(1) – Berlusconi: è una cosa buona e giusta quella di non far pagare l’Imu a giugno
Silvio Berlusconi conferma, in un’intervista al TG4, che le tasse sulla casa rappresentano una “negatività” che danneggia l’economia. Di qui la richiesta di sospendere il pagamento dell’Imu a giugno e di procedere a una restituzione di quella pagata lo scorso anno per la prima casa. “È cosa buona e giusta quella di non far pagare l’Imu a giugno, è cosa ingiusta quella di aver introdotto un’imposta sulla casa come l’Imu. È un’imposta che tocca il bene più sacro, il pilastro su cui ogni famiglia ha il diritto di costruire la sicurezza propria e dei figli. Andare a toccare la casa induce paura, timore nella psicologia delle famiglie; ciò comporta una negatività diffusa, per cui le famiglie cominciano ad avere incertezze, a consumare meno e a non investire più”.
Il leader del centrodestra ricorda la proposta fatta in campagna elettorale di abrogare l’Imu per il futuro e poi sottolinea: “mi è venuta anche l’idea di rimborsare quanto pagato dalle famiglie italiane sulle prime case nel 2012. Facciamo da parte dello Stato un atto riparatore, un atto di riappacificazione tra lo Stato e i cittadini. Uno Stato che deve tornare a garantire e difendere i cittadini, a proteggerli e non uno Stato nemico. Allora ho detto: lanciamo questo segno di uno Stato che riconosce di avere sbagliato e che rende quanto richiesto ai cittadini con una tassa ingiusta e dannosa per tutta l’economia”.
E aggiunge: “abbiamo previsto tutta una serie di tagli sulla spesa della macchina dello Stato, macchina che pesa per 800 miliardi all’anno. Pensiamo che ogni anno si possano mettere in campo risparmi per almeno il 2%. Cioè 16 miliardi per il primo anno da dividere in 8 miliardi per abbassare l’Irap delle imprese e 8 miliardi per abbassare le tasse delle famiglie”. Secondo Berlusconi l’anno successivo questi tagli diventano “32 e poi, via via, dopo 5 anni di legislatura 80 miliardi. Una riduzione del 10% del carico delle imposte sui cittadini e credo che questo sia ciò che uno Stato serio deve fare, dopo che per il passato ha caricato di troppe tasse i cittadini rispetto alla loro possibilità di resistenza e a quella delle imprese e rispetto alla media dei paesi europei”.
Collaborazione tra centrodestra e sinistra per chiudere la fase della “guerra civile fredda”. Questo dovrebbe essere il risultato del governo guidato da Enrico Letta. “È molto difficile per la sinistra italiana venire fuori dallo stato precedente di assoluta distanza da noi. Addirittura, diciamolo chiaro, di odio nei nostri confronti. Ho la speranza che andando al governo insieme, che collaborando insieme possano cadere questi sentimenti”. “La sinistra – conclude – deve poter sottoporre a una vera e profonda autocritica il suo passato. In questo senso parlo di una collaborazione tra noi e la sinistra, che possa portare finalmente a chiudere quella specie di guerra civile fredda da cui siamo stati afflitti in tutti questi anni e iniziare a poco a poco un percorso di riappacificazione, di reciproca stima e comprensione da parte della sinistra nei nostri confronti e da parte nostra nei confronti della sinistra”.
Bondi: non dobbiamo sentirci come separati in casa
”Se vogliamo che questo governo abbia successo – e io lo spero vivamente – diversamente da quello presieduto da Monti, non dobbiamo sentirci come dei separati in casa, bensi’ come partecipi di un progetto comune per l’Italia: superare la crisi economica e sociale e pacificare finalmente l’Italia politica”. Lo afferma in una nota Sandro Bondi, coordinatore del Pdl.
(2) – È un tassello per far ripartire l’economia
Berlusconi lo ha ripetuto con grande chiarezza: non è per puntiglio che il Pdl vuol abolire l’Imu sulla prima casa, ma solo perché è questo il primo essenziale tassello per far ripartire l’economia italiana. Quando annunciò, in campagna elettorale, l’impegno di abolire questa odiosa forma di tassazione, come risarcimento per una imposizione sbagliata e ingiusta dello Stato, si scatenò il pandemonio. Poi sia il Pd che Monti finirono per allinearsi, sia pure in modo parziale. Ora è il momento di passare all’azione. La nostra strategia per lo sviluppo è molto chiara: stimolo alla crescita, attacco al debito pubblico, tagli alla spesa per 16 miliardi all’anno e conseguente riduzione della pressione fiscale di un punto all’anno, interventi mirati al settore immobiliare per trainare la ripresa economica. Va in questo senso la proposta di abrogare l’Imu sulla prima casa e di restituire gli importi versati dai contribuenti italiani nel 2012.
La copertura finanziaria di questa operazione, che costa intorno ai 4 miliardi (ossia la duecentesima parte di quello che lo Stato spende complessivamente ogni anno) è stata individuata nell’accordo con la Svizzera per la tassazione delle attività finanziarie detenute in quel Paese, con un gettito previsto di 25-30 miliardi una tantum più 5 miliardi all’anno di flusso a regime. Una strada già percorsa da altri Stati europei senza alcun motivo di scandalo. Invece, riproponendo il solito copione conflittuale, alcuni hanno voluto contrapporre il ridisegno della tassazione sulla casa alle politiche per il lavoro. L’Ocse, ad esempio, ha scritto che prima di tutto bisogno ridurre le tasse sul lavoro. Come se la rivitalizzazione del mercato immobiliare e la ripresa delle costruzioni non avessero effetto sull’occupazione. Bisogna capire che l’immissione di forte liquidità nelle famiglie e nelle imprese – con il pagamento dei debiti commerciali delle pubbliche amministrazioni – può alimentare la domanda di beni e di investimenti creando occupazione. L’Italia ha ormai una pressione anomala sui fabbricati di ogni tipo. Con la manovra del governo Monti le imposte patrimoniali sulla casa, che erano di 9 miliardi, sono aumentate a 20 miliardi. Ciò è stato fatto con la sostituzione dell’Imu all’Ici che ne dava 9, infatti 4 sono stati presi sulla prima casa e altri 7 sul resto, che si è così visto aumentare la tassazione patrimoniale del 73%. In totale un aumento del 105%: un’operazione inaudita, che andrebbe ridotta al 45%, cioè diminuita di 6 miliardi. Quattro dall’abrogazione dell’Imu sulla prima casa e due dall’attenuazione degli altri aumenti.
Si tratta di un passaggio indispensabile: attualmente, infatti, il mercato edilizio è fermo e le imprese di costruzione non riescono a vendere gli alloggi, dati i nuovi oneri che hanno spaventato le famiglie. Con la proposta del Pdl, il mercato potrebbe riprendere e, smaltendo l’invenduto, riprenderebbe anche l’edilizia. Le famiglie vedrebbero rialzarsi il valore delle loro proprietà, si accrescerebbe quindi la ricchezza e la capacità di consumo. Un circolo virtuoso, insomma, di cui l’economia italiana ha urgente bisogno.
Palmieri: no a leggi speciali per i reati su internet
Non servono leggi speciali, ci sono gia’ le leggi ordinarie che disciplinano i reati”. Cosi’ Antonio Palmieri, responsabile internet del PDL, intervenuto a Votantonio su Radio 24 in merito alle dichiarazioni del presidente della Camera Boldrini.
“Non e’ che una minaccia o un insulto fatti con un mezzo piuttosto che con un altro non valgano, valgono tutti come reati allo stesso modo: si tratta di perseguire i reati quando solo tali, saper distinguere il fatto che tanti prendono internet come una licenza per esprimersi come ci si esprime allo stadio, sapere che abbiamo, tra Polizia postale e Guardia di Finanza due corpi tra i migliori al mondo nel reprimere i crimini on line e quindi affidarci a loro e semmai dare a loro piu’ strumenti per agire”. ”Mi sarebbe piaciuto sentire questa levata di scudi quando il ministro Alfano e il presidente Berlusconi sono stati inondati di insulti e minacce online, ma allora mi si diceva che faceva parte della liberta’ di espressione, cosi’ come e’ in effetti purche’ non si superino i limiti”.
(3) – È il sigillo sul nostro programma
Prendiamo l’Imu: il Pdl ne ha chiesto la cancellazione (e la restituzione per il 2012), Enrico Letta parla di “superamento”: qual è la differenza? Nella sostanza non c’è. La tassa sulla prima casa sparirà. Immediatamente per la rata di giugno, mentre per il resto Letta dice che si tratta di un provvedimento “che era nei programmi di tutti e tre i partiti che sostengono il governo“. Benissimo, ne prendiamo atto. Prendiamo il lavoro ai giovani: il Pdl aveva chiesto di togliere tasse e contributi e chi assume a tempo indeterminato una ragazza o un ragazzo fino a 35 anni. Il capo del governo annuncia un “grande piano per l’abbassamento delle tasse sui nuovi assunti“. Ottimo anche questo.
Terzo punto l’Iva: la nostra richiesta era di cancellarne l’aumento, Letta è d’accordo, il Pd e Lista civica pure. Su tutti e tre i punti i tecnici del governo stanno lavorando per reperire le coperture, che dovranno essere strutturali: quindi niente misure tampone o slittamenti, ma appunto riforme a pieno titolo. Ma soprattutto, Imu, lavoro per i giovani e Iva, sono diventate le priorità assolute dell’esecutivo, le cose da fare subito per invertire la tendenza dell’economia. Enrico Letta definisce “inaccettabile e insostenibile” il peso del carico fiscale in Italia. Parla di casa non più come vacca da mungere ma di bene da tutelare riconoscendo che “il Paese ha visto negli ultimi anni il crollo dell’edilizia“. Riconosce che la cancellazione dell’Imu e dell’aumento Iva, oltre a far risparmiare soldi agli italiani, hanno un valore “per ridare fiducia alle famiglie“.
Questo significa non solo che il governo sta attuando il nostro programma (così come farà con le proposte di altri partner, ci mancherebbe), ma soprattutto che quelli che prima del voto venivano definiti come slogan elettorali erano invece priorità del Paese. Che un uomo del centrosinistra con idee riformiste le faccia proprie ci fa intravvedere finalmente una svolta nei rapporti tra avversari politici. Le idee e la battaglie giuste sono più forti dei pregiudizi, e alla fine vincono sempre.
(4) – Brunetta: il governo, dura o sono guai
Questo governo o dura o sono guai”. E’ quanto scrive Renato Brunetta, presidente dei deputati del Pdl, in un editoriale pubblicato da Libero. ”Non perche’ abbiamo paura di perdere le elezioni: le vinceremmo a mani basse, i sondaggi parlano un linguaggio univoco. La questione – sottolinea – e’ che si rischierebbe di vincere sulle rovine, piantando la nostra bandiera su una Italia moribonda e con il popolo sfinito e in rivolta”. ”Ovvio – continua l’ex ministro – il governo non deve durare tanto per durare. Esso ha un fondamento storico ed esistenziale – come ho detto nel discorso sulla fiducia a nome del Popolo della Liberta’ -, ma la pacificazione nazionale e’ in vista del fare, ha per scopo la realizzazione di un programma condiviso. Altrimenti sarebbe un abbraccio nella sala da ballo del Titanic. Occorre manovrare la nave per sottrarla al naufragio. Per questo noi abbiamo individuato, tra gli altri, nel punto dell’abrogazione dell’Imu sulla prima casa la pre-condizione nient’affatto propagandistica dell’accordo, ma una mossa per rimettere in moto fiducia e consumi. Un passo verso una nuova direzione che abbandona il rigore cieco e ingrana la marcia in avanti, mollando il freno a mano innestato dal governo Monti”.
Convenzione/Gasparri: con Berlusconi garanzia di successo
”Non possiamo accettare veti sulla presidenza della Convenzione o su altri organismi parlamentari. Il Pdl e’ stato fin troppo generoso. Ha votato Marini del Pd per il Quirinale mentre i suoi compagni di partito lo massacravano. Ha offerto disponibilita’ ad un governo guidato da un esponente del Pd. Ora non possiamo subire dinieghi frutto delle faide in corso nel Pd”. Cosi’ Maurizio Gasparri (Pdl) vicepresidente del Senato.
”Un impegno diretto di Berlusconi alla presidenza della Convenzione – conclude – rappresenterebbe una garanzia di impegno e di successo sulla strada delle riforme. Con la politica dei no invece tutto sarebbe molto piu’ complicato”.
(5) – Schifani: no a maggioranze variabili
“La creazione di eventuali maggioranze variabili su temi sensibili può portare a gravi danni, a un documento al governo cui noi abbiamo dato la fiducia”. Così Renato Schifani, presidente dei senatori del PdL, a Sky tg24 a proposito degli annunci del ministro Cecile Kyenge. E aggiunge: “rivolgo un appello al presidente del Consiglio affinché inviti i suoi ministri a una maggiore sobrietà, prudenza e cautela come ha fatto con i sottosegretari”, cittadinanza e immigrazione clandestina “non rientrano nel programma” del governo ora alle prese con “l’emergenza economia”, quindi ora “concentriamoci su questo”. E sottolinea come il governo sia composto da forze di diversa provenienza e che questo richiede molta “cautela” e una concertazione nelle decisioni da prendere. Tanto più che l’attuale momento politico e economico “e delicato”. Quindi sortite estemporanee e non concordate dei ministri possono mettere a repentaglio la vita dell’esecutivo. Con l’auspicio, infine, che il premier Letta metta in pratica quanto prima il “processo di concertazione” per le decisioni del governo.
Lupi: governo non vive o muore su punti già discussi
”Dobbiamo smetterla di pensare che il governo viva o muoia su punti fondamentali su cui si e’ gia’ discusso e che sono stati all’origine della formazione del governo. L’Imu fa parte del programma che il governo sta gia’ lavorando da una parte per sospendere la rata di giugno e dall’altro per superarla”. E’ quanto ha detto il ministro per le Infrastrutture Maurizio Lupi a Milano, precisando che ”la posizione del centrodestra e’ molto chiara ma non si tratta di fare polemiche ma di lavorare per raggiungere gli obiettivi”.
(6) – Cicchitto: non dobbiamo cedere ai veti
”Noi abbiamo fatto gia’ troppi passi indietro, dunque diremo a Berlusconi di non farlo. Si e’ determinato un surplus e tutto da una parte sola. Con 150 mila voti in piu’, centrosinistra e sinistra occupano tutte le cariche istituzionali: presidenza della Camera, Senato, presidenza del Consiglio e presidenza della Repubblica”. Per l’esponente del Pdl Fabrizio Cicchitto, intervistato dal Messaggero e dal Mattino, e’ ”impossibile cedere ai veti sulla presidenza della Convenzione. La presidenza Berlusconi rappresenta la chiusura naturale di una politica che ha caratterizzato l’Italia degli ultimi decenni” e non affidarne la guida al Cavaliere sarebbe ”un errore che non va fatto”. Cicchitto commenta anche il caso Biancofiore. ”Non vorrei che a ogni polemica il presidente del Consiglio spostasse un sottosegretario. Bisogna stare attenti a non dare un’immagine di fragilita”’, avverte. La sottosegretaria cui e’ stata ritirata la delega alle Pari opportunita’ ”non e’ stata un capolavoro di diplomazia”, ma ”non ha espresso un parere omofobo”.
Parlando del governo, ”la parte europea e’ tutta condivisibile, specialmente in questa fase politica globale in cui sono saltati tutti gli schemi, non c’e’ rigidita’, nessuna affiliazione internazionale e preferenziali sul Partito popolare europeo ne’ sul partito socialista”, conclide Cicchitto, secondo cui ”l’Europa deve smetterla di suicidarsi” con il ”troppo rigore”.
Cicchitto: Berlusconi deve essere presidente convenzione
”Silvio Berlusconi deve essere il presidente della convenzione per le riforme istituzionali”. Lo ribadisce Fabrizio Cicchitto intervistato da Maurizio Belpietro alla Telefonata su Canale5. ”Il centrosinistra – prosegue il parlamentare del Pdl – ha gia’ occupato tutte le cariche istituzionali mentre il centrodestra non ne ha neanche una”. Quanto all’Imu ”il suo abbattimento – conclude – servirebbe senz’altro a rimettere in moto la domanda e gli investimenti”.
(7) – Pd/Spunta la corrente dei vecchi turchi
Da l’Espresso, a firma Michele Serra
Dove va il Pd? Bersani ha annunciato che il congresso per stabilire una nuova linea unitaria si terrà a Roma in settembre, Renzi assicura che si terrà a Milano in giugno, i veltroniani puntano su Reggio Emilia a novembre. Altri assicurano che il congresso non si terrà affatto e verrà sostituito da un torneo all’italiana tra le sedici correnti divise in quattro gironi. Qualcuno giura che il prossimo segretario sarà Giorgio Napolitano, in corsa anche per la Federcalcio, il Coni e l’Unione europea. Altri ancora puntano tutto sull’affido del partito a una facoltosa coppia dell’Europa del Nord Europa. Ma vediamo le ultime indiscrezioni sul futuro del Pd.
Giovani turchi. Sono in piena crisi di identità. Non sanno spiegarsi perché hanno scelto un nome così assurdo, anche se sospettano di averlo fatto sotto ipnosi. Quanto alla linea politica, sono favorevoli a un’assunzione di responsabilità che non comporti un cedimento di tipo consociativo ma valorizzi le posizioni favorevoli al mutamento dei rapporti di forza. A chi osserva che non vuoi dire niente, i giovani turchi rispondono che è vero, ma non è gentile farlo notare.
Vecchi turchi. Corrente fin qui poco iuta, è composta dai pochi dirigenti storici del Pci ancora in vita, come Macaluso e Tortorella. Il loro programma consiste nello strangolare durante il sonno i giovani turchi e più in generale tutti i leader del partito al di sotto dei sessant’anni. Pare che godano dell’appoggio indiscriminato della base e dell’elettorato.
Dalemiani. Recentemente assolti nel maxi processo di Brindisi contro le serre sataniche, i dalemiani hanno festeggiato lo scampato pericolo con un sabba notturno, sacrificando una vergine. Convinti che la politica sia una pratica riservata a una selezionata élite e consista in una serie ininterrotta di trarne di palazzo, si ritrovano al circolo Dietro le tende, sulla via Salaria, dove si allenano origliando nascosti dietro le tende con un coltello in pugno, tendendosi agguati l’uno con l’altro. L’esito spesso cruento di queste esercitazioni aiuta a mantenere molto ristretto il numero dei dalemiani.
Veltroniani. Come le bande storiche degli anni Sessanta, i rockers e i mods, i veltroniani si contrappongono ai dalemiani in tutto e per tutto. Buonissimi, cosmopoliti, dediti alla filantropia, amici di poeti e artisti (che i dalemiani odiano, spesso con piena ragione), confidenti nelle virtù del popolo quanto i dalemiani le disprezzano, sono la faccia chiara e luminosa della sinistra italiana. Quando un veltroniano sorride, pensi subito alla speranza di un mondo migliore. Quando sorride un dalemiano, pensi che lo sta mettendo nel culo a qualcuno. I veltroniani, nel Pd, ormai contano pochissimo, ma sono molto influenti nelle pagine Facebook dei fan di poeti e artisti di tutto il pianeta, membri emeriti della Kennedy Foundation (che si occupa di guarire dall’alcolismo i membri della famiglia Kennedy), osservatori permanenti in tutti i congressi dei partiti socialisti e laburisti dell’Africa australe, e recentemente sono stati nominati ambasciatore dell’Unesco per la tutela del teatro di strada nei paesi in via di sviluppo.
Renziani. Cercano di portare a sintesi, con successo, le caratteristiche più incisive dei fratelli maggiori, i dalemiani e i veltroniani. Anche se non è facile riuscire a essere malvagio come D’Alema e piacione come Veltroni, i renziani ci provano. Per il futuro del Pd, hanno in mente un colpo a sorpresa: entrare a farne parte.
Bersani. E sempre più spesso a Bettola, dove conta di riaprire al più presto la pompa di benzina di famiglia. Fischietta allegramente preparando le pelli di daino, l’espositore dell’Arbre Magique, i tergicristallo di ricambio. Si rabbuia solo quando gli ricordano che presto dovrà tornare a Roma o quando gli parlano di politica.
(8) – “La durata di Letta è obiettivo comune”
Dai giornali di lunedì 6 maggio
Corriere della Sera (Monica Guerzoni) – … Ma se molti pensano che Berlusconi stia solo aspettando il momento giusto per staccare la spina al governo, la sua durata è invece un obiettivo comune. “Io sono assolutamente filogovemativo – è il ragionamento del Cavaliere -. Ho vinto su tutta la linea… Volevo Napolitano ed è stato rieletto, chiedevo le larghe intese e abbiamo la prima grande coalizione. Perché mai dovrei spegnere le luci di Palazzo Chigi?”. L’elettorato del Pd soffre, dopo le dimissioni di Bersani i democratici sono un partito in cerca d’autore e il Pdl, che invece procede compatto, non ha che da approfittarne. «Se Letta dura e noi riusciamo a costruire un grande rassemblement dei moderati — è il piano di Berlusconi, convinto di avere in tasca la “golden share” del governo — il centrodestra governerà il Paese per i prossimi vent’anni»… Berlusconi coltiva ancora la speranza di sedere a capotavola della Convenzione per le riforme, non però a costo di minare il campo. E così, se il Pd non allenterà il veto, potrebbe tirarsi fuori. La pacificazione lettiana è anche la sua mission. «La persecuzione nei miei confronti è finita», va ripetendo Berlusconi agli amici. E se pure dovesse arrivare una condanna sui diritti tv Mediaset, la subirà con animo più sereno, soddisfatto perché «il clima è cambiato e la furiosa contrapposizione di cui sono stato vittima non esiste più».
Il Fatto Quotidiano – Riforma delle pensioni. “Basta con l’ossessione dell’antiberlusconismo, Berlusconi va mandato in pensione, non in galera” (Matteo Renzi, 3-5). Lo diceva già D’Alema, infatti B. non è andato in galera e in pensione c’è andato D’Alema. Avanti il prossimo.
La Stampa (Franco Bruni) – L’Imu può avere effetti depressivi sulla domanda aggregata, sia direttamente che attraverso il suo impatto sui valori immobiliari, che sono componenti importanti della ricchezza, da cui dipendono i consumi, e sono determinanti cruciali degli investimenti e della produzione nel settore edilizio, con il suo vastissimo indotto… L’effetto depressivo dell’Imu è dipeso anche dall’incertezza delle modalità e dei tempi del suo pagamento nonché dalla confusione circa la destinazione del suo gettito fra Stato ed enti locali, confusione legata al più generale disordine… Inoltre si tratta di un’imposta che colpisce un settore, quello edilizio-immobiliare, mal governato, spesso gonfiato dalla speculazione e distorto dalla corruzione: perciò un settore fragile anche quando prospera, facile a deprimersi per un subitaneo mutamento del trattamento fiscale. L’idea di sospendere la rata di giugno è dunque buona…
Repubblica (C.L.) – Restituzione dell’Imu o crisi. L’assedio di Silvio Berlusconi al lottino dell’imposta sulla casa (e del governo) è ormai quotidiana. Intervistato dal tg4, il leader del Pdl ritorna sul refrain della campagna elettorale. Lo definisce «un atto riparatore da parte dello Stato, una riappacificazione con i cittadini, il segno che lo Stato riconosce aver sbagliato e rende una tassa ingiusta e dannosa». E la fiducia al governo Letta è ora legata all’abrogazione. «così, ma non per puntiglio: è cosa buona e giusta non pagare l’Imu a giugno. Produce negatività nelle famiglie che hanno incertezza sul loro futuro e consumano meno». Il suo ennesimo affondo sull’ imposta dà la stura a un’apertura dei cinque stelle, ora disponibili a votare il decreto sulla sospensione a … giugno…
Il Tempo (Malgieri) – … I post-democristiani e i post-comunisti, insomma, sono rimasti quelli che erano. Hanno semplicemente unito le loro debolezze riproducendo all’interno dello stesso contenitore i “blocchi sociali” di cui sono rimasti espressioni con tutte le conseguenze, a cominciare dalle guerricciole di potere fino all’esplosione di autentici conflitti che si combattono sul terreno delle istituzioni devastandole, come è accaduto in occasione dell’elezione del presidente della Repubblica. Per questo motivo il Pd incarna il peggio della politica tardo-novecentesca ed è incapace di guardare alle trasformazioni che si manifestano all’interno della “società liquida” nella quale le cristallizzazioni non sono ammesse a meno di non votarsi all’impotenza. È questa una visione che il Pd non è mai riuscito a metabolizzare poiché nel suo fragile grembo si sono insediate nomenklature refrattarie a riconoscere nelle contraddittorie e complesse dinamiche del nostro tempo le richieste di una società che non può essere inter-pretata con gli strumenti del secolo scorso quando, effettivamente, i “blocchi sociali” esprimevano istanze asimmetriche e contrastanti ed i partiti politici erano chiamati a rappresentarli per come esigevano, pena la condanna all’insuccesso elettorale…
Il Giornale (Adalberto Signore) – Per quanto il Cavaliere sia diventato abile nel lasciare spazio alle colombe o ai falchi a seconda di cosa richieda la situazione, a via dell’Umiltà c’è chi ormai pensa di dedicarsi ai trattati di ornitologia. Già, perché a parole Berlusconi tiene sì alta la tensione ma nei fatti continua a ragionare sul governo Letta con una prospettiva di uno-due anni. Con buona pace dell’ala più barricadera del partito che fino a qualche giorno fa continuava a cullare l’idea che il leader del Pdl potesse ancora far saltare il banco. Un’ipotesi sempre più di scuola se perfino uno come Renato Brunetta ieri auspicava dalle colonne di Libero un esecutivo duraturo «altrimenti saranno dolori». Insomma, per dirla con un tweet di Gianfranco Rotondi, «per far ballare il governo ci vuole un fisico bestiale, Bettino (Craxi, ndr) lo aveva, noi no». E quindi «fate i Rumor che vi viene più naturale». E in effetti l’unico che a questo punto può far scricchiolare l’esecutivo guidato da Enrico Letta e sostenuto con convinzione da Angelino Alfano è proprio il Cavaliere. Che però, almeno per il momento, non pare interessato alla pratica…
Dai giornali di domenica 5 maggio
La Stampa (Luca Ricolfi) – E’ passata una settimana dal giuramento del governo Letta e alcune cose stanno diventando chiare a tutti. La più importante è che, contrariamente a quanto si poteva sperare, Pd, PdL, e Scelta civica non hanno sottoscritto alcun accordo, patto o programma sulle cose da fare. In sostanza: hanno deciso di salire tutti sulla medesima barca, ognuno con la sua ciurma di viceministri e sottosegretari, ma per ora navigano a vista … In questa situazione è inevitabile che le questioni più spinose, prima fra tutte quella dell’Imu e delle tasse, occupino il dibattito pubblico … Mi sembra che i difensori dell’Imu abbiano sottovalutato l’ampiezza di tre effetti che il passaggio dall’Ici all’Imu ha comportato: la perdita di posti di lavoro in edilizia, la riduzione della ricchezza patrimoniale degli italiani, il calo della domanda di consumi conseguente a tale riduzione (il livello dei consumi non dipende solo dal reddito, ma anche dal patrimonio)…
Corriere della Sera (Monica Guerzoni) – … Ma se Letta ha potuto usare il pugno di ferro con l’amazzone berlusconiana, anche per smentire che l’ex premier tenga in mano il governo, è perché l’intesa con il Pdl regge. L’asse con Angelino Alfano è più saldo che mai. La mossa delle deleghe è stata concordata con il vicepremier, che ha mediato con la Biancofiore da una parte e con Berlusconi dall’altra «Tocca a noi essere i più responsabili – spiega un ministro del Pdl -. I nostri elettori approvano il governo, mentre il Pd soffre e noi non abbiamo interesse a causare difficoltà al premier. È chiaro però che Letta non può fare il decisionista da solo…». Con la base democratica che non riesce a ingoiare il rospo delle larghe intese, la sintonia tra Letta e Alfano è un perno importante per la tenuta del governo. Sintonia antica e collaudata, visto che il segretario del Pdl è, con Letta, uno dei fondatori del think tank bipartisan Vedrò …
Libero (Giampaolo Pansa) – …La sinistra sta alla canna del gas e si aggrappa all’unica ideologia che gli è rimasta: l’illusione di essere migliore e diversa dell’avversario, identificato ancora una volta in Berlusconi. E lo stesso errore imperdonabile fa un giornale muscoloso come Repubblica che si è dato una nuova missione: guidare non più un partito in disarmo, ma una metà della nazione. E sempre contro l’odiato Caimano…
Il Fatto Quotidiano (Antonio Padellaro) – … Ma forse c’è un disegno più complesso e ambizioso che, con la regia di re Giorgio (da sempre esegeta della mediazione e del compromesso), persegue la ristrutturazione del quadro politico nazionale: la formazione di un nuovo centro attraverso la saldatura dei moderati del Pdl con i moderati Pd. Una sorta di nuova Dc del Terzo millennio con il taglio dell’ala destra (già in parte avvenuto con la nascita di Fratelli d’Italia) e dell’ala sinistra (quella in gestazione che guarda a Barca, Rodotà, Vendola, Landini, Ingroia). Con il M5S di Grillo a fare da terzo incomodo. Fantapolitica? Non proprio, visto che sull’ossessione del grande centro (benedetto, inutile dirlo, dalla Cei del cardinal Bagnasco e dalla Confindustria) si sono bruciate le vanità prima di Casini e poi di Monti…
Corriere della Sera (Angelo Panebianco) – … Il problema del Pd è che, guidato da persone che sono state iniziate alla politica nell’ultima fase della Prima Repubblica, ha continuato a pensare, anche nel ventennio successivo, al rapporto con gli elettori nel modo statico di allora (l’elettorato come blocco anziché come insieme di flussi) mentre, nel frattempo, il mondo circostante diventava sempre più fluido e dinamico. Si pensi, da ultimo, alle primarie Bersani/Renzi. È stato anche uno scontro fra la concezione statica e quella dinamica del rapporto con l’elettorato. Matteo Renzi diceva una cosa che sarebbe apparsa ovvia, scontata, perfino banale, in qualunque altro Paese, ossia che per vincere le elezioni bisognava parlare agli elettori di Berlusconi …
Il Giornale (Francesco Forte) – … Dal governo di coalizione non si può pretendere una incisiva politica di privatizzazioni e deregolamentazioni. Ma è ragionevole esigere i seguenti punti: onorare il patto per l’Imu prima casa, ripristinare la legge Biagi, far funzionare davvero il salario di produttività, esonerare da imposta le nuove assunzioni di giovani, cose concrete che, insieme, costano pochissimi soldi ma hanno un multiplo di efficacia.
Dai giornali di sabato 4 maggio
Corriere della Sera (Francesco Verderami) – … Il Cavaliere, che ha un piede nel campo di Agramante, osserva la «sinistra che si sta evolvendo», e prova ad abbozzare una previsione partendo da un bilancio. Del recente passato ricorda l’avvento di Renzi, «che era una grossa novità, e in parte lo è ancora». Ai suoi occhi il sindaco di Firenze gli era parso «un elemento che poteva diventare decisivo nel processo di trasformazione del Pd, da partito comunista – ipse dixit – a partito socialdemocratico. Insomma, ci ha fatto pensare a un vero fattore di cambiamento. Poi alle primarie è stato messo in un cantuccio. E ora…» … La lotta tra pacificatori e sabotatori è iniziata, ed è chiaro che se Letta avesse successo al governo diverrebbe il candidato naturale alla successione di se stesso, altrimenti – lo ha già spiegato ai suoi amici più stretti – «non entrerò in competizione», deciso in quel caso a tenere un «profilo istituzionale» e farà «un passo indietro». «La trasformazione della sinistra è complicata», commenta il Cavaliere, a cui piace l’idea di fare il papà costituente, sebbene non a tutti i costi. Perché il leader che oggi si fa «concavo e convesso», spera un domani di ricavarne la nomina a senatore a vita. D’altronde è il protagonista del «miracolo», quel governissimo che «non è un dono caduto dal cielo, abbiamo lavorato per ottenerlo». E c’è un motivo se parla degli alleati-avversari tenendo la misura: «La sinistra non ha mai fatto autocritica, tuttavia è possibile che la trasformazione avvenga, e noi dovremo tenerne conto quando si tornerà a votare». Non sa quando, Berlusconi. Figurarsi se dice come, con quali candidati premier. E soprattutto con quali alleanze.
La Stampa (Jena) – Ma Fassina lo sa che sta al governo grazie a Berlusconi?
Libero (Maurizio Belpietro) – … L’uomo non è Massimo D’Alema, che con la sua determinazione avrebbe fatto digerire i sassi ai caimani del suo partito, ma non è neppure un incantatore di serpenti come Walter Veltroni e neppure un suonatore di piffero del tipo di Matteo Renzi. Come abbiamo già detto, Letta è Letta. Un giovane di belle speranze che il coraggio di scelte impopolari deve ancora trovarlo, così come il consenso del suo partito. I suoi lo considerano un incidente della storia, cioè un presidente del Consiglio con in tasca la tessera del Pd ma che a Palazzo Chigi non rappresenta il Pd…
Il Fatto Quotidiano (Roberto Faenza) – … L’uomo, spiegava Freud, è attratto da ciò che non ha. Non credo di esagerare, ma lo streaming di Bersani di fronte ai due esponenti 5 Stelle è qualcosa di raccapricciante. Il leader del maggior partito della sinistra europea va a Canossa da due novellini assisi in cattedra che si prendono gioco di lui. Se uno di noi è sotto stress, al massimo gli viene l’herpes. A un politico invece cala l’autostima. Qualcosa di simile accade nel 1990 quando D’Alema e Veltroni furono umiliati, costretti a fare anticamera nel camper di Craxi parcheggiato a Rimini. La crisi di identità del Pd sta tutta nel comportamento abnorme di queste settimane …
Corriere della Sera (Paolo Franchi) – … Ma in quasi venticinque anni i postcomunisti non hanno saputo, voluto o potuto (nel caso di Veltroni sarebbe più giusto dire: non sono riusciti) né fare i conti con la storia da cui venivano né delineare i tratti di una possibile storia nuova. Ad accomunarli è stata soprattutto la convinzione di rappresentare l’unico ceto politico dotato di una qualche professionalità, in gran parte maturata nella casa di provenienza, quasi predestinato a ereditare, grazie all’impresentabilità dell’avversario, il governo: una convinzione che il voto ha dimostrato definitivamente infondata. Del congresso imminente del Pd si capisce ancora pochissimo. Ma è difficile immaginare che possa toccare alla generazione di mezzo che ha fallito, nelle condizioni quasi proibitive di un governo di grande coalizione come questo, rimettere insieme le idee e le forze necessarie a fare del Pd, o di chi verrà al suo posto, qualcosa di simile a quel moderno partito della sinistra riformista che in Italia non c’è mai stato, fare cioè i conti con il presente immaginando nello stesso tempo il futuro …
La Stampa (Marcello Sorgi) – …Ma siccome sia Pdl che Pd sapevano prima di mettersi insieme che avrebbero dovuto trovare il modo di superare quest’ostacolo, l’Imu è, sì, un motivo di divisione, ma non può essere la causa della rottura. La verità è che allo stesso modo, simmetricamente appunto, i due partiti hanno cominciato a temere, prima ancora che prenda corpo, la novità, chiamiamola impropriamente così, di un governo guidato da un democristiano – se non da tre: Letta, Alfano e Franceschini – che manifestamente intende riproporre il metodo della vecchia Dc. Vituperato quanto si vuole, travolto, non del tutto giustamente, da Tangentopoli e dall’introduzione del maggioritario via referendum del 1991 e ’93, ma ancor oggi, duole ammetterlo dopo vent’anni di Seconda Repubblica e rivoluzione ininterrotta, insuperato unico modo di governare un Paese anarchico come l’Italia…
Libero (Franco Bechis) – Laura Boldrini ha scambiato la Camera dei deputati per una dependance dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati o di una delle tante organizzazioni umanitarie in cui ha costruito la sua straordinaria carriera professionale. Tanto da volere assegnare locali e addirittura appartamenti di servizio dei deputati a qualcuna delle organizzazioni sociali che lei più ama. Il presidente dell’Assemblea di Montecitorio ha spiegato la sua decisione durante le riunioni dell’ufficio di presidenza di fronte a una platea di parlamentari attoniti. Prima ha comunicato di avere rinunciato all’alloggio di servizio personale, poi che la stessa rinuncia è stata estesa anche agli alloggi dei vicepresidenti e dei questori che nel frattempo non l’avevano volontariamente imitata. Infine di avere scelto di destinare quei locali così liberati ad organizzazioni sociali di cui in seguito avrebbe precisato la natura. I deputati convocati alle riunioni prima hanno sgranato gli occhi, poi hanno cercato cortesemente di spiegare i problemi giuridici che sarebbero sorti. Infine hanno perso la pazienza, come è accaduto al questore del Pdl, Gregorio Fontana, che ha stigmatizzato: «Guardi che la Camera non è una onlus, né può fare finta di esserlo, perché la Costituzione le attribuisce altri compiti…» …
Il Giornale (Adalberto Signore) – … Il punto, insomma, è chiaro. Se oggi l’Italia ha un governo e non è tornata al voto nonostante il Pdl fosse in vantaggio in tutti i sondaggi è solo – dice il Cavaliere – «grazie alla nostra ragionevolezza e al mio senso di responsabilità visto che mezzo partito voleva le urne». Ed è questa la ragione per cui Berlusconi rimanda al mittente l’accusa di «impresentabilità» che gli arriva da parte del Pd. E non lo fa solo lui, visto che l’ipotesi che possa davvero presiedere la Commissione esiste, come pure sono al vaglio altre strade. Come quella, si vocifera in ambienti vicini al Quirinale, di una nomina del Cavaliere a senatore a vita dopo l’estate. Un modo per provare a chiudere una stagione …
(9) – I lavori di Camera e Senato
Lunedì 6 maggio
- Camera: Aula – discussione generale del Def (ore 15)
- Senato: Aula – discussione generale del Def (ore 17)
Martedì 7 maggio
- Camera: Commissione Affari costituzionali – elezione del presidente, dei vicepresidenti e dei segretari (ore 14.30)
- Camera: Commissione Giustizia – elezione del presidente, dei vicepresidenti e dei segretari (ore 14.30)
- Camera: Commissione Affari esteri – elezione del presidente, dei vicepresidenti e dei segretari (ore 14.30)
- Camera: Commissione Difesa – elezione del presidente, dei vicepresidenti e dei segretari (ore 14.30)
- Camera: Commissione Bilancio – elezione del presidente, dei vicepresidenti e dei segretari (ore 14.30)
- Camera: Commissione Finanze – elezione del presidente, dei vicepresidenti e dei segretari (ore 14.30)
- Camera: Commissione Cultura – elezione del presidente, dei vicepresidenti e dei segretari (ore 14.30)
- Camera: Commissione Ambiente – elezione del presidente, dei vicepresidenti e dei segretari (ore 15.30)
- Camera: Commissione Trasporti – elezione del presidente, dei vicepresidenti e dei segretari (ore 15.30)
- Camera: Commissione Attivita’ produttive – elezione del presidente, dei vicepresidenti e dei segretari (ore 15.30)
- Camera: Commissione Lavoro – elezione del presidente, dei vicepresidenti e dei segretari (ore 15.30)
- Camera: Commissione Affari sociali – elezione del presidente, dei vicepresidenti e dei segretari (ore 15.30)
- Camera: Commissione Agricoltura: elezione del presidente, dei vicepresidenti e dei segretari (ore 15.30)
- Camera: Commissione Politiche Ue: elezione del presidente, dei vicepresidenti e dei segretari (ore 15.30)
- Senato: Commissione speciale – esame del Def (ore 15)
- Senato: Commissione Affari costituzionali – elezione del presidente, dei vicepresidenti e dei segretari (ore 15)
- Senato: Commissione Giustizia – elezione del presidente, dei vicepresidenti e dei segretari (ore 15)
- Senato: Commissione Affari esteri – elezione del presidente, dei vicepresidenti e dei segretari (ore 15)
- Senato: Commissione Difesa – elezione del presidente, dei vicepresidenti e dei segretari (ore 15)
- Senato: Commissione Bilancio – elezione del presidente, dei vicepresidenti e dei segretari (ore 15)
- Senato: Commissione Finanze – elezione del presidente, dei vicepresidenti e dei segretari (ore 15)
- Senato: Commissione Cultura – elezione del presidente, dei vicepresidenti e dei segretari (ore 16)
- Senato: Commissione Lavori pubblici – elezione del presidente, dei vicepresidenti e dei segretari (ore 16)
- Senato: Commissione Agricoltura – elezione del presidente, dei vicepresidenti e dei segretari (ore 16)
- Senato: Commissione Industria – elezione del presidente, dei vicepresidenti e dei segretari (ore 16)
- Senato: Commissione Lavoro – elezione del presidente, dei vicepresidenti e dei segretari (ore 16)
- Senato: Commissione Sanita’ – elezione del presidente, dei vicepresidenti e dei segretari (ore 16)
- Senato: Commissione Ambiente : elezione del presidente, dei vicepresidenti e dei segretari (ore 16)
- Senato: giunta per le Elezioni (ore 17)
Mercoledì 8 maggio
- Camera: question time