provvedimenti economici avevano, a giudizio del centro-destra, aggravato la situazione invece di risolverla, anche il leader del Pd è andato all’attacco con argomenti pesanti. Ha accusato il premier di aver approfittato dell’appoggio del suo partito al governo, salvo poi riversagli addosso in fiume di critiche in campagna elettorale, rifiutandosi di affrontare una “questione sociale” divenuta ormai allarmante e cercando di nascondere di aver creato il problema degli esodati…
Libero (Maurizio Belpietro) – Otto anni fa volevano una banca, ma l’unica che hanno avuto l’hanno quasi fatta fallire. È questa la storia del Monte dei Paschi di Siena, il grande istituto di credito rosso, uno dei più importanti d’Italia, simbolo della finanza democratica e cassaforte della città dove il partito di Pier Luigi Bersani alle ultime elezioni ha sfiorato il 40 per cento…
La Stampa (La Jena) – Aiuti. dopo i risultati elettorali bisognerà aiutare il guru di Monti a uscire dalla depressione.
La Nazione (Bruno Villois) – Difficile non rimanere perplessi di fronte all’approccio delle forze politiche all’economia reale. Ogni settimana è un bollettino di guerra sul default delle Pini e sulla disoccupazione. Dati e previsioni fanno tremare le vene dei polsi, eppure nessuno si butta a capofitto e prova a presentare un piano credibile basato su numeri e scadenze. Per la verità Berlusconi, pur con qualche fantasia in eccesso, un calepino di proposte lo mette sul tavolo, gli altri – a cominciare da Monti per continuare con Bersani – restano sulle dichiarazioni d’intenti. Peggio va quando in tv non vanno i leader massimi,ma altri candidati. Le parole si sprecano ma di contenuti neanche a parlarne…
Libero (Enrico Paoli) – Troppo Monti in tv, troppo Pd sulle reti Rai, ha tuonato nei giorni scorsi l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, presieduta da Angelo Cardani. Un monito che ha costretto il Professore a ridurre di qualche minuto la presenza in televisione, visto che la commissione di Vigilanza sulla Rai lo ha imbrigliato: le regole della par condicio valgono anche per il presidente del Consiglio uscente. Poco male. Mario Monti ha pensato bene di alzare la voce, passando dalla carezza allo schiaffo ogni volta che va in tv…
Il Giornale (Adalberto Signore)- A Roma arriverà oggi, dopo due giorni chiuso in quel di Arcore a tirare il fiato. D’altra parte, la maratona delle interminabili riunioni per stilare le liste elettorali è stata non solo faticosa ma per molti versi anche dolorosa e sofferta… L’attenzione di Silvio Berlusconi, però, è tutta sui sondaggi che sta elaborando Alessandra Ghisleri. L’ex premier, infatti, è ansioso di sapere quanto la cosiddetta pulizia delle liste sarà «premiata» dall’elettorato di centrodestra e se davvero il Pdl recupererà qualche punto. Le indicazioni di questi giorni, infatti, sembra siano particolarmente ottimiste al punto che il Cavaliere continua a dire a chi ha occasione di sentirlo al telefono che «la partita è aperta» e «si può recuperare tutto lo svantaggio»…
L’Unità (Raul Wittenberg) – La tempesta delle vittime di ristrutturazioni aziendali degli anni scorsi, i cosiddetti esodati, non cessa di tuonare sulla testa del ministro del lavoro Elsa Fornero. Ancora una volta la platea si allarga con altri 150 mila esodati oltre ai 140.000 messi al sicuro dal governo. È stato Il Messaggero che ieri ha dato la notizia citando fonti dell’Inps. Interrogata in proposito, la ministra che non vede l’ora di tornare in cattedra, ha risposto di non saperne nulla: «E una fonte Inps, dovete chiedere all’Inps – ha detto Fornero – visto che ci sono conti dei quali il ministro ancora una volta non viene informato». E l’Inps risponde alla stessa Fornero che aveva chiesto chiarimenti, con la penna del direttore generale Mauro Nori: «Le confermo quanto chiarito nella telefonata di questa mattina (ieri mattina, ndr): l’istituto non ha effettuato ulteriori elaborazioni statistiche sulla vicenda, che non siano quelle già note ai competenti uffici del ministero del Lavoro e dell’Economia». Dichiarazione che non dirada le nebbie: ci sono o non ci sono questi nuovi 150mila? Dovrebbero esserci…