Politica

Gennaio 2012

“AREA C” UN FURTO AI MILANESI

Da |13 Gennaio 2012|

Provvedimento finalizzato solo a fare cassa!!!!

FIRMA PER CHIEDERNE L’ABOLIZIONE

Ti comunico che, con il movimento Non Remare Contro ha iniziato una raccolta
firme per l’indizione del referendum per l’abolizione dell’area C!!!

Ci potrai trovare:

sabato 14 gennaio

dalle ore 09 alle 13,00 in Piazza cantore angolo Via Papiniano (di fronte alla COIN)

dalle ore 14.00 alle ore 18.00 Largo Settimio […]

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SUL VIGILE URBANO AMMAZZATO IERI A MILANO

Da |13 Gennaio 2012|

Abagnale (PdL): “La politica di Pisapia sulla sicurezza e’ troppo  debole. Vogliamo il Patto Sicurezza!”

“Giace presso la Presidenza del Consiglio Comunale una mia  mozione sul Patto Sicurezza, che si  propone di mettere a disposizione delle Forze dell’Ordine mezzi e  fondi adeguati. Il vigile ucciso  ha dovuto affrontare  la situazione in completa solitudine, come accade […]

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Dicembre 2011

NEWS N. 10

Da |16 Dicembre 2011|

(1) – Alfano: noi dobbiamo fare le cose che fanno bene all’Italia e agli italiani

“È crollato il teorema barzellettesco, per non dire imbecille, di chi diceva che Berlusconi valeva 200 punti di spread”. È quanto dichiara il segretario del Pdl, nel corso della trasmissione Primaserata – Porta a Porta su Raiuno.

“Un economista addirittura in televisione fece un calcolo di quanto l’abbassamento di 100 o 200 punti di spread avrebbe beneficiato il Paese in termini di finanze pubbliche dall’uscita di scena dell’allora premier e chiamò quel differenziale tassa Berlusconi. Una volta dimessosi, doveva arrivare l’El Dorado. Invece non è stato così, la crisi è peggiorata”.

“Bisogna fare i conti con quella che è la realtà. Un’Europa che ha una banca centrale che, a differenza di quella americana, non può stampare moneta. I capi di Stato di Francia e Germania – sottolinea Alfano – neanche fanno in tempo a farci la consueta lezione che le agenzie di rating rischiano di ribassare il giudizio sugli Stati che si reputano maestri nel nostri confronti”.

“Questa storia secondo cui noi dobbiamo continuare a dire che ‘Lo facciamo perché ce lo dice l’Europa’ a me non va più bene. Siccome mi pare di capire che ‘ce lo dice l’Europa’ significa che ce lo dicono Francia e Germania che legittimamente fanno gli interessi dei loro popoli, la mia opinione è che noi dobbiamo fare le cose che fanno bene all’Italia e agli italiani e farle coincidere se possibile con quelle che ci chiede l’Europa. E non il contrario”.

Alfano propone poi di valutare ogni norma che viene prodotta dal governo e dal Parlamento secondo un criterio di “impatto generazionale” da inserire in Costituzione: “il bisogno di equità tra generazioni è una delle questioni chiave della riforma delle pensioni. Dobbiamo pensare che ci sono lavoratori e pensionati che hanno ampie e legittime difese e che ci sono giovani che non possono andare in pensione a 80 anni perché altri ci vanno a 55”.

“I giovani – ribadisce – non possono essere abbandonati all’idea che le nostre scelte sono a tutela di chi c’è ora e che queste scelte cadono su di loro”.

“Abbiamo sempre detto con chiarezza che non avremmo scrittola manovra come l’ha scritta il governo. Sulle pensioni abbiamo fatto un lavoro insieme ad altre forze parlamentari per alleggerire un approccio troppo duro venuto fuori dalla prima versione del decreto, e i risultati ci sono stati. Io avrei calcato di più la mano sul contributo di solidarietà da parte delle pensioni d’oro, arrivando al 25%”.

E sottolinea “l’importanza dell’introduzione del fattore famiglia” con la modifica della tassa sulla casa introdotta dal governo. Un intervento fatto per “attenuare la dura botta che il governo aveva dato. È un provvedimento importante non solo sul piano della sostanza, ma anche su quello simbolico: non era possibile trattare allo stesso modo una casa abitata da sole due persone e una con una famiglia numerosa”.

In precedenza, Alfano ha partecipato ad un convegno organizzato da ‘Fare Italia’  presso il tempio di Adriano a Roma: “noi intendiamo rafforzare in Italia tutte quelle forze che hanno rappresentato negli anni passati la maggioranza e che restando divise fanno un favore alla sinistra. Dobbiamo verificare se ci siano le condizioni per ricostruire quell’area dei moderati facendo un’alleanza che non escluda nessuno”.

Il segretario pidiellino si è richiamato all’Europa dove “sono presenti due grandi famiglie una di sinistra (che non discende dalla tradizione comunista come in Italia) e una moderata. In Italia non possono esserci sempre giochini. La politica noi non la concepiamo come i mattoncini lego che si compongono e scompongono in varie forme. Noi non giochiamo con le passioni e gli ideali”.

“Dal prossimo week end si apre una grande stagione democratica in cui a scegliere saranno gli iscritti al partito. Io non voglio nominare nessuno, aspetto che mi arrivino a Roma i fax in cui mi si comunichino solo le scelte”.

E ancora: “gli attori del 14 dicembre sono diventati la componente minoritaria del Terzo polo quando invece potevano essere maggioritari nel primo polo. Inoltre i loro leader non sono destinati ad un fulgido destino visto che l’unico protagonista è Casini che votò coerentemente con il suo ingresso in Parlamento. Si sconta un errore politico e cioè l’aver messo a repentaglio il bipolarismo, chi ha compiuto questo errore sta pagando un prezzo alto che sfiora la scomparsa. Si è trattato di un grande errore – ha concluso – che si è propagato su tutta la coalizione di centrodestra”.

(2) – Quella luna di miele calante

Tutti gli istituti di sondaggio sono concordi: la luna di miele tra Mario Monti e l’opinione pubblica rischia di finire prematuramente. I consensi, che un mese fa superavano il 70%, sono scesi appena intorno al 50. I cittadini, che si dicevano disposti ad affrontare sacrifici, oggi per quasi l’80% temono per i loro risparmi. E quel che è peggio credono poco che le prime misure del governo tecnico servano a salvarli.

Non si tratta quindi di pregiudizi politici, ma di giudizi pratici. I motivi.

Monti avrebbe dovuto far riguadagnare all’Italia posizioni in sede europea, o come era di moda dire allora, la “credibilità”. Ebbene, lo spread è risalito intorno a 500 punti; i nostri titoli pubblici vengono collocati a interessi sempre più salati. Ad ogni asta si raggiunge un nuovo record, ed a palazzo Chigi c’è Monti, non Berlusconi.

Che cosa poi voglia fare l’Europa, al cui ultimo vertice dell’8 e 9 dicembre Mario Monti è stato descritto come protagonista, non si capisce. Unica cosa certa, un ulteriore slittamento a marzo. Nel frattempo Angela Merkel continua a bocciare ogni strumento per fornire liquidità ai mercati.

Invece sappiamo come il tecno-governo si sta muovendo in casa nostra. Tasse, tasse, tasse. Secondo la Banca d’Italia la manovra nella prima versione era composta per due terzi da aggravi di imposte con un effetto recessivo di mezzo punto di Pil. Ora che sono spuntate altre gabelle – dai conti correnti alla benzina alle abitazioni legalmente possedute all’estero – è evidente che il conto si fa ancora più salato.

Ma soprattutto ciò che sconcerta è che Monti è stato chiamato d’urgenza per attuare gli impegni presi con l’Europa. Purtroppo tra quanto fatto finora non c’è nulla di tutto ciò: mercato del lavoro, crescita, liberalizzazioni. Ma non erano degli ultimatum?

Il Popolo della Libertà si è mostrato e si mostrerà responsabile verso il Paese e disponibile con Monti. Però chi può smentire che per distribuire tasse a pioggia non servivano bocconiani e banchieri, bastava qualche ragioniere?

[…]

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NEWS N. 9

Da |15 Dicembre 2011|

(1) – Analisi/L’incubo del debito francese pesa sul futuro dell’euro e dell’Italia

Il vertice di Bruxelles dello scorso fine settimana “non ha introdotto misure decisive per stabilizzare la zona dell’euro”. Questo è il commento generale alla riunione tempestosa che ha visto la Gran Bretagna di Cameron lasciare appunto l’Eurozona e anche qualcosa di più: in realtà, sta vacillando il sogno dell’Europa a ventisette membri, il mito della grande Europa allargata e proiettata verso il futuro. La crisi dell’euro purtroppo non è finita e nessuno è in grado di prevedere soprattutto quando, come e se finirà l’assalto della speculazione internazionale.

All’incertezza dei mercati si sommano infatti i negativi commenti di quelle agenzie di  “rating” che tanto hanno contribuito ad affossare la valutazione dei debiti sovrani. Molti si aspettano, a breve scadenza, una bocciatura della Francia: un taglio della tripla A, il massimo della fiducia degli investitori, attribuita fino adesso a Parigi, avrebbe ripercussioni a catena sull’euro. Ci potrebbe indurre a sostenere, con molta ragione, che la colpa di questa tempesta non è dell’Italia ma è globale, comprese dunque anche la Francia e la possente Germania. Ma sarebbe soltanto una vittoria di Pirro, una magra consolazione nel campo della politica nazionale contro una sinistra sempre più legata a un’ottica locale. Il danno futuro per l’euro e per tutti gli Stati europei si accrescerebbe, e la speculazione pur accanendosi contro i titoli di Stato francesi non lascerebbe certo in pace quelli italiani.

Che fare allora? Come innestare politiche virtuose di sviluppo e di rilancio dell’economia in presenza di misure fiscali e tagli di spesa che tendono a deprimere i consumi? Perché senza questi incentivi il futuro ci riserva soltanto recessione, calo di tutti gli indici e una sempre più grave situazione dal punto di vista della occupazione. Chi puntava tutto sul vertice di Bruxelles sottolinea come adesso la posizione britannica in difesa assoluta della City e dei suoi privilegi in campo finanziario si sia finalmente chiarita e come sia stata indicata una via per il mutamento dei trattati e quindi anche del ruolo della Banca Centrale europea. Ma i tempi di Bruxelles non hanno mai brillato per velocità, anzi. Le lentezze burocratiche, un ossequio eccessivo dei formalismi, le procedure molto complicate previste dalla presenza di così tanti Paesi membri, sono tutti elementi che tendono a rallentare i processi di difesa della moneta comune.

Saranno le prossime settimane, in coincidenza con l’avvio del nuovo anno, a dirci con chiarezza l’esito della grande battaglia per la difesa dei debiti sovrani. Tenendo conto che gran parte degli Stati coinvolti nella tempesta perfetta della speculazione non hanno più molte frecce nella loro faretra, perché più di tanti sacrifici rischiano di divenire alla fine insopportabili per la gente. In questa strettoia, quasi un passaggio delle Termopili, tra tagli già effettuati e rilancio economico ancora da mettere in moto, devono muoversi gli Stati europei e in particolare l’Italia. Sapendo bene che gli speculatori internazionali sono in grado di muovere capitali che raggiungono otto volte il livello totale dei Paesi più industrializzati.

(2) – Alfano: il nostro non è il partito delle tessere

Quella che si apre è una settimana ricca di appuntamenti e impegni per il Popolo della Libertà, come annuncia il segretario Angelino Alfano: “prosegue senza soste il rilancio del PDL. Sto mantenendo tutti gli impegni presi il primo luglio nel giorno della mia elezione:

1) questo fine settimana cominceranno i congressi provinciali e subito dopo verranno convocati quelli comunali.Il nostro è il partito dei tesserati e non delle tessere. Il partito fatto dal popolo.

2) è passato il principio secondo cui nessuno potrà avere più di un incarico, sarà vietato ricoprire contemporaneamente gli incarichi di assessore, presidente di provincia o sindaco e di partito. Una testa, una tessera, un voto, una sedia. Il rinnovamento va avanti.”

Alfano sottolinea anche che “da parte nostra non c’è alcun rallentamento sui tagli ai costi della politica e agli stipendi. Andiamo avanti è giusto così. Sarà il Parlamento ad assumersi la responsabilità della scelta, come ha già cominciato a fare sui vitalizzi. Su un tema così delicato il Parlamento non si faccia commissariare dal governo”.

Manovra/Rotondi, buon lavoro di Alfano, Pdl votera’ unito

”Alfano ha fatto un buon lavoro limando al massimo i provvedimenti pesanti della Manovra. Il suo atteggiamento e’ stato responsabile e condiviso da tutto il partito che, unito, la votera”’. Cosi’ Gianfranco Rotondi, membro dell’Ufficio di Presidenza del PdL. Però “il governo tenga conto delle sacche di disagio economico e sociale che ci sono nel Paese, altrimenti il rischio è che la manovra irrigidisca il sistema e non ne rilanci l’azione”.

(3) – Crisi/Dopo i sacrifici, crescita necessaria

La manovra di Monti porta la pressione fiscale al 45 per cento, un record storico, e quindi gli italiani pagheranno più tasse di sempre. Non solo: dalle case ai depositi, i nostri patrimoni saranno colpiti in maniera più o meno consistente.

Un esempio? L’Imu sulla prima casa – che prenderà il posto della vecchia Ici – insieme all’aumento della tassazione sulle seconde case e alla rivalutazione che farà volare in alto l’imponibile sulle rendite catastali (per un totale di 11 miliardi, nove dei quali resteranno allo Stato) porterà a un 60% in più che transiterà dalle tasche dei cittadini all’erario.

Quella delle pensioni, poi, con uno slittamento di sei anni dell’età pensionabile per i nati nel ’52 era una riforma che l’Europa chiedeva da tempo, e dunque andava fatta. E’ l’ora dei sacrifici per tutti, dunque, e nessuno dovrà tirarsi indietro. Il Pdl lo sta responsabilmente facendo, per far passare le misure di rigore economico a saldi invariati e prima di Natale, ma va detto subito che la prima manovra Monti non prevede misure per lo sviluppo, non aiuta le piccole e medie imprese e accentua l’invadenza dello Stato nella vita privata dei cittadini con una tracciabilità da Stato di polizia fiscale. Dunque, chiusa la fase uno, è indispensabile mettere mano alle misure per lo sviluppo. Anche su questo punto cruciale, esattamente come su quello del risanamento dei conti pubblici, non c’è un minuto da perdere.

Devono far riflettere i dati forniti dal governatore di Bankitalia, secondo i quali, oltre ad un pressione fiscale record, la manovra porterà un altro mezzo punto di calo del Pil. Sommandosi al meno 0,5 già previsto, si rischia un 2012 all’insegna delle recessione più nera. E lo scenario europeo non è certo migliore, con l’indecisionismo perenne che regna a Bruxelles a causa dei veti incrociati e con un direttorio franco-tedesco che fa acqua da tutte le parti. Sui mercati, poi, non sono alle viste schiarite di rilievo, visto che lo spread dei nostri titoli pubblici è risalito ben oltre quota 400, al di sopra cioè dei livelli del 5 agosto scorso, quando la Banca centrale europea inviò a Roma le sue condizioni ultimative con la famosa lettera.

Questa manovra era inevitabile, ma è l’ennesima che si è concentrata sul deficit e non sul debito, con 290 miliardi “prelevati” solo per correggere i disavanzi annuali. Una cifra che secondo Bankitalia e ministero dell’Economia corrisponde ad un sacrificio di 4.500 euro per ogni italiano.

Eppure il debito non scende, e continua ad oscillare intorno al 120 per cento del Pil.

Bene: è dunque l’ora di mettere mano alla dismissione del patrimonio pubblico che il governo Berlusconi aveva già concretamente impostato. Il valore in campo è di 1900 miliardi (proprio quanto il debito pubblico), e 700 di questi miliardi possono essere resi immediatamente fruttiferi. La parte immobiliare, ad esempio, vale 500 miliardi e di questi si può vendere in tempi brevi dal 5 al 10 per cento, cioè dai 4 ai 50 miliardi. E’ l’unico modo per uscire dalla spirale più tasse-meno consumi-meno gettito Iva-più disoccupazione-più spese sociali, che provocherebbe inevitabilmente – in futuro – nuovi buchi di bilancio.

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CARMINE ABAGNALE SULLA COMMEMORAZIONE DELLA STRAGE DI PIAZZA FONTANA

Da |14 Dicembre 2011|

Il Consigliere PdL lancia una battaglia contro gli sprechi a Palazzo Marino e propone di devolvere alla Polizia il gettone di presenza per le attività comunali di lunedì. “Invece di convocare un inutile Consiglio da 10mila euro, Pisapia si batta per la verità su tutte le stragi. E si diano più mezzi alle Forze […]

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