Cari Amici,
in un momento particolarmente critico per la politica giungono anche a me, come credo a tutti voi, voci di sconforto e di disillusione. Serpeggia addirittura la voglia di non andare a votare, sottraendosi così non solo a quella che, a mio parere, è una delle più alte responsabilità di ogni cittadino (poiché in questo modo il cittadino demanda qualcuno al suo posto) ma anche a un dovere civile che, non dimentichiamolo mai, è una conquista costata molte vite.
Purtroppo, ahimè, anche talune persone di particolare prestigio cedono alla tentazione di seguire questa “moda”, com’è capitato allo stimato Don Riboldi, vescovo emerito di Acerra. Sua Eccellenza, al grido di “politici ascoltateci o non vi votiamo più”, vorrebbe lanciare una sorta di uno “sciopero elettorale” contro la politica al Sud. Si potrebbe pensare che questo appello, lavorando io al Nord, mi tocchi relativamente; invece è tutto il contrario, essendo io un meridionale molto attaccato alla sua terra. Inoltre, sono molto sensibile ai vari “sussulti” che la mia terra d’origine può avere, e a maggior ragione quando si tratta di sussulti morali come quelli di Don Riboldi.
L’appello, però, mi tocca anche in quanto amministratore della cosa pubblica e in quanto politico. Per questo motivo, faccio mie le parole dell’amico e collega Gioacchino Alfano, il quale ha inviato al vescovo una lettera aperta che gode totalmente del mio assenso. La condivido con voi nella speranza siate anche voi d’accordo con le parole di Gioacchino.
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A Sua Eccellenza Don Riboldi
Eccellenza Reverendissima,
leggo e comprendo la sua dichiarazione su Il Mattino di oggi dove invita i cittadini a non partecipare al voto rilevando la sordità e la cecità dei politici e conoscendola come uomo impegnato, come Buon Pastore e Operatore nel sociale, artefice di battaglie importanti per il bene del Mezzogiorno, ricordando con orgoglio la sua partecipazione, a metà degli anni novanta, al Convegno organizzato a Sant’Antonio Abate, dove ero giovane Sindaco, sulle devianze giovanili, Le confesso di non comprendere l’odierna Sua sollecitazione.
Le elezioni, regionali e comunali, che affrontiamo sono un appuntamento particolarmente importante; sono elezioni con il sistema delle preferenze, ed i politici a cui Lei si riferisce, quelli uscenti, sono stati eletti con questo sistema, quindi scelti dalla gente. Pur accettando il Suo “sfogo” mi permetto di farLe osservare che il non votare non influenza gli organi eletti e comporta il paradosso che altri decidano al nostro posto, quasi come se noi non ne fossimo capaci.
Non le sembra più idoneo, invece, invitare la gente ad una attenta scelta al momento del voto? Da politico, professionista e soprattutto genitore: insegnare a scegliere è il percorso migliore. Dopotutto anche fra il bene e il male si opera una scelta, ecco perché sono convinto che non scegliere non ci aiuta a costruire qualcosa di diverso, e speriamo di nuovo.
La gente ha oggi tanti problemi che vanno affrontati e risolti, l’astensione dal voto non mi sembra abbia mai risolto alcuna questione e la nostra storia conosce bene le drammatiche conseguenze del “non expedit”. Per quanto riguarda le Sue altre osservazioni, relative alla necessità di un forte cambiamento per il Sud, non posso che essere completamente d’accordo e Le confermo da subito la mia massima disponibilità.
Con la devozione di sempre Gioacchino Alfano