NEWS N. 7
(1) Alfano al Ppe: il PdL è il più grande partito d’Italia. Un milione di iscritti
”Sono davvero lieto di parlare e di portare la voce del piu’ grande partito italiano, che ha la maggioranza in Parlamento e oltre un milione di iscritti, e che ha inserito nel proprio statuto i valori fondanti del Ppe.
Nel mio Paese e’ nato un nuovo governo senza che il precedente fosse mai stato sfiduciato e senza che Berlusconi avesse perso le elezioni. E’ nato per la generosita’ del Cavaliere, e io sono qui per dire che il Ppe potra’ contare sul sostegno del Pdl”. Lo afferma il segretario del Pdl, Angelino Alfano, intervenendo al congresso del Ppe in corso a Marsiglia.
”Siamo il Paese di De Gasperi – prosegue – abbiamo una grande fede europeista e crediamo nell’Europa”.
”L’Unione europea si appresta a prendere decisioni importanti, che possano favorire la nascita e il rafforzamento del popolo europeo. Ecco perche’ queste decisioni bisogna prenderle tutti insieme, con il principio della compartecipazione e condivisione delle responsabilita’. Un metodo che puo’ rendere forte l’Europa”.
”La risposta che possiamo dare agli euroscettici – prosegue – e’ una sola e cioe’ piu’ Europa, attraverso una politica fiscale, economica e monetaria e attraverso una Banca centrale che sia nelle condizioni di compiere delle scelte.
Dobbiamo rilanciare poi insieme il sogno europeo e se prenderemo decisioni giuste, arriveremo agli Stati Uniti d’Europa”. E, sempre a margine del congresso del Ppe, Alfano parla della politica nazionale e della manovra-Monti: “chiedo al governo di alleggerire la botta sulle pensioni e casa senza stravolgere la manovra a saldi invariati”. E tra le idee c’è anche quella del cosiddetto “fattore famiglia” per quanto riguarda la tassazione dell’Ici. Poi rilancia una proposta, già avanzata mesi fa, di una costituente popolare in Italia che unisca tutti i moderati del nostro Paese: “questo e’ l’auspicio che faccio e il progetto a cui stiamo lavorando.
Mi rendo conto che non si possono fare banalizzazioni – prosegue riferendosi alla posizione dell’Udc – del resto non vogliamo risposte entro oggi. Tuttavia è evidente che l’esperienza della sinistra e, in generale, quella socialdemocratica in Europa e’ del tutto alternativa a quella popolare. Serve quindi una costituente popolare per unire quella maggioranza degli italiani che non si riconoscono nella sinistra”. E fa un annuncio: “siamo già al lavoro e a gennaio saremo in grado di avere un nuovo organigramma del partito”, spiegando che uno dei ruoli e’ stato già assegnato a Franco Frattini.
Alfano replica poi all’invito rivoltogli da Buttiglione ad uscire dall’ombra di Berlusconi perché all’ombra delle querce non crescono platani ma solo funghi, affermando: “lui non e’ uno specialista del gioco di luci e ombre perché rispetto a noi e’ un bonsai”.
Crisi: Berlusconi, l’Italia fa la sua parte, manovra migliorabile
“L’Italia sta facendo la sua parte” per consentire all’Europa di uscire dalla crisi, “con questo provvedimento che una sola coalizione politica non poteva approvare e non poteva fare quello che abbiamo deciso dolorosamente di fare”. Lo dice Silvio Berlusconi arrivando al vertice Ppe di Marsiglia. Alla domande dei giornalisti che chiedevano se la manovra si puo’ migliorare, l’ex presidente del Consiglio ha risposto che “tutto e’ migliorabile: nel sistema italiano, per la nostra architettura istituizionale, il governo suggerisce e il Parlamento, che discute, decide e vota”. E ancora: “Se non si arrivera’ a dare alla Bce un ruolo di ultima garanzia, che garantisca i debiti sovrani degli Stati, non si arrivera’ a nessuna soluzione”.
PdL/Regolamento di incompatibilità per dirigenti e parlamentari
Il segretario del Pdl Angelino Alfano ha inviato ai coordinatori e vicecoordinatori regionali, provinciali e comunali del partito, oltre che ai parlamentari nazionali ed europei, ai consiglieri regionali, provinciali e comunali, il nuovo Regolamento sulle incompatibilita’ che entrera’ in vigore in occasione dello svolgimento dei prossimi Congressi provinciali e di grande citta’. Si tratta di un regolamento con cinque articoli e due norme transitorie, e che prevede una serie di incompatibilita’ tra cariche all’interno del partito, tra cariche nel partito e nelle istituzioni, tra cariche nel partito e in Cda di societa’ partecipate dallo Stato o dagli enti locali.
(2) – Manovra/Ora pretendiamo la crescita
Dopo aver fatto trangugiare agli italiani un bibitone di tasse senza precedenti (con la Confindustria che per questo pubblicava manifesti contro il centrodestra, e adesso si limita a qualche pudibonda osservazione), ora chiediamo al governo tecnico di darsi da fare rapidamente per la crescita. Anzi: lo pretendiamo.
Mario Monti è nelle condizioni migliori. Ha di fronte a sé intere praterie. Come premier di un governo tecnico non deve rispondere alla politica e ai sindacati, se non rispettando come ha detto la sovranità del Parlamento e concertando con le confederazioni, ma senza obblighi. Ha una squadra di ministri con punte di assoluta competenza e livello – un nome su tutti, Corrado Passera – che a loro volta non dipendono da partiti né da coalizioni.
Infine ha il terreno in gran parte spianato da quanto fatto o avviato dal governo di Silvio Berlusconi.
Dunque ci aspettiamo che si muova fin da gennaio su tre direttrici: riforma del mercato del lavoro, grandi opere e privatizzazioni. In aggiunta, deve portare avanti la sburocratizzazione e la valorizzazione dell’amministrazione pubblica secondo criteri meritocratici, per liberare il Paese dai vincoli inutili dello Stato e per spezzare le catene che costringono la libera iniziativa.La riforma del lavoro è un impegno che lo stesso Monti ha confermato martedì sera.
Il percorso è quello messo nero su bianco dalla Bce, e dal governo Berlusconi con l’Unione europea, e prevede il superamento della statuto dei lavoratori: contratto unico ed a tempo indeterminato per tutti, soprattutto per i giovani e le donne, e possibilità di licenziamento per cause economiche.
Così si è rimessa in piedi, sotto Schroeder, la Germania, che aveva la più forte tradizione di cogestione sindacale del mondo.
Punto due, le grandi opere. Passera ha detto di aver trovato i cassetti pieni di progetti già pronti.
E’ un grande banchiere ma soprattutto un grande imprenditore: sa dunque dove mettere le mani e come. Punto tre, le privatizzazioni e le liberalizzazioni. Una delle prime grandi operazioni di Berlusconi fu l’Alitalia, e proprio Passera ne è stato un convinto protagonista: ce lo siamo dimenticati? Dunque, messi come ha detto i conti pubblici al sicuro, il tecno-governo agisca subito sull’altro fronte. Un paese non vive di solo spread e di solo rigore. Ancora meno di stangate sulle case e sulla benzina che impressionano la Merkel e Sarkozy. L’Italia ha accettato il salasso di questi giorni in cambio della promessa di lavoro, di crescita e di impresa. Nessuno dimenticherà questo impegno.
(3) – Manovra/ora tocca all’Europa
L’Italia ha fatto la sua parte. La manovra varata dal governo Monti garantisce il raggiungimento dell’equilibrio dei conti pubblici entro il 2013 e sarà approvata dal Parlamento nonostante il fatto che, a mano a mano che si approfondiscono i dettagli, emerge il fatto incontestabile che per tre quarti è composta da nuove tasse (e per di più pesanti perché concentrate) e per un quarto da tagli.
Emerge anche che l’equità è piuttosto rarefatta e spostata come effetto futuro. Quanto allo sviluppo, a prescindere dalle facilitazioni fiscali concesse alle imprese che assumono donne e giovani, essa rinvia a un “secondo tempo”, in omaggio a una prassi consolidata, come ha rilevato criticamente Angelo Panebianco sul Corriere della Sera.
Ora non sarà più possibile accusare il nostro Paese di mettere in grave pericolo l’euro e il processo di integrazione europea, dopo lo sforamento del 3% del deficit già compiuto da Francia e Germania. Tutti i paesi europei, in varia misura e con diverse modalità, hanno le loro responsabilità, come conferma la stretta sorveglianza messa in atto da Standard&Poor’s su ben quindici Paesi. Il vertice europeo di oggi e domani non dovrà quindi essere l’occasione per reciproche accuse ma per trovare soluzioni buone e praticabili per tutti.
Questo quadro si rispecchia nelle parole di Silvio Berlusconi: non è la nostra manovra ma bisogna approvarla. Dallo stato di necessità al senso pieno di responsabilità, dagli obiettivi di parte all’obiettivo generale. E non c’è dubbio che quanto verrà detto e deciso a Bruxelles si rifletterà sul Parlamento italiano, sul dibattito che precederà la conversione in legge del decreto. Perché è un fatto che l’Eurozona, in questi primi dieci anni di euro, è gradualmente scivolata verso un forte rallentamento della crescita, che non si può certo imputare ai conti truccati della Grecia, ed è anche un fatto che la crisi dei debiti sovrani ha solo portato alla luce alcuni difetti di impostazione che il vertice dovrà analizzare e correggere. Ma tenendo conto di tutti i dati, compreso quello, non secondario, che indica che se il debito pubblico dell’Italia è elevato, non così è quello privato, diversamente da ciò che accade in altri grandi Paesi europei. Anche in sede europea bisognerà amalgamare rigore e crescita poiché solo da questo amalgama usciranno rafforzate l’equità e la cooperazione.
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