“Dopo 12.700 attentati, 491 morti, 5.445 feriti a causa del terrorismo ora Marco Cappato – della lista Bonino – vorrebbe dare l’Ambrogino d’oro, il più tradizionale e ‘buono’ dei riconoscimenti milanesi all’ex terrorista Sergio D’Elia! Come Aldo Giovanni e Giacomo o Gualtiero Marchesi e Mons.Biffi, che hanno ricevuto il nobile premio nel 2010. E D’Elia non è nemmeno di Milano ma di Pontecorvo nel Lazio”.
Duro il Consigliere Carmine Abagnale, Presidente Associazione Nazionale Polizia di Stato, contro la proposta di Cappato. “Lo sanno tutti – aggiunge- che Marco Cappato sta in Consiglio Comunale non per fare politica, ma solo per ‘provocare’ Consiglio e Consiglieri sui temi che solo a lui stanno a cuore”.
“Sicuramente Sergio D’Elia ha pagato il suo conto con la giustizia e la società- spiega Abagnale, una vita al servizio delle Forse dell’Ordine, essendo ancora oggi poliziotto a Rho Fiera- ma il suo passato di terrorista di “Prima Linea” lo porterà sempre con se’ senza possibilità di cancellarlo così come non è possibile cancellare la morte del mio collega Fausto Dionisi anche se non attribuibile direttamente alla sua responsabilità. O la morte
“Ma forse – continua Abagnale- sarà lo stesso Sergio D’Elia a non accettare la designazione di Cappato che, ancora una volta, si dimentica d’essere seduto su uno scranno per servire la città e non per i suoi interessi di parte”.
Ferma la posizione di Abagnale sul “riciclo’’ di chi ha militato nel terrorismo: “Ci siamo opposti anche alla nomina a parlamentare di D’Elia inviando una petizione a al Presidente della Repubblica Napolitano”. Incessante il suo impegno “per non dimenticare le vittime della violenza di ogni colore e cercare la verità’’, come quando il 20 giugno scorso ha presentato con Gemma Calabresi l’iniziativa di Poste Italiane voluta da ANPS e API, Associazione Poliziotti Italiani, riguardante l’emissione di 1000 cartoline con annullo postale celebrative del 150° dell’Unità d’Italia, in omaggio ai caduti delle Forze dell’Ordine, cartolina che riprendeva la copertina del libro-memoriale di Giovanni Berardi, figlio del maresciallo ucciso dalle Brigate Rosse nel 1978 a Torino. “Il libro si chiude con l’elenco di tutte le vittime, 15 pagine dove la maggior parte dei nomi aspettano ancora giustizia”.