NEWS N. 2
(1) – Alfano: votiamo compatti la fiducia
Stralci dell’intervento del segretario del Popolo della Libertà, on. Angelino Alfano alla Camera dei Deputati per la fiducia al Governo Monti
Signor presidente,
Onorevoli colleghi,
voteremo compatti la fiducia al governo presieduto dal senatore Monti e formato da ministri degnissimi della funzione cui va il nostro augurio di buon lavoro, voteremo la fiducia nonostante il peccato originale che affligge qualunque esecutivo che non sia espressione di una forte legittimazione diretta, popolare, elettorale. E’ un sacrificio sul piano dei principi, ma è anche una scelta razionale che abbiamo compiuto, con un atto di responsabilità. Con un atto di responsabilità in primo luogo del Presidente Silvio Berlusconi cui va la gratitudine del Popolo della Libertà per l’atto d’amore per l’Italia compiuto nel momento in cui era più difficile compierlo, senza mai essere sfiduciato in quest’Aula e godendo di un’ampia maggioranza al Senato.
Non credo di dover spendere parole inutili per ribadire quanto il mondo, gli europei e gli italiani, e la classe dirigente riunita in questo Parlamento, hanno ampiamente compreso: non le decisioni corrette e coraggiose del governo italiano, fatti salvi gli errori e le omissioni che capitano a tutti, ma la cattiva gestione politica e finanziaria della crisi dell’euro ha determinato un’emergenza e una tendenza negativa che dura e che si allarga ogni giorno di più verso il nord dell’Europa.
Chi ha stappato champagne per le dimissioni del presidente Berlusconi ora è chiamato dalla forza dei numeri a riaversi dalla sbronza e a cercare di rimettersi i panni della sobrietà e dell’intelligenza delle cose, oltre la demagogia e la propaganda.
Il principale compito di questa classe dirigente eletta dal popolo, e del governo tecnico e d’impegno nazionale che siamo lealmente impegnati a far nascere, è quello di trasformare l’euro in una vera moneta comune, dotata di una vera Banca centrale capace di difendere, come prestatore di ultima istanza, investimenti, risparmi e lavoro in tutto il continente.
Abbiamo il dovere di dirlo con chiarezza: l’euro sta fallendo la sua prima grande prova. Quella nata dalle tensioni di mercato sul debito privato e dalla catena funesta dei derivati e progredita con l’attacco al debito sovrano di molti Paesi europei. Siamo chiamati ad una gigantesca opera di riconversione del sistema monetario che implicherà, come la cancelliera Merkel ha riconosciuto giusto ieri, anche la revisione dei trattati e il cambiamento statutario dell’istituto di emissione di Francoforte.
Il primo grande impegno sul quale il governo sarà misurato è la capacità di esprimere una politica estera ed europea all’altezza della situazione.
Sono, siamo d’accordo con lei, presidente Monti: l’Europa siamo noi. Affinché questa non risulti una petizione di principio occorre però che la armonizzazione delle politiche dei singoli stati si accompagni a una svolta democratica in grado di dare all’Unione europea quel che non ha mai avuto: un’autorità politica sopranazionale che sia effettivamente fondata sull’esercizio di poteri democratici, controllabili dai cittadini. Una moneta comune è tale solo se c’è l’impegno comune a difenderla dagli appetiti legittimi dei mercati finanziari e dalla speculazione.
Una moneta comune è tale solo se nella fiducia reciproca, in una mutua cooperazione, gli stati dell’Unione sono in grado di proteggere e promuovere prospettive di crescita fondate sull’accesso al credito, sulla propensione agli investimenti, e sulla libertà d’impresa e di lavoro.
Emergenza nata dalla crisi dell’euro
Occorreva ed occorre, in questo scenario di drammatica urgenza, una tregua fattiva e operosa, dopo anni di infausta conflittualità senza confini e senza rispetto per la dimensione alta e nobile della politica, un disastroso dilagare di settarismi inconcludenti, lontani dal sentire della nazione. Il fossato di credibilità tra gli italiani e la politica cresceva ogni giorno di più perché questo tipo di conflitto impediva il regolare funzionamento delle istituzioni.
In quelle condizioni, di fronte alla proposta del Presidente della Repubblica – che pure ci aveva lasciata aperta la strada del voto manifestandosi indisponibile a far nascere un governo privo del nostro consenso e di ciò gli diamo atto in quest’Aula solennemente – di fronte alla proposta del Presidente della Repubblica si è rivelato necessario prendere tempo e rinunciare provvisoriamente all’esercizio del diritto fondamentale in ogni democrazia. Quello stesso diritto che gli spagnoli, i portoghesi, i greci, gli irlandesi, gli islandesi stanno esercitando o hanno esercitato in condizioni di crisi finanziaria molto superiori alle nostre.
Ora la tregua va gestita con moderazione, con prudenza politica, con leale convinzione nella bontà della soluzione prospettata, e con autentica fiducia verso il Presidente del Consiglio che ha ricevuto pubbliche congratulazioni dai vertici del partito e del gruppo parlamentare del Ppe in Europa e ciò a testimonianza della sua collocazione culturale nell’ambito delle grandi famiglie politiche europee.
Dobbiamo procedere a riforme capaci di togliere il gesso del corporativismo e dell’iniquità sociale all’economia italiana, immettendo robuste dosi di libertà d’iniziativa e rimuovendo ostacoli alla crescita che avevamo puntualmente indicato come priorità all’inizio della legislatura. E’ un compito decisivo, per il quale non mancherà l’apporto, politico e se mi permettete anche tecnico, delle migliori esperienze legislative e di governo che hanno segnato la storia degli ultimi tre anni nel campo della:
lotta alla criminalità organizzata,
della tenuta dei conti pubblici,
dell’impostazione della riforma fiscale,
della riforma del mercato del lavoro e dell’istruzione,
e di molte altre priorità e che ci hanno infine condotto:
– alla formulazione del pareggio di bilancio per il 2013,
– all’avanzo primario migliore tra i nostri partner,
– a un tasso di disoccupazione inferiore a quello dei concorrenti,
– e alla difesa in generale dei fondamentali di un’economia solida, il cui storico sovraccarico di debito pubblico è oggi sotto forte attacco dei mercati finanziari.
Nel discorso del Presidente del Consiglio si riscontrano espliciti ed impliciti riconoscimenti del fatto che il governo uscente, e la sua coalizione di maggioranza, lasciano un Paese che ha storici progressi da compiere, ma non una storia da rinnegare.
Siamo lieti di lasciarlo in buone mani.
Se dobbiamo togliere il gesso all’economia, e cercare la strada di un rilancio dello sviluppo e di un risanamento che disboschi i privilegi e le rendite passive, non dobbiamo però ingessare la politica democratica, la libertà di iniziativa e di dialogo di partiti e movimenti, la capacità di far vivere il significato della democrazia nella società. Questo sarebbe un errore imperdonabile per tutti. Per noi Popolo delle libertà e per i nostri avversari della sinistra come per la componente politica centrista.
Questo è un governo tecnico, politicamente legittimato da un voto del Parlamento, ma non è un governo delle larghe intese o di compromesso storico. Nelle prossime settimane e mesi sarà all’opera una coalizione della responsabilità e dell’ “impegno nazionale”, come ha detto il presidente Monti, ma non una riedizione di esperienze passate che nell’Italia della riforma maggioritaria non devono riemergere. Sarebbe il morto che afferra il vivo, sarebbe la riedizione della storia, una volta come tragedia e la seconda volta come farsa.
Ci sono delle cose iscritte nel dna della parte d’Italia che, insieme agli amici della Lega nord che vogliamo restino tali e a settori moderati che non facevano parte della maggioranza di governo uscente, si è riconosciuta in un lungo percorso riformatore.
Bene l’agenda europea, no alla patrimoniale
Noi siamo contrari, e lo rimarremo, a interventi economici che rafforzino il peso dello stato sulla vita dei cittadini, peso politico e fiscale insieme, compromettendo i beni e i risparmi delle famiglie.
Il grande sforzo nazionale deve essere indirizzato verso obiettivi compatibili con i conti dell’emergenza, ma in un contesto di libertà e di rispetto per un popolo che si esprime in un’imprenditoria tra le più operose e avanzate del mondo occidentale, e una capacità di lavoro e di competenza nell’industria e nei servizi che non temono confronti.
Dobbiamo muoverci con ottimismo responsabile, con la forza di trascinamento di una fiducia che provvedimenti ambigui o decisamente punitivi potrebbero scalfire.
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Monti: apprezzo il senso di responsabilità di Berlusconi
Sono colpito dalla cortesia di Letta, rispettato da tutti
”Ringrazio il presidente Silvio Berlusconi di cui ho molto apprezzato il senso di responsabilita’ istituzionale e da parte sua il contributo a rendere, per quanto possibile, semplice questa successione a Palazzo Chigi”. Lo afferma il premier Mario Monti nel suo intervento alla Camera.
“Sono colpito dal fatto che sia ieri sia oggi, una persona che so essere molto rispettata da tutti, mi ha usato la grande cortesia di essere presente nella tribuna del Senato e della Camera per ascoltarmi. Si tratta del dottor Gianni Letta”. E’ il riconoscimento tributato dal premier Mario Monti all’ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.
“Letta ha ricevuto in questi giorni apprezzamenti più elevati istituzionalmente del mio – aggiunge Monti riferendosi alle parole del capo dello Stato Giorgio Napolitano – ma mi permetto di associarmi a queste espressioni”.
Dall’Aula si è levato un applauso unanime, tutti i deputati si sono alzati in piedi per applaudire, Gianni Letta si è anche lui alzato ed ha chinato il capo per ringraziare Monti e l’Aula.
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