Il patto, il nostro patto con gli elettori. E un altro patto, il patto per la maggioranza di larghe intese, da Berlusconi fortemente voluto, fondato sulla pacificazione. Senza pacificazione, che è qualcosa che attiene ad un piano che viene prima delle ricette della politica, ed è morale, non esiste possibilità di lavorare insieme.
La pacificazione suppone il rispetto della storia e dei valori dell’altra parte con cui si stabilisce un’alleanza. Americani, inglesi e sovietici – che poi sarebbero tornati avversari e persino nemici – quando erano insieme in lotta contro il nazi-fascismo non cercarono di ammazzare gli uni il capo degli altri.
Esistono lealtà, pacta sunt servanda, buon senso, diritto, responsabilità. Esiste tutto quello che attiene alla sfera della logica e della morale per giudicare come insostenibile la teorizzazione della decadenza di Silvio Berlusconi da senatore.
Implica la negazione della premessa decisiva per cui si sta insieme al governo. Per comprendere con che razza di gente abbiamo a che fare basti leggere la dichiarazione di Felice Casson, capogruppo del Partito democratico nella Giunta per le elezioni del Senato, per giustificare la rinuncia al voto segreto: “Il voto sulla decadenza di Berlusconi non riguarda la persona, ma solo il Senato che deve fare pulizia al suo interno espellendo chi si è macchiato di gravi reati”.
E’ una frase stalinista, evoca la “scopa di ferro” con cui liquidare i nemici del popolo e i sabotatori. Figurarsi se per personaggi di questo stampo (non a caso esponente di Magistratura democratica) le persone siano qualcosa. Non esistono, sono sassolini da eliminare da parte del collettivo. Nulla ha da dire al riguardo il premier Letta? In fondo è un suo autorevole compagno di partito…
Per noi giustizia ed economia sono due facce della stessa medaglia. Non sono scomponibili lealtà e governabilità, diritto e stabilità. A proposito, la legge di stabilità per il momento è piuttosto instabile, cioè provvisoria. Lasciamo perciò il giudizio, senza sposarlo, ma per conoscenza, agli opinionisti e alle parti sociali. Non sono entusiasti, anzi. Noi insistiamo e insisteremo perché all’organismo debilitato dagli antibiotici si diano vitamine, o se volete cambiare immagine, senza offendere i vegetariani, bistecche.
Davvero non è pensabile – a mano a mano si avvicina la data dei voti dell’aula, e si precisano le posizioni, tutto si fa più nitido – poter separare i piani dell’alleanza di governo dall’alleanza morale, senza di cui non si offende solo la persona, ma si minano le fondamenta del vivere civile.
Dinanzi a questo sistematico fuoco amico, così pervicace da somigliare alla volontà di sfregio, registriamo una marmorea unità. Non ci sono uccelli che si sfidano tra loro, artigli contro beccucci, o cose simili, ma una coesione affettiva ed effettiva intorno a Silvio Berlusconi, come documentiamo più avanti.
“Spes contra spem”, diceva Paolo nella lettera ai Romani. E pure noi speriamo contro ogni speranza. Dunque non rinunciamo a credere in una resipiscenza, esistono le coscienze ed esiste la libertà. In fondo, il pittore comunista Renato Guttuso ha intitolato uno dei suoi quadri più belli proprio così: “Spes contra spem”. E Guttuso era amico di Napolitano.
Legge di stabilità. Sintesi provvisoria
l 15 ottobre 2013 il Consiglio dei Ministri del governo guidato da Enrico Letta ha varato la Legge di Stabilità per il triennio 2014-2016. Il valore complessivo del provvedimento è di circa 11,5 miliardi nel 2014, oltre a 7,5 nel 2015 e 7,5 nel 2016.
La manovra stanzia nuove risorse per lo sviluppo e il finanziamento di esigenze indifferibili, in particolare attraverso il rifinanziamento del Fondo sviluppo e coesione, le disposizioni in materia di Aree interne, i contratti di sviluppo e il Fondo crescita sostenibile. Delle nuove misure sono previste anche in materia di ambiente e tutela del territorio, come lo stanziamento di 180 milioni di euro per il potenziamento degli interventi straordinari per la difesa del suolo, di 90 milioni per il Piano nazionale di tutela e gestione della risorsa idrica, la costituzione di un fondo con dotazione di 60 milioni per il piano straordinario di bonifica delle discariche abusive.
Il capitolo più importante della manovra riguarda sicuramente le misure fiscali per il lavoro e le imprese, che comprendono la linearizzazione parziale delle detrazioni Irpef sul lavoro dipendente, le deduzioni Irap per le nuove assunzioni con contratto a tempo indeterminato, l’aiuto alla crescita economica (ACE) con l’incremento dell’aliquota del rendimento nozionale al 4,2, 4,75 e 5 per cento nel triennio 2014-2016, le detrazioni per ristrutturazioni edilizie ed interventi di riqualificazione energetica, la rivalutazione dei valori dei beni di impresa e delle partecipazioni, il riallineamento dei valori impliciti nelle partecipazioni , le rettifiche e riprese di valore dei crediti ai fini Irap per i soggetti che operano nei settori bancario, finanziario e assicurativo. Di particolare importanza è la norma che prevede la deducibilità quinquennale delle svalutazioni e perdite su crediti delle banche e delle società assicurative, che dovrebbe contribuire a migliorare la sostenibilità patrimoniale degli istituti finanziari in vista degli stress test che l’European Banking Authority effettuerà nel 2014. Altre misure per le imprese e le società riguardano la facoltà di portare in deduzione anche in periodi di imposta  successivi, o di richiedere il rimborso, l’onere corrispondente alle somme restituite al soggetto erogatore assoggettate a tassazione in anni precedenti, la restituzione completa del contributo addizionale del 1,4% ASPI nel caso di trasformazione del rapporto di lavoro a tempo determinato in rapporto al lavoro a tempo determinato, le misure per il contrasto delle crisi d’impresa attraverso l’istituzione di una cabina di regia presso il Ministero dello Sviluppo Economico, e la riduzione dei premi INAIL nel limite complessivo di un importo pari a 1 miliardo di euro a decorrere dal 2014.
Un altro importante capitolo che la manovra prevede è quello relativo alle misure di carattere sociale, quali il rifinanziamento degli ammortizzatori in deroga, l’aumento della dotazione per i salvaguardati, l’autorizzazione della spesa di 280 milioni di euro del Fondo per le non autosufficienze, 400 milioni destinate alla liquidazione della quota del 5 per mille nell’anno 2014, 100 milioni destinati ai lavori socialmente utili per l’anno 2014, l’incremento della dotazione per 250 milioni di euro per la carta acquisti, il rifinanziamento di 10 milioni di euro per il Fondo nazionale contro la violenza sessuale e di genere, 121 milioni per i rimborsi relativi alla mobilità internazionale sanitaria e il rifinanziamento di 5 milioni per il fondo per la distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti.
Norme specifiche vengono dettate anche per quanto riguarda il cofinanziamento nazionale dei programmi dell’Unione europea per il periodo di programmazione 2014/2020, a valere sui fondi strutturali, del FEASR e del FEAMP, la destinazione fino al limite di 60 milioni di euro per azioni di cooperazione allo sviluppo a complemento della politica di cooperazione dell’Unione Europea.
Con la manovra vengono inoltre rifinanziate le missioni di pace, con incremento del relativo fondo per 850 milioni di euro ma anche altre esigenze indifferibili e ulteriori finanziamenti quali quelle per il terremoto in Abruzzo, per il sisma del Pollino (15 milioni), per il fondo per il rifinanziamento ordinario delle università (150 milioni), per le scuole non statali (220 milioni), per il sostegno all’editoria (120 milioni), per la flotta aerea del Corpo Forestale dello Stato (5 milioni), per il fondo per la tenuta in efficienza dello strumento militare (50 milioni), per il fondo esigenze di funzionamento dell’arma dei Carabinieri (10 milioni), per l’organizzazione della Presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea (68 milioni), per l’Istituto mediterraneo di ematologia (3,5 milioni), per potenziare il contrasto all’evasione fiscale (100 milioni), per la revisione del catasto (230 milioni), per la restituzione del contributo di solidarietà delle pensioni alte (80 milioni), per l’assunzione di magistrati ordinari (75,2 milioni), per la proroga dei magistrati ordinari, per le agevolazioni sul gasolio per agricoltura (41 milioni), per i rimborsi del settore bieticolo e saccarifero (5 milioni), per Radio Radicale (20 milioni).
Il capitolo sulla razionalizzazione della spesa pubblica prevede disposizioni di vario tipo quali quelle per la trasparenza e la semplificazione delle procedure di concessione dei contributi statali alle istituzioni culturali, il “Pacchetto norme Demanio”, la definizione di un programma straordinario di cessione di immobili pubblici tale da consentire introiti per il periodo 2014-2016 non inferiori a 500 milioni di euro, norme sulle forniture militari alla Difesa, sul Consiglio di presidenza della Giustizia tributaria, sulle spese elettorali, sul cedolino unico per tutti i Corpi di polizia, sul Garante per il contribuente, su CAAF e patronati, sul fondo Irap professionisti, sul fondo affitti e sulla riduzione per crediti da imposta, sull’Antitrust, sull’apporto della casse professionali agli obiettivi di finanza pubblica, sull’incremento del 3% del fabbisogno delle università, sulla Sicot-Consip, RAI, Promuovitalia, sul monitoraggio dei costi standard, sui medici specializzandi e sul nuovo commissario per la spending review.
Le spese concernenti i trasferimenti correnti in favore di imprese pubbliche e private sono ridotte di circa 630 milioni di euro in tre anni, mentre le spese relative ai consumi intermedi sono ridotti di 560 milioni di euro.
Un altro capitolo fondamentale della finanziaria riguarda le norme relative alla razionalizzazione della spesa per il pubblico impiego. Le nuove norme sul computo dell’indennità di vacanza contrattuale e le disposizioni per il personale della sanità e per il personale convenzionato con il Sistema Sanitario Nazionale comporteranno risparmi di spesa pari a 740 milioni. In tema di contrattazione, sono ridotte le risorse destinate al trattamento economico accessorio dei pubblici dipendenti. La riduzione del 50% degli onorali spettanti agli avvocati della PA garantiranno 150 milioni di euro, mentre i nuovi limiti al trattamento economico complessivo per il personale della PA comporterà risparmi per 5 milioni. In materia di razionalizzazione della spesa previdenziale, viene introdotta la deindicizzazione delle pensioni in misura variabile per i trattamenti pensionistici complessivamente pari diverse volte il trattamento minimo INPS. Inoltre, è abbassata a 50mila euro la soglia per la rateizzazione della liquidazione della buonuscita dei dipendenti pubblici, introdotto un contributo di solidarietà pari al 5 per cento per la parte eccedente le pensioni di 100mila euro, nonché pari al 10 per cento per la parte eccedente i 150mila euro e al 15 per cento per la parte eccedente i 200mila euro. Viene inoltre introdotto un requisito reddituale per il riconoscimento dell’indennità di accompagnamento.
Relativamente alle norme sul patto di stabilità interno delle Regioni, vengono introdotte regole relative al complesso delle spese finali regionali, che non può essere superiore a 19.390 milioni di euro per l’anno 2014 e 19.340 milioni per gli anni 2015,2016 e 2017.
Altre norme vengono infine introdotte anche relativamente all’allentamento del patto di stabilità interno degli enti locali e al pagamento dei debiti degli enti locali.
Per approfondire sui La Legge di stabilità 2014-2016 (Testo provvisorio) leggi le Slide 386 www.gruppopdl-berlusconipresidente.it

Giustizia e democrazia
Giustizia e democrazia. La giunta per le immunità del Senato ha proceduto, incurante di qualsiasi nozione di diritto, di buon senso, persino di stima e di lealtà verso un alleato, quale il Partito democratico sarebbe doveroso manifestasse.
È questione di giustizia (la retroattività è contro ogni codice giuridico e morale, la sentenza di condanna contro Berlusconi è viziata da irrazionalità e pregiudizi), ma anche di democrazia. Non ci stanchiamo di essere banali, come diceva Picasso di se stesso: eliminare il leader politico del centrodestra è un’operazione che uccide “la sovranità appartiene al popolo” (articolo 1, secondo comma della Costituzione), non alla magistratura. Ed è osceno che il Senato si presti ad amputare se stesso, autolesionista, perché regala un’arma che ricorrerà contro chiunque non sia gradito a una certa ghenga di magistrati politicizzati. Possibile che Letta, il quale parla di tutto e su tutto, non trovi un accento, un comma dei suoi discorsi così ponderati, leccati e laccati, per dire: “Spero che un po’ di buon senso e di retta coscienza guidi i senatori”. Alzi il telefono, qualche volta serve. Ho ha paura che i magistrati lo intercettino? Abbiamo messo in bocca a Letta la parola “coscienza”. C’è qualcosa di più prezioso? No. Lo dicono da sempre il pensiero cristiano e quello laico-liberale. Essa è meglio tutelata dal voto segreto – visto che cosa è capitato a Luciano Violante quando ha adombrato la possibilità di chiedere un parere sulla legge Severino alla Corte Costituzionale – oppure da quello subordinato agli ordini di partito, cioè palese? Noi non abbiamo dubbi al riguardo. Attendiamo risposta alle critiche di Manconi e Boccia. Tanto più che le regole lo prevedono. E cambiarle in corsa sarebbe la prova della volontà di rompere con la giustizia, con la democrazia. E con noi.
L’articolo 113, comma 3 del regolamento del Senato recita testualmente: “Sono effettuate a scrutinio segreto le votazioni comunque riguardanti persone e le elezioni mediante schede”. Di Berlusconi la sinistra ne ha dette di tutti i colori, ma evidentemente ora qualcuno mette in discussione anche il fatto che il Cavaliere sia una “persona”, visto l’accanimento con cui grillini e una parte del Pd stanno battagliando per arrivare al voto palese in aula sulla decadenza. Già, qualche settimana fa, il costituzionalista Onida si era arrampicato sugli specchi citando un precedente risalente al 1993 quando “la Giunta per il regolamento del Senato espresse il parere che le votazioni sulle richieste di autorizzazione a procedere in giudizio nei confronti dei parlamentari dovessero avvenire a scrutinio palese”. Prassi, peraltro, mai invalsa. Il dibattito, stucchevole e inutile, va avanti ormai da settimane, ma ci preme segnalare la discesa sotto ogni minimo etico del senatore democratico Casson, ex magistrato d’assalto, il quale ha rilasciato al Gr1 una dichiarazione che fa letteralmente rabbrividire: “Il voto sulla decadenza di Berlusconi – ha detto – non riguarda la persona, ma solo il Senato che deve fare pulizia al suo interno espellendo chi si è macchiato di gravi reati”. Capito? Si sta ormai invocando nei confronti di Berlusconi una sorta di “pulizia etnica” senza lasciare spazio a un minimo di dubbio, alle garanzie che la Costituzione e lo stesso regolamento del Senato riconoscono quando si tratta di un voto che dovrebbe impegnare le coscienze di tutti. Il Pd, invece, non ha dubbi né sull’incostituzionalità della legge Severino – pur sostenuta da insigni costituzionalisti anche di sinistra – né sulla necessità del voto segreto quando si tratta di questioni che vanno a modificare l’assetto di un’assemblea eletta dal popolo. Quella sul voto palese è, a tutti gli effetti, una proposta oscena, fatta da chi vuole un regolamento ad personam, guarda caso, per Berlusconi, dimenticando che il voto segreto, soprattutto quello sulle persone, è prima di tutto garanzia di libertà per il parlamentare. Nessuno pretende di essere al di sopra della legge, nemmeno Berlusconi, ma ciascuno deve essere trattato con il rispetto che si deve alle persone. Invece non si vede l’ora di azionare la ghigliottina, di stracciare i regolamenti, di consegnare Berlusconi agli archivi della politica, missione impossibile perché Berlusconi è e resterà il leader del centrodestra. Sorprende, semmai, che questo clima giacobino abbia finito per contagiare anche una donna equilibrata come il ministro Cancellieri, che ha preventivamente escluso Berlusconi dai benefici di indulto e amnistia. Un’amnistia contra personam non si era ancora vista.
In un Partito democratico sovietico, capeggiato al senato da Luigi Zanda Loy, figlio di capo della polizia (ma il padre lavorava in Italia non i Urss) qualche voce si alza ad invocare qualcosa che somiglia al rispetto della coscienza e contro la trasformazione del Senato in un plotone di esecuzione contra personam, guarda caso proprio dell’Arcinemico, che dovrebbe essere alleato, ma per loro va meglio morto. Non ci illudiamo che il dissenso fondato sul diritto e il buon senso possa prevalere. Eppure: spes contra spem. Trascriviamo senza commenti. MANCONI, PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE DIRITTI UMANI, PD OSSESSIONATO, SI’ A VOTO SEGRETO NON SI POSSONO CAMBIARE LE REGOLE A VIGILIA DECADENZA (ANSA) – ROMA, 16 OTT – “Sono totalmente contrario da quanto sostiene il mio capogruppo, Luigi Zanda. Non escludo che si possa cambiare il regolamento, ma non voglio che si faccia alla vigilia del voto sulla decadenza di Berlusconi da senatore. La posizione del Pd è la prova che non riusciamo a liberarci da questa ossessione. Ho anche molti dubbi nel merito, perché ritengo che, sulla sorte di un parlamentare, l’assemblea debba esprimersi con il voto segreto, uno dei fondamenti del parlamentarismo democratico e del costituzionalismo moderno”. Lo afferma al Mattino il senatore Pd Luigi Manconi, che aggiunge: “Non penso che un indecente uso delle prerogative parlamentari giustifichi la lesione di un principio. E poi, dopo aver tanto tuonato contro le leggi ad personam, non si puo’ cambiare il regolamento contra personam” Manconi conferma (“ovviamente”) il suo orientamento a votare per la decadenza attenendosi alla disciplina di partito. Ma resta il dissenso alla linea giustizialista che prevale nel partito di Epifani, Renzi e Zanda Loy.

ESPONENTE AUTOREVOLE DEL PARTITO DEMOCRATICO E PRESIDENTE DI COMMISSIONE FRANCESCO BOCCIA, CONFERMA CHE QUALCOSA PUÒ E DEVE MUOVERSI TRA I NOSTRI (PRESUNTI) ALLEATI

Roma, 16 ott. (Adnkronos) – “Non trovo giusto modificare le regole per una persona. Penso sia sgradevole e chi insiste su questo onestamente non dà grande prova di confidenza con la politica, perché inevitabilmente rischia di essere annoverato tra i giustizialisti”. Lo ha affermato il deputato del Pd Francesco Boccia, ospite a “Omnibus” su La7, sottolineando la presa di distanza, rispetto alla posizione assunta dal suo partito, favorevole al voto palese al Senato quando verrà decisa la decadenza di Berlusconi. “Non si cambiano le regole solo perché questa volta tocca al tuo avversario. Una forza politica ha il dovere di chiarire da che parte sta e come vota. Modificare le regole in corsa è una tentazione in cui si cade spesso, a causa del livello di barbarie e di conflittualità in cui versa il sistema politico italiano”, ha concluso Boccia.

La coalizione non può prescindere dalla decadenza. Sulla legge sulla retroattività non chiediamo nulla di scorretto o contro la legge: chiediamo di applicare o meno una sanzione stabilita da un decreto legislativo confuso, nel quale la pena sia essa amministrativa sia essa penale non può essere fatta valere retroattivamente.
In merito è fondamentale ricordare che :
irresponsabile è chi vuol far decadere Berlusconi contro il diritto e contro il buon senso. Impossibile tenere distinte le sorti di Berlusconi da quelle dell’alleanza: ha diritto a essere trattato come un deputato qualunque in presenza di una legge dai profili di incostituzionalità. Il rifiuto del Partito democratico ad assumersi almeno l’obbligo mortale del dubbio, si risolve in una sorta di assassinio politico del leader della principale forza alleata, che dunque non può che prendere atto di questo attacco. La maggioranza si spezzerebbe: non è uccidendo la fonte stessa della democrazia, che è la sovranità popolare espressa dal voto e resa vana dalla negazione di un cardine dello Stato di diritto, che si può fondare il futuro sereno di un Paese;
c’è un giudice a Berlino: a Strasburgo Berlusconi ha presentato alla Corte Europea dei diritti dell’uomo ricorso contro l’applicazione della retroattività che non può e non deve essere contemplata né dalle norme né dalle prassi giuridiche di Paesi che come l’Italia hanno sottoscritto la Convenzione europea dei diritti dell’uomo. A Lussemburgo, alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea che esamina l’aderenza delle leggi ai trattati e alle norme europee, e valuta anche la violazione dei diritti fondamentali dei cittadini, sono arrivati i ricorsi di consigliere regionali e altri eletti contro cui è già stata applicata retroattivamente la legge Severino.
L’uso di Emanuela per lo spettacolo GIUSTIZIA O SPETTACOLO? L’INCREDIBILE CASO EMANUELA ORLANDI/”RENATINO” DE PEDIS. OVVERO: QUANDO LA MAGISTRATURA È INFLUENZATA DAL SENSAZIONALISMO TELEVISIVO. Milioni di euro di danaro pubblico buttati via in migliaia di analisi del DNA prevedibilmente inutili sulle ossa conservate nel cimitero sotterraneo pre napoleonico di una basilica. Anni, e altri soldi pubblici, persi correndo dietro ai “supertestimoni” più improponibili, fino alle altre analisi del DNA in corso sul “flauto ritrovato” e su capelli spediti per posta da qualche mattacchione. Questi i frutti della strana arrendevolezza della magistratura romana nei confronti del programma “Chi l’ha visto?”, in onda ogni settimana su Raitre, la rete “de sinistra” tanto cara soprattutto a Walter Veltroni. “Chi l’ha visto?” è diventato famoso per la fissazione maniacale sul mistero della scomparsa della bella ragazzina Emanuela Orlandi, che abitava in Vaticano con i genitori, tre sorelle e un fratello, studiava canto corale, pianoforte e flauto ed è sparita il 22 giugno 1983. La fissazione maniacale ha avuto inizio nel settembre del 2005, quando era grande l’attesa per il film Romanzo criminale, tratto dall’omonimo romanzo di strepitoso successo scritto dal magistrato Giancarlo De Cataldo e centrato sulle gesta vere o presunte della cosiddetta banda della Magliana e annessi personaggi. Tra questi, spiccava il boss soprannominato Il Dandy per la sua eleganza, boss secondo alcuni individuabile in Enrico Renato De Pedis. Nella vita reale però “Renatino”, come era soprannominato per la sua corporatura alta e massiccia, è sempre stato assolto perfino dall’accusa di essere un semplice gregario della banda. Tant’è che quando è stato ucciso, il 2 febbraio 1990, era incensurato e in regolare possesso anche del passaporto. “Renatino” è stato assolto anche nel processo che la Cassazione aveva ordinato di rifare e per il quale era stato condannato a sei anni di carcere con l’accusa di avere tentato di rapinare la filiale di una banca. Nel carcere di Regina Coeli il “boss” conosce don Piero Vergari, aiutante del cappellano. Don Vergari diventerà il rettore – cioè il parroco – della basilica di S. Apollinare, vicinissima a piazza Navona. E una volta scarcerato De Pedis ne diventa amico, lo aiuta
nelle attività assistenziali e ne frequenta assiduamente la basilica, tant’è che decide di celebrarvi le nozze con la fidanzata Carla. La promessa sposa accetta di sposarlo a patto che lui metta “la testa a posto”, mollando anche il business nel campo delle slot machine. Essrsi tirato fuori da quell’attività borderline gli costerà la vita, per mano di chi pretendeva invece che facesse ben altro. Poiché si erano sposati in S. Apollinare e poiché la basilica era a soli 200 metri dall’ufficio dove lei lavorava, Carla ha la malagurata idea di chiedere a don Vergari di seppellire il defunto nei vecchi sotterranei, dove in effetti il rettore pensa di poter ricavare alcune cripte per privati e accrescere così l’importanza della basilica. Idea malagurata perché, come è ben noto, fonte di anni di accuse e sospetti di ogni tipo fin dal 1995, quando il sindacato della polizia e un’interrogazione parlamentare della Lega Nord protestano contro la sepoltura “di un grande criminale in una chiesa”. Il magistrato Andrea De Gasperis apre un’inchiesta, e dopo due anni di indagini accompagnate da articoli scandalistici dei cronisti giudiziari dell’Unità e del Messaggero la conclude con un’affermazione ben precisa: in quella sepoltura, per quanto sorprendente, non c’è assolutamente nulla di irregolare. E tanto meno di sospetto. La faccenda cade così nel dimenticatoio. Non ne parla più nessuno. Finché a fine luglio di otto anni dopo, 2005, la redazione di “Chi l’ha visto?” trova nella segretaria telefonica la “rivelazione” di un anonimo: “Riguardo al fatto di Emanuela Orlandi, per trovare la soluzione del caso, andate a vedere chi è sepolto nella cripta della Basilica di Sant’Apollinare, e del favore che Renatino fece al cardinal Poletti, all’epoca, e chiedete al barista di via Montebello, che pure la figlia stava con lei”. Dalle parole evidenziate in corsivo si capisce bene che chi ha telefonato del caso Orlandi ne sa poco o nulla. E che vuole solo allargarlo a un’altro caso di cronaca, la scomparsa di Mirella Gregori, figlia del “barista di via Montebello”, sparita due settimane prima della Orlandi. L’anonimo tira a indovinare, straparla: non è affatto vero che la “figlia del barista di via Montebello”, cioè Mirella, “stava con lei”, vale a dire con Emanuela: questa infatti viveva in Vaticano, mentre Mirella viveva dalla parte opposta, poco fuori Porta Pia, e non c’è mai stato nessuno che si sia mai sognato di dire che le due ragazze si frequentavano o anche solo che si conoscevano. Ma a tutto c’è rimedio. “Chi l’ha visto?” infatti parte in quarta contro De Pedis mandando in onda solo la prima parte della telefonata, evitando prudentemente per sette anni di fila di far trapelare anche la seconda parte, quella grazie alla quale si capisce subito che la telefonata è uno scherzo o la boutade di un mitomane. Oppure un “aiutino” di qualche estimatore della trasmissione esperto in pubblicità e marketing. La faccenda della tomba in basilica è vecchia come il cucco, completamente chiarita dal magistrato ben otto anni prima, ma a “Chi l’ha visto?” e dintorni faranno sempre finta che si tratti di una primizia: un grande scoop della rete Rai “de sinistra”
E così che inizia il lungo tormentone che vuole Emanuela sepolta assieme a “Renatino” anche se questi è morto nel ’90 ed è da dementi credere che la ragazza sia stata tenuta in freezer per sette anni in attesa di seppellirla con “il boss della banda della Magliana”. Ma tant’è…. De Pedis viene accusato di tutto e di più. I morti, si sa, non possono difendersi. E’ una gara. Basata sulle chiacchiere. Il fatto che è morto incensurato diventa la prova della sua colpevolezza di tutto! E del suo essersi comprato i magistrati di tutte le sentenze: cosa statisticamente impossibile se non altro perché tra quelli di primo e secondo grado e infine della Cassazione i magistrati dei vari processi erano una marea. Ragionando come quelli di “Chi l’ha visto?” e dintorni si dovrebbe concludere che sono tutti colpevoli i vari dirigenti del Partito Comunista Italiano indicati dal dossier Mitrokhin come spie dell’allora Unione Sovietica. Anche perché Mitrokhin, l’archivista dei servizi segreti di Mosca fuggito in Inghilterra, il suo dossier lo ha compilato usando documenti e non telefonatine anonime scombiccherate e chiacchiere da salottino televisivo. Se il modo giusto di (s)ragionare è quello di “Chi l’ha visto?”, che trasforma chiacchiere sensazionalistiche in prove provate, come si fa a dire che non sono colpevoli anche i vari Massimo D’Alema, Romano Prodi, ecc., tirati in ballo in altre sedi rispettivamente per l’affaire SME e per l’affaire Telekom Serbia? Mistero. Sono i miracoli dell’uso dei due pesi e due misure. Incredibile ma vero, il pluriennale tormentone di ”Chi l’ha visto?” finisce con l’essere preso sul serio dalla magistratura romana, al punto da convincerla a ordinare nel maggio 2012 la devastazione del sotterraneo della basilica. Compresa la demolizione del sarcofago di De Pedis e dell’ossario murato nel 1962 in una parete di cemento per raccogliervi migliaia di ossa dell’antico cimitero. Ovviamente nella bara di “Renatino” c’erano solo i suoi resti, e nessuna traccia della Orlandi. Prova indiscutibile che la telefonata del 2005 era una bufala e che “Chi l’ha visto?” ci aveva marciato per sette anni di fila in nome del superiore interesse dell’audience. Ma anche prova indiscutibile della dabbenaggine del dar retta al sensazionalismo televisivo “de sinistra”. Dall’irruzione della polizia scientifica nel sotterraneo della basilica è passato oltre un anno, parte delle ossa sono state spedite in costosi laboratori degli Usa per analisi sul DNA, prevedibilmente inutili anche quelle come l’assurdo controllo di chi ci fosse nella bara di De Pedis. E’ passato oltre un anno, sono stati spesi milioni di euro, i risultati non ci sono. In compenso ci sono altre “clamorose novità”, cioè altre bufale, come quella del “flauto di Emanuela” esibito lo scorso aprile con le fanfare a “Chi l’ha visto?” e una lettera, ovviamente anonima, che chissà perché si vuol credere possa contenere capelli di Emanuela e/o di Mirella.
Conclusione, altre ricerche e altre analisi del DNA, cioè altri quattrini buttati via. Il tutto senza che nessuno si prenda la briga di cercare di capire perché mai a “Chi l’ha visto?” e dintorni si possano permettere certi lussi – diffamazioni comprese – senza mai risponderne. I maligni si chiedono se in questa sorta di immunità c’entri qualcosa anche l’amicizia della conduttrice di “Chi l’ha visto?”, Federica Sciarelli, con il magistrato Henry John Woodcock. Nei dieci anni passati nella Procura della Repubblica di Potenza l’amico della Sciarelli è diventato famoso per le sue inchieste di grande rumore mediatico (il Savoiagate prima e Vallettopoli dopo) e ha stretto amicizia con il collega Luigi De Magistris, altro protagonista di inchieste a grande ricaduta giornalistica. Nel 2009 Woodcock è passato alla Procura di Napoli, dove ha ritrovato il suo amico De Magistris, che due anni dopo ha potuto utilizzare la fama arrivata con le inchieste giudiziarie per diventare sindaco della città nel 2011. A (s)ragionare come “Chi l’ha visto?”, queste amicizie potrebbero dare la stura a “verità” di vario tipo riguardo l’immunità di quel programma. E’ invece certo che “Chi l’ha visto?” gode – come del resto tutta Raitre – della particolare benevolenza di Walter Veltroni. Che il caso vuole abbia affiancato il lugubre tormentone di quel programma anche con interrogazioni parlamentari, lettere a Repubblica e partecipazioni a conferenze stampa. Con due risultati: tanto rumor per nulla; ma facile pubblicità per se stesso. Giustizia o spettacolo? Viene in mente una battuta di Carlo Verdone: “La seconda che hai detto!”.

FITCH AVVERTE USA, SENATO TRATTA CONTRO DEFAULT
ATTESO ACCORDO IN GIORNATA, OBAMA INCONTRA LEW
Dopo la minaccia di Fitch di togliere la tripla A agli Usa, riparte in Senato per sbloccare l’impasse sullo shutdown e l’aumento del tetto del debito. A meno di 24 ore da un possibile default un’intesa sembrerebbe vicina, ma si continua a lavorare sui dettagli. Un accordo e’ atteso entro oggi, quando Obama incontrera’ il segretario al Tesoro americano Lew.
SALMA DI PRIEBKE IN AEROPORTO MILITARE, CONTATTI CON GERMANIA
PREFETTO: STOP ESEQUIE PER RISCHIO NAZI,SI LAVORA A SOLUZIONE
E’ nell’aeroporto militare di Pratica di Mare, dove e’ stata trasferita nella notte, la salma di Erich Priebke. La decisione per ordine pubblico, dopo che il prefetto di Roma Pecoraro ha sospeso ieri le esequie di Priebke ad Albano Laziale perche’ c’era il rischio – ha detto – si potessero trasformare in un raduno di neonazisti. Pecoraro ha spiegato che si conta di risolvere al situazione di stallo in giornata: “ci sono contatti con la Germania”. Marino: Roma non poteva accettare esequie boia. Danni al furgone con la bara a uscita chiesa nella notte, sasso contro parabrezza e petardi.

NUCLEARE:DA IRAN SI’ A VISITE A SORPRESA, MA IN TAPPA FINALE
CAPO NEGOZIATORE: PREVISTE NELL’ULTIMA FASE DEL NOSTRO PIANO
L’Iran accettera’ visite a sorpresa dei propri siti nucleari nell’ambito della tappa finale prevista dal piano presentato a Ginevra. Lo ha detto oggi il capo negoziatore iraniano,
Araghchi: “non sono previste nella prima tappa del nostro piano ma fanno parte dell’ultima tappa”. Ieri Araghchi aveva detto che nel pacchetto non era prevista la possibilita’ di effettuare ispezioni a sorpresa. Oggi a Ginevra ripresa dei colloqui fra Iran e gruppo 5+1 (Usa, Russia, Regno Unito, Francia, Cina e Germania), cominciati ieri in un clima di cauto ottimismo.
PROTESTE IN BRASILE, SCONTRI TRA BLACK BLOC E POLIZIA A RIO MANIFESTAZIONE INSEGNANTI. DISORDINI ANCHE A S.PAOLO,MOLOTOV
Scontri tra black bloc e polizia a Rio de Janeiro, dove si e’ tenuta una manifestazione di protesta degli insegnanti delle scuole municipali. Contro la polizia lanci di pietre e fuochi di artificio, gli agenti hanno risposto con gas lacrimogeno e proiettili di gomma. Manifestazioni anche a San Paolo – una del Movimento lavoratori senzatetto e l’altra degli studenti universitari con black bloc infiltrati nei cortei e lanci di bombe molotov sulla polizia, che ha fermato 57 persone dopo l’invasione di un negozio.