Politica

Dicembre 2011

NEWS N. 8

Da |12 Dicembre 2011|

(1) – Berlusconi: l’Italia ce la farà

Da Marsiglia, a margine del vertice del Ppe, Silvio Berlusconi difende l’Italia e la situazione dei conti pubblici, ‘consiglia’ a Monti di porre la fiducia sulla manovra, e chiede alla Bce di intervenire.

Manovra – “Tutto è migliorabile: nel sistema italiano, per la nostra architettura istituzionale, il governo suggerisce e il Parlamento, che discute, decide e vota. L’Italia ce la farà, non ho mai avuto dubbi, siamo il secondo Paese dopo la Germania, prima di Francia e Gran Bretagna, se sommiamo il debito pubblico e la finanza privata”. E ricorda come il risparmio privato soprattutto delle famiglie in Italia sia molto alto. Molto più alto degli altri Paesi europei. E dunque se pure abbiamo un debito pubblico a livelli spaventosi, i due dati si avvicinano quasi a compensarsi.

Crisi – “L’Italia sta facendo la sua parte per consentire all’Europa di uscirne”. Per questo, la manovra sta dando i suoi risultati: “ci stiamo riuscendo con questo provvedimento che una sola coalizione politica non poteva approvare”.

Ici e Chiesa – “So che tutte le risorse che la Chiesa risparmia le dà in opere di aiuto a chi ha bisogno, su questo quindi ho lasciato ai membri del mio partito piena libertà”.

Frequenze TV – “C’è molta freddezza sull’ipotesi di indire un’asta le frequenze per il digitale terrestre, io non ho un’opinione, ma temo che se ci fosse da fare una gara potrebbe essere veramente disertata da molti”.

Bce – “Se non si arriverà a dare alla Banca Centrale Europea un ruolo di ultima garanzia, e cioè che possa gestire i debiti sovrani degli Stati non si risolverà nessuna situazione”.

Merkel e Sarkozy – Infine, a chi gli chiede se i rapporti con i due leader europei siano tornati positivi: “abbiamo chiarito, non c’è mai stato un problema. Ci sono state nel frattempo numerose telefonate tra noi”.

(2) – Analisi/A Bruxelles le speranze nell’euro, a Marsiglia la certezza del partito europeo

Speriamo che ancora una volta, giunti sull’orlo del precipizio, i leader dell’Unione Europea incontrino quell’attimo fuggente di saggezza che in altre difficili occasioni li ha portati comunque all’accordo. Speriamo che la difesa, pure obbligata, dell’euro non finisca per stravolgere l’Europa. Intanto la Francia continua a lanciare pesantissimi allarmi sul futuro dell’euro; la Gran Bretagna dice che non firmerà mai accordi che mettano a rischio la City di Londra e i suoi affari; la Germania insiste con i suoi “no” ripetuti contro ogni cambiamento, sia esso rappresentato dagli Eurobond sia da un ruolo diverso della Banca Centrale Europea più simile a quello della Riserva Federale americana. La reazione dei mercati finanziari al vertice europeo di Bruxelles, di fronte alle solite indecisioni, è stata di insolita durezza: gli “spread”, il differenziale tra i titoli di Stato tedeschi e quelli degli altri Paesi europei, sono saliti alle stelle, addirittura a quota 440 in Italia, mentre i titoli bancari, puniti a loro volta da una dichiarazione del Governatore della Banca Centrale, crollavano in tutte le Borse.

In questo fine settimana in cui la paura torna ad affacciarsi in tutto il continente, anche il vertice del Partito Popolare europeo a Marsiglia ha registrato l’acuirsi del dissidio tra Francia e Germania, come ha raccontato il Presidente Berlusconi ai suoi deputati riuniti per salutarlo al rientro in una grande assise europea. Proprio l’acuirsi di tale dissidio ha reso difficile anche qui trovare un accordo sul rilancio di questo grande partito popolare, il più forte del continente, anche in vista delle prossime elezioni in Francia e Germania dove i sondaggisti preannunciano che i rispettivi membri del Ppe al potere rischiano di uscire puniti dagli effetti negativi della crisi finanziaria globale sull’opinione pubblica.

Le soluzioni europee di cui si parla in queste ore, soprattutto una eventuale divisione tra Eurozona a diciassette e Unione Europea a ventisette, certamente non favoriscono lo spirito d’intesa neanche all’interno delle formazioni politiche. Ma la riunione di Marsiglia ha fornito, comunque, indicazioni importanti. Da un lato, il riconfermato ruolo del Presidente Berlusconi nel consesso dei leader dell’Europa, quasi a smentire, se ve ne fosse stato bisogno, le critiche maligne di certi giornali e di certi opinionisti. Dall’altro lato, la riconferma del ruolo insostituibile del Popolo della Libertà all’interno della grande compagine dei popolari d’Europa.

È venuto da Marsiglia l’apprezzamento di tutti per un partito che può vantare un milione duecentomila iscritti e la guida di un segretario giovane e ben preparato, proiettato verso il futuro e verso anche una vittoria più che probabile nelle elezioni che si terranno alla fine del periodo destinato al Governo tecnico, quelle elezioni che al momento bon promettono nulla di buono negli altri Stati membri del Ppe. Certamente, dai vertici di Marsiglia e di Bruxelles esce un’altra robusta e netta considerazione: la linea indicata dal nostro Governo è quella che proprio in queste ore si riconferma esatta. Non vi era prima né vi è adesso un modello tedesco da seguire, non ci sono miracolose locomotive, la strada dello sviluppo economico è difficile per tutti.

Manovra/Cicchitto: il PdL insiste sulla modifica per l’Ici

”L’obiettivo del Pdl e’ arrivare innanzitutto a un punto fermo, perche’ il quadro economico internazionale non mi sembra affatto rassicurante. Noi avremmo scritto questo decreto in maniera diversa, ma auspichiamo che ci siano alcune, se pur limitate, modifiche alla manovra, in primo luogo sull’Ici”. Il capogruppo alla Camera del Pdl, Fabrizio Cicchitto, parlando a Montecitorio, ribadisce la necessita’ di modifiche della manovra sulla casa.

”Nel testo -dice Cicchitto- ci sono altri errori e distorsioni ma non hanno un particolare significato politico. Si vede, comunque, che il decreto e’ stato scritto in grande fretta. Noi chiediamo modifiche sull’Ici al fine di ridurre il peso sulle famiglie numerose e sui giovani, magari che hanno acceso un mutuo”.

E ancora: ”il problema dei costi della politica va affrontato con rigore ma anche con senso di equilibrio. I municipi costituiscono un elemento istituzionale della democrazia comunale nelle grandi citta’. Allora e’ giusto ridurre i costi anche di queste strutture che per esempio a Roma gestiscono gli interessi e le esigenze, territorio per territorio, di circa 200-300 mila persone, ma essi non possono essere totalmente annullati. Ricordiamo in ogni caso che i costi inerenti i Municipi sono stati gia’ fortemente ridimensionati a seguito di due precedenti interventi”.

(3) – Noi sempre decisivi per il governo

Il Pdl ha conquistato una centralità politica sia nel Ppe, come si è visto a Marsiglia, sia nei confronti del governo tecnico di Monti. Ciò è frutto della validità della scelta di sostenere il nuovo governo e del senso di responsabilità dimostrato dal Presidente Berlusconi. Il nuovo profilo politico di Berlusconi, inoltre, privo di risentimenti e ispirato unicamente al bene dell’Italia, è apprezzato e piace alla gente, che si è dimostrato un vero uomo di Stato. Anche il nuovo corso del Pdl, impersonato con efficacia da Alfano, ha un notevole successo e rappresenta un motivo di forza e di speranza nel futuro. Questo quadro spiega le ragioni per le quali il Pdl, dopo le dimissioni del governo, non è stato relegato ai margini della scena politica, come molti probabilmente si auguravano. In primo luogo, non è accaduto questa volta il fenomeno che si era registrato con il governo Dini, che era di fatto divenuto un governo della sinistra, complice il ruolo del Presidente Scalfaro.

Oggi la maggioranza che sostiene il governo Monti è rappresentata dal Pdl, dal Pd e dal Terzo polo, senza che nessuno prevalga né dal punto di vista politico né da quello dei contenuti dell’azione del governo. Anzi, dal punto di vista politico il ruolo del Pdl e del Pd è senz’altro più netto di quello del terzo polo di Casini, nonostante il tentativo leader dell’Udc di conquistarsi un ruolo di protagonista dell’operazione e di sostegno al governo.

Anche a livello europeo, l’autorevolezza del Presidente Berlusconi non è scalfita, come si evince dall’invito al vertice informale dei capi di stato e di governo svoltosi a Marsiglia. Anche Casini, con la sua assenza ai lavori del Ppe, ha dovuto riconoscere che il ruolo del Pdl resta fondamentale anche nell’ambito del Ppe. Speriamo che ne tragga le dovute conseguenze.

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NEWS N. 7

Da |9 Dicembre 2011|

(1) Alfano al Ppe: il PdL è il più grande partito d’Italia. Un milione di iscritti

”Sono davvero lieto di parlare e di portare la voce del piu’ grande partito italiano, che ha la maggioranza in Parlamento e oltre un milione di iscritti, e che ha inserito nel proprio statuto i valori fondanti del Ppe.

Nel mio Paese e’ nato un nuovo governo senza che il precedente fosse mai stato sfiduciato e senza che Berlusconi avesse perso le elezioni. E’ nato per la generosita’ del Cavaliere, e io sono qui per dire che il Ppe potra’ contare sul sostegno del Pdl”. Lo afferma il segretario del Pdl, Angelino Alfano, intervenendo al congresso del Ppe in corso a Marsiglia.

”Siamo il Paese di De Gasperi – prosegue – abbiamo una grande fede europeista e crediamo nell’Europa”.

”L’Unione europea si appresta a prendere decisioni importanti, che possano favorire la nascita e il rafforzamento del popolo europeo. Ecco perche’ queste decisioni bisogna prenderle tutti insieme, con il principio della compartecipazione e condivisione delle responsabilita’. Un metodo che puo’ rendere forte l’Europa”.

”La risposta che possiamo dare agli euroscettici – prosegue – e’ una sola e cioe’ piu’ Europa, attraverso una politica fiscale, economica e monetaria e attraverso una Banca centrale che sia nelle condizioni di compiere delle scelte.

Dobbiamo rilanciare poi insieme il sogno europeo e se prenderemo decisioni giuste, arriveremo agli Stati Uniti d’Europa”. E, sempre a margine del congresso del Ppe, Alfano parla della politica nazionale e della manovra-Monti: “chiedo al governo di alleggerire la botta sulle pensioni e casa senza stravolgere la manovra a saldi invariati”. E tra le idee c’è anche quella del cosiddetto “fattore famiglia” per quanto riguarda la tassazione dell’Ici. Poi rilancia una proposta, già avanzata mesi fa, di una costituente popolare in Italia che unisca tutti i moderati del nostro Paese: “questo e’ l’auspicio che faccio e il progetto a cui stiamo lavorando.

Mi rendo conto che non si possono fare banalizzazioni – prosegue riferendosi alla posizione dell’Udc – del resto non vogliamo risposte entro oggi. Tuttavia è evidente che l’esperienza della sinistra e, in generale, quella socialdemocratica in Europa e’ del tutto alternativa a quella popolare. Serve quindi una costituente popolare per unire quella maggioranza degli italiani che non si riconoscono nella sinistra”. E fa un annuncio: “siamo già al lavoro e a gennaio saremo in grado di avere un nuovo organigramma del partito”, spiegando che uno dei ruoli e’ stato già assegnato a Franco Frattini.

Alfano replica poi all’invito rivoltogli da Buttiglione ad uscire dall’ombra di Berlusconi perché all’ombra delle querce non crescono platani ma solo funghi, affermando: “lui non e’ uno specialista del gioco di luci e ombre perché rispetto a noi e’ un bonsai”.

Crisi: Berlusconi, l’Italia fa la sua parte, manovra migliorabile

“L’Italia sta facendo la sua parte” per consentire all’Europa di uscire dalla crisi, “con questo provvedimento che una sola coalizione politica non poteva approvare e non poteva fare quello che abbiamo deciso dolorosamente di fare”. Lo dice Silvio Berlusconi arrivando al vertice Ppe di Marsiglia. Alla domande dei giornalisti che chiedevano se la manovra si puo’ migliorare, l’ex presidente del Consiglio ha risposto che “tutto e’ migliorabile: nel sistema italiano, per la nostra architettura istituizionale, il governo suggerisce e il Parlamento, che discute, decide e vota”. E ancora: “Se non si arrivera’ a dare alla Bce un ruolo di ultima garanzia, che garantisca i debiti sovrani degli Stati, non si arrivera’ a nessuna soluzione”.

PdL/Regolamento di incompatibilità per dirigenti e parlamentari

Il segretario del Pdl Angelino Alfano ha inviato ai coordinatori e vicecoordinatori regionali, provinciali e comunali del partito, oltre che ai parlamentari nazionali ed europei, ai consiglieri regionali, provinciali e comunali, il nuovo Regolamento sulle incompatibilita’ che entrera’ in vigore in occasione dello svolgimento dei prossimi Congressi provinciali e di grande citta’. Si tratta di un regolamento con cinque articoli e due norme transitorie, e che prevede una serie di incompatibilita’ tra cariche all’interno del partito, tra cariche nel partito e nelle istituzioni, tra cariche nel partito e in Cda di societa’ partecipate dallo Stato o dagli enti locali.

(2) – Manovra/Ora pretendiamo la crescita

Dopo aver fatto trangugiare agli italiani un bibitone di tasse senza precedenti (con la Confindustria che per questo pubblicava manifesti contro il centrodestra, e adesso si limita a qualche pudibonda osservazione), ora chiediamo al governo tecnico di darsi da fare rapidamente per la crescita. Anzi: lo pretendiamo.

Mario Monti è nelle condizioni migliori. Ha di fronte a sé intere praterie. Come premier di un governo tecnico non deve rispondere alla politica e ai sindacati, se non rispettando come ha detto la sovranità del Parlamento e concertando con le confederazioni, ma senza obblighi. Ha una squadra di ministri con punte di assoluta competenza e livello – un nome su tutti, Corrado Passera – che a loro volta non dipendono da partiti né da coalizioni.

Infine ha il terreno in gran parte spianato da quanto fatto o avviato dal governo di Silvio Berlusconi.

Dunque ci aspettiamo che si muova fin da gennaio su tre direttrici: riforma del mercato del lavoro, grandi opere e privatizzazioni. In aggiunta, deve portare avanti la sburocratizzazione e la valorizzazione dell’amministrazione pubblica secondo criteri meritocratici, per liberare il Paese dai vincoli inutili dello Stato e per spezzare le catene che costringono la libera iniziativa.La riforma del lavoro è un impegno che lo stesso Monti ha confermato martedì sera.

Il percorso è quello messo nero su bianco dalla Bce, e dal governo Berlusconi con l’Unione europea, e prevede il superamento della statuto dei lavoratori: contratto unico ed a tempo indeterminato per tutti, soprattutto per i giovani e le donne, e possibilità di licenziamento per cause economiche.

Così si è rimessa in piedi, sotto Schroeder, la Germania, che aveva la più forte tradizione di cogestione sindacale del mondo.

Punto due, le grandi opere. Passera ha detto di aver trovato i cassetti pieni di progetti già pronti.

E’ un grande banchiere ma soprattutto un grande imprenditore: sa dunque dove mettere le mani e come. Punto tre, le privatizzazioni e le liberalizzazioni. Una delle prime grandi operazioni di Berlusconi fu l’Alitalia, e proprio Passera ne è stato un convinto protagonista: ce lo siamo dimenticati?  Dunque, messi come ha detto i conti pubblici al sicuro, il tecno-governo agisca subito sull’altro fronte. Un paese non vive di solo spread e di solo rigore. Ancora meno di stangate sulle case e sulla benzina che impressionano la Merkel e Sarkozy. L’Italia ha accettato il salasso di questi giorni in cambio della promessa di lavoro, di crescita e di impresa. Nessuno dimenticherà questo impegno.

(3) – Manovra/ora tocca all’Europa

L’Italia ha fatto la sua parte. La manovra varata dal governo Monti garantisce il raggiungimento dell’equilibrio dei conti pubblici entro il 2013 e sarà approvata dal Parlamento nonostante il fatto che, a mano a mano che si approfondiscono i dettagli, emerge il fatto incontestabile che per tre quarti è composta da nuove tasse (e per di più pesanti perché concentrate) e per un quarto da tagli.

Emerge anche che l’equità è piuttosto rarefatta e spostata come effetto futuro. Quanto allo sviluppo, a prescindere dalle facilitazioni fiscali concesse alle imprese che assumono donne e giovani, essa rinvia a un “secondo tempo”, in omaggio a una prassi consolidata, come ha rilevato criticamente Angelo Panebianco sul Corriere della Sera.

Ora non sarà più possibile accusare il nostro Paese di mettere in grave pericolo l’euro e il processo di integrazione europea, dopo lo sforamento del 3% del deficit già compiuto da Francia e Germania. Tutti i paesi europei, in varia misura e con diverse modalità, hanno le loro responsabilità, come conferma la stretta sorveglianza messa in atto da Standard&Poor’s su ben quindici Paesi. Il vertice europeo di oggi e domani non dovrà quindi essere l’occasione per reciproche accuse ma per trovare soluzioni buone e praticabili per tutti.

Questo quadro si rispecchia nelle parole di Silvio Berlusconi: non è la nostra manovra ma bisogna approvarla. Dallo stato di necessità al senso pieno di responsabilità, dagli obiettivi di parte all’obiettivo generale. E non c’è dubbio che quanto verrà detto e deciso a Bruxelles si rifletterà sul Parlamento italiano, sul dibattito che precederà la conversione in legge del decreto. Perché è un fatto che l’Eurozona, in questi primi dieci anni di euro, è gradualmente scivolata verso un forte rallentamento della crescita, che non si può certo imputare ai conti truccati della Grecia, ed è anche un fatto che la crisi dei debiti sovrani ha solo portato alla luce alcuni difetti di impostazione che il vertice dovrà analizzare e correggere. Ma tenendo conto di tutti i dati, compreso quello, non secondario, che indica che se il debito pubblico dell’Italia è elevato, non così è quello privato, diversamente da ciò che accade in altri grandi Paesi europei. Anche in sede europea bisognerà amalgamare rigore e crescita poiché solo da questo amalgama usciranno rafforzate l’equità e la cooperazione.

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NEWS N. 6

Da |1 Dicembre 2011|

(1) – Alfano; Monti? Esecutivo di tregua prepara il terreno al nostro successo

“Le piu’ grandi soddisfazioni da ministro della Giustizia sono state le leggi antimafia e la riforma del processo civile”. Lo dice il segretario del Pdl ed ex Guardasigilli, Angelino Alfano, alla presentazione, a Roma, del suo libro “La mafia uccide d’estate”.

“Noi combattiamo tutti, come Paese, contro la mafia. Per noi stiamo tutti dalla stessa parte. Ma da parte della sinistra no: difficile trovare riconoscimenti da parte loro quando noi abbiamo vinto queste battaglie”.

A una domanda di Vespa sul titolo del libro, Alfano ha risposto che e’ stata “un’idea delle donne e degli uomini della Mondadori, che si sono detti colpiti dal moto interiore che c’era in me. Lottare contro la mafia era il mio sogno fin da ragazzo e ringrazio la Provvidenza e l’allora premier Berlusconi di avermelo lasciato fare”.

Spazio poi ai temi di attualità politica: “il governo Monti non e’ un’alleanza con la sinistra. È un governo di tregua e di emergenza che, per quanto ci riguarda, prepara il terreno al successo del centrodestra. Il nuovo premier proporra’ un mix di misure: alcune non ci faranno gioire e alcune saranno del nostro programma. Vedremo ciò che ci presentera’ il Governo”.

“E’ positivo il metodo Monti: quello della consultazione. E’ l’unico metodo che potra’ tenere in piedi il governo. Noi siamo al lavoro per l’Italia e prepariamo il futuro per un governo eletto dal popolo e che sara’ del Pdl”.

Sulle intercettazioni “una legge ci vuole, e lo penso ancora. Ci siamo battuti contro le caste dei giornalisti e dei magistrati, mentre la privacy non e’ difesa da alcuna lobby ma riguarda tutti i cittadini italiani. Il settore giustizia e’ una treccia di corporativismi e scioglierla e’ difficilissimo. Ma ci proveremo –conclude- ancora per il bene della liberta’”.

(2) – “Merkel e Sarkozy non facciano i maestrini”

“Il sostegno al governo Monti e’ un atto di coraggio del Pdl e del Pd”. Lo dice il segretario politico del Pdl, Angelino Alfano, ospite di “Ballaro'”, su Raitre. Alfano ribadisce che “nei prossimi giorni” incontrera’ il nuovo premier, che gli illustrera’ le misure che intende prendere il governo. Nessuna contrapposizione a priori al nuovo esecutivo, dunque, ma anche un no deciso a qualsiasi ipotesi di reintroduzione della patrimoniale: “sosteniamo il governo per via dell’emergenza economico-finanziaria e per il bene degli italiani, ma intervenire sul patrimonio significa tassare quei beni due volte, sarebbe odioso “.

E spiega: “abbiamo una ostilita’ ad aumentare le imposte, riteniamo che sia un modo di impoverire i cittadini e di limitare la loro liberta’. Diciamo no a ulteriori tributi, se ci sono sacrifici vanno fatti con equita’”.

Da Alfano, inoltre, una netta presa di posizione sui leader di Francia e Germania: “non accetto che in un’Europa a 27 ci siano la Merkel e Sarkozy che si atteggiano a maestrini. Siamo trattati da scolaretti, e rifiuto il loro giudizio. L’Europa deve cambiare profilo. Non ci sto a mettere l’Italia sotto la Germania”.

E replica a chi profetizzava un cambiamento della situazione economica italiana solamente a patto che Berlusconi lasciasse Palazzo Chigi: “quando si e’ detto che con le dimissioni di Berlusconi lo spread sarebbe calato si trattava di solenni imbecillita’. Chi ha detto queste cose non puo’ avere il pudore di ammetterlo?”.

Da Alfano, infine, una dedica scherzosa al conduttore della trasmissione, a cui ha donato il suo nuovo libro: “A Giovanni Floris nella certezza che non ci votera’, nella speranza che ci capira’”.

Governo/Bondi: contro Berlusconi pressioni non limpide

”Sono fra coloro che hanno maggiormente sostenuto la necessita’ da parte del Pdl di sostenere in Parlamento un governo tecnico, tuttavia le ragioni che hanno condotto alla crisi del governo presieduto dal Presidente Berlusconi non sono ancora del tutto chiare e soprattutto limpide”. Lo dice l’esponente del Pdl Sandro Bondi. ”Certamente – aggiunge – vi e’ stata una forte e ingiustificata pressione da parte di alcuni Paesi europei e di ambienti finanziari ed economici italiani favorevoli ad un cambiamento politico. Con il passare del tempo, queste ragioni politiche non trasparenti, cosi’ come una sostanziale mancanza di verita’ da parte dall’opposizione, si ritorceranno contro chi le ha orchestrate e restituiranno al Pdl una maggiore credibilita’ politica di fronte al Paese”.

Giustizia/Leone: Severino conferma i nostri provvedimenti

”Ci fa piacere registrare che molti dei provvedimenti che il Pdl con l’ex ministro Alfano aveva inserito nel progetto di riforma organica della giustizia, sono ora fatti propri dal nuovo Guardasigilli, Paola Severino. In particolare, l’adozione di misure per evitare detenzioni e scarcerazioni facili, che disorientano fortemente la pubblica opinione”. Lo afferma Antonio Leone (PdL) vicepresidente della Camera.

”La differenza e’ che quando certe cose le dicevamo noi, subito spuntavano le barricate. L’Anm le bocciava – aggiunge Leone – ancor prima di leggere il testo del provvedimento. Adesso la generale buona accoglienza dei propositi del ministro Severino ci conferma che eravamo nel giusto. Del resto, stiamo avendo gia’ ragione su diversi altri argomenti. L’ex opposizione, ad esempio, ha scoperto – conclude – che non era Berlusconi responsabile della crisi dell’euro. Solo che non ha il coraggio di ammetterlo”.

Governo/Per i sottosegretari solo un applauso

La Camera non si ‘scalda’ per i sottosegretari del governo Monti appena nominati. In aula il vice presidente Maurizio Lupi legge la lettera con cui il presidente del Consiglio comunica l’avvenuto completamento della squadra dell’esecutivo. Al termine della comunicazione, Lupi fa gli auguri di “buon lavoro” da parte della presidenza e di tutta l’aula, ma coglie l’applauso di un solo deputato.

E lo rileva: “Un applauso isolato -dice- che rappresenta tutti, ovviamente. Grazie onorevole Consolo”, conclude, rivolto al deputato di Futuro e liberta’, l’unico ad essersi ‘esposto’ verso i ‘tecnici’ del governo.

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Novembre 2011

NEWS N. 5

Da |27 Novembre 2011|

(1) – Alfano ripete: è un governo di tregua

Un “nuovo inizio” al Popolo della Libertà è stato impresso. La promessa annunciata dal segretario del partito, Angelino Alfano, si sta realizzando. Lo dimostra l’agenda e il timing del nuovo corso annunciati da Alfano in una conferenza stampa nella sede di via dell’Umiltà. Questi i punti principali.

Congresso nazionale. “Nonostante il numero delle adesioni, che è arrivato a un milione e duecentomila, il programma rimane invariato e il congresso nazionale si farà in primavera”.

Costituente dei moderati. Questo periodo di governo d’emergenza “lo utilizzeremo per mettere a punto la strategia che porta alla riunificazione dei popolari e dei moderati e arriveremo al congresso del Partito Popolare Europeo di Marsiglia con una nostra proposta”.

Incompatibilità. “Stiamo scrivendo le regole per le incompatibilità tra incarico di partito e quello di governo del territorio. In questo ambito varrà il principio ‘anatomico’, secondo il quale un corpo non può occupare due poltrone”.

Primarie. “A noi più che la parola primarie piace ‘indicazione popolare’. Stiamo stilando un programma di regole per fare in modo che i nostri elettori possano scegliere direttamente i candidati per le prossime elezioni amministrative” e il candidato Premier.

Nome partito. “Il congresso di primavera avrà con ogni probabilità anche l’epilogo e l’esito del cambio del nome del partito, che sarà un nuovo traguardo”.

Governo. “Come noi anche altre forze sostengono il governo e sarà Monti a fare” in merito ai sottosegretari “le scelte più opportune. Noi non faremo mancare il nostro sostegno, i nostri suggerimenti e consigli” ma sempre tenendo presente che si tratta di un governo di tregua la “cui nascita è conseguente alla scelta di Berlusconi di non andare allo scioglimento delle Camere ma di far nascere un governo per fronteggiare la crisi. Questa è la ragion d’essere di questo governo”. Quindi “sosterremo lealmente il suo Esecutivo, ma dobbiamo difendere il nostro orgoglio di partito”. I sottosegretari e i viceministri “saranno dei tecnici e credo che Monti chiuderà la vicenda entro pochi giorni”.

Donne. “Siamo stati un partito dalla parte delle donne, e lo abbiamo dimostrato con gli atti. Il fatto che la norma sullo stalking sia stata applicata, vuol dire che serviva, e intendiamo puntare anche per il futuro su questo tema”.

(2) – Analisi/Noi, un partito rinnovato e sempre nel segno della libertà

Di fronte all’incalzare della crisi finanziaria globale, nel mezzo della bufera degli “spread” tra il nostro Btp e il Bund tedesco, torna al centro della scena il duplice tema posto già dal Governo di centrodestra: l’emissione dei cosiddetti Eurobond e il ruolo della Banca centrale europea. Finché non sarà accettato da tutti i Paesi il principio che proprio la Banca Europea potrà funzionare come argine alle colossali ondate della speculazione internazionale solo quando verrà dotata di tutti i poteri della banca federale americana, e finché la Germania non avrà assunto un atteggiamento più positivo sui “bond” europei, sarà difficile risolvere il problema della difesa dell’euro.

Oggi quasi tutti i grandi economisti tendono a convergere verso questa posizione avanzata che molti commentatori “al di sopra delle parti” e oppositori politici giudicarono a suo tempo in maniera negativa. Considerati alla luce dei fatti odierni, quanti di questi giudizi dovranno essere rimodulati? Quanto ha influito un cieco antiberlusconismo di maniera, cieco nel senso che trascurava di vedere il quadro generale pur di chiedere le dimissioni del Governo in carica? E a quale esame di coscienza dovrebbero sottoporsi certi analisti così avventati e partigiani da arrivare a sostenere che una volta via il Governo Berlusconi via anche il problema dello “spread”? I fatti sono li a dimostrare il contrario. Ma la nostra tranquillità nelle repliche a questa palese ingiustizia conferma il senso di responsabilità che ha ispirato le scelte del Presidente Berlusconi, tutte tese a salvaguardare anzitutto il bene del Paese e il suo futuro. È lo stesso principio al quale si ispira anche il segretario Alfano che non entra affatto nelle polemiche di giornata ma punta sul futuro prossimo di un partito che è tuttora e che sicuramente resterà l’asse portante della politica italiana.

Aldilà infatti di questa fase di emergenza, tutto lascia pensare che quando l’Italia avrà finalmente superato l’allarme rosso, tornerà anche a ridare la voce agli elettori. E questi sapranno non solo fare giustizia di una serie di attacchi al Governo Berlusconi che il passare del tempo confermerà sempre più ingiustificati, ma potranno anche contare su un partito rinnovato sempre nel segno fondamentale della libertà, il segno vincente del ’94.

(3) – Ma non era questione di ore?

Ma non era questione di ore, addirittura di momenti? Tutti ricordiamo quel mercoledì 9 novembre, quando lo spread Btp-Bund bucò i 500 punti per poi arrampicarsi fino a 570. Silvio Berlusconi accettò di fare il passo indietro annunciando le dimissioni subito dopo l’approvazione della legge di stabilità, fissata a tappe serrate per il sabato successivo. Così fu. Il premier eletto la sera di sabato 12 salì al Quirinale per rimettere l’incarico in mezzo a una gazzarra organizzata dalla sinistra per festeggiare la “liberazione”. Mario Monti ricevette l’incarico in poche ore, la fiducia in due giorni e l’intero paese entrò in fibrillazione aspettando le misure d’urgenza da un minuto all’altro.

Sono passate due settimane, un tempo in fondo fisiologico per una manovra economica ma non per un’Italia che allora veniva descritta “sull’orlo del baratro”.

Chi allora sosteneva che “non c’è un minuto da perdere” oggi, per convinzione o per opportunismo, si converte alla logica del “meglio pensarci”.

Sta di fatto che coloro che giuravano che il nuovo capo del governo si sarebbe presentato nel suo tour europeo di martedì a Bruxelles e di ieri a Strasburgo con la manovra già decisa, sono stati clamorosamente sconfessati. Né il nuovo esecutivo ha ancora nominato i vice ed i sottosegretari, nonostante il sostegno parlamentare bipartisan del quale gode, il più ampio della storia. Oggi c’è un nuovo consiglio dei ministri, ma le misure – sulle quali si sa tutto o nulla – vengono date in slittamento a dicembre.

Di fatto, Monti ha illustrato all’Europa, alla Merkel e Sarkozy la legge di stabilità del governo Berlusconi, le risposte alle domande della Ue fornite dal governo Berlusconi, il pareggio di bilancio nel 2013 del governo Berlusconi. Ieri la stessa nuova titolare del Welfare, Elsa Fornero, ha spiegato che la riforma delle pensioni “è già in grandissima parte fatta”, caso mai c’è solo bisogno di accelerare un po’. E’ la riforma del governo Berlusconi.

Nel frattempo la sinistra dà evidenti segni di inquietudine. Il Pd è spaccato tra quelli che iniziano a criticare Monti e quelli che censurano i critici di Monti, mentre il segretario Bersani non sa che pesci prendere. Il direttore di Repubblica si è fatto sfuggire un “Monti è troppo lento”. Critiche beninteso costruttive e politicamente corrette, anzi “stimoli” a SuperMario; mentre quelle del centrodestra sono senz’altro “irresponsabili”, “nostalgie del berlusconismo”, “gioco alla sfascio”.

In tutto ciò lo spread sta ancora a 500 ed oltre, mentre aumenta un altro indice del quale nessuno tiene conto, quello del costo reale dei nostri titoli di Stato, ora stabilmente oltre il 7 per cento su tutte le scadenze. Dov’è la verità? O il paese non era poi così sul baratro, oppure il problema non era e non è italiano, o non solo italiano. Né questione di chi sta a palazzo Chigi. Certo, il governo Monti, tecnico com’è, ha messo la sordina allo scontro politico. Per alcuni ha anestetizzato la politica stessa. Ora però sarà il caso di darsi una scossa. Tutti, non tanto i partiti che le misure le devono votare, quanto la gente, vorrebbe sapere che cosa li attende, quali sacrifici devono fare, di quanto devono alleggerire i loro portafogli. Dirglielo non è un optional, è un dovere.

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NEWS N. 4

Da |25 Novembre 2011|

(1) – Alfano: primarie per sindaci e premier

“Lo ribadisco ancora una volta, sono per le primarie ad ogni livello, anche per la scelta del candidato premier”. Lo afferma il segretario del Pdl, Angelino Alfano, indicando la linea del partito in vista dei congressi locali di dicembre. Il Pdl ricorrerà alle primarie per la scelta dei candidati sindaci e dei presidenti di provincia delle prossime amministrative. E con lo stesso metodo si sceglierà il candidato premier alle prossime elezioni politiche. “Stiamo scrivendo le regole per le incompatibilità tra incarico di partito e incarico di governo del territorio”, ha aggiunto Alfano, che ha poi chiarito la collocazione del Pdl rispetto al governo.

“Il governo Monti è un governo di tregua e non c’è una maggioranza politica a sostegno dell’esecutivo, quindi non serve una riunione di maggioranza, un vertice politico. Come noi, anche altre forze sostengono il governo e sarà Monti a fare le scelte più opportune” in merito ai sottosegretari. “Noi non faremo mancare il nostro sostegno, i nostri suggerimenti e consigli”, ma sempre tenendo presente che si tratta di un esecutivo di tregua, “la cui nascita è conseguente alla scelta di Berlusconi di non andare allo scioglimento delle Camere, ma di far nascere un governo per fronteggiare la crisi. Questa è la ragion d’essere di questo governo”. Quanto alle rose di nomi per i sottosegretari, Alfano ci ha scherzato sopra: “Se poteste vedere il falcone di nomi di tecnici che ho sulla scrivania…”.

Alfano è intervenuto anche sul partito con un post su Twitter: “Dopo il grande successo delle iscrizioni, si parte con i congressi. Si comincia a dicembre”. Così ha dato un colpo d’acceleratore ai congressi locali. Una decisione che conferma l’impegno di tenere il congresso nazionale nella prossima primavera, come ha detto il presidente Silvio Berlusconi nell’intervista al “Corriere della sera” di sabato scorso.

(2) – Monti continua l’azione di Berlusconi

La propaganda di sinistra aveva puntato su Monti per contrabbandare una svolta, una discontinuità, una rottura netta con il passato che invece finora non c’è stata, e difficilmente ci sarà anche con le misure future.

Ciò che il nuovo presidente del Consiglio ha fatto dall’insediamento è stato di confermare quanto era stato deciso dal governo di Silvio Berlusconi. Ultimo esempio, il rinvio al saldo 2012 di parte dell’acconto Irpef di novembre. Si tratta del 17% (rispetto al 99) che verrà differito al prossimo giugno in modo da lasciare soldi in più nelle tasche dei contribuenti in previsione del Natale, e di consentire a quanti guadagnano meno di non andare troppo in credito con il fisco. Sennonché il provvedimento – che Alberto Bufi, capogruppo Pd in commissione Finanze della Camera si è affrettato a definire “Un primo intervento, un buon segnale nella prospettiva di azione del nuovo governo” – non è un’idea di Monti, ma di Berlusconi e del precedente esecutivo. Addirittura del luglio 2010, finanziata allora con 2,3 miliardi, e resa strutturale con la Legge di stabilità, ultimo atto del governo di centrodestra.

Questa continuità non è un’eccezione. Due giorni fa c’era stato il decreto per Roma capitale, un atto del federalismo. E ancora prima l’impegno alla piena attuazione, appunto, della legge di stabilità, approvata il 12 novembre immediatamente a ridosso dell’incarico al nuovo premier.

Legge che ha recepito la risposta integrale, “precisa e puntuale” (definizione di Bruxelles) alle 39 domande poste dall’Unione europea. Monti ha poi fatto propri due impegni fondamentali di Berlusconi: l’anticipo al 2013 del pareggio di bilancio e l’inserimento del vincolo nella Costituzione. Il disegno di legge è stato presentato ieri alla Camera dal ministro Piero Giarda, con voto previsto il 29 novembre. Monti si è poi impegnato a dare piena attuazione alle due manovre estive, mentre il ministro dello Sviluppo e delle Infrastrutture Corrado Passera ha dichiarato di avere trovato “i cassetti pieni” di progetti di grandi opere lasciate dal precedente governo, e di voler partire proprie da queste come elemento centrale per rilanciare la crescita. Non solo. Il nuovo premier ha promosso e lodato la riforma della scuola e dell’Università, promettendo di implementarla attraverso i test di merito per i docenti.

Ora ovviamente tutti attendono le nuove misure, sulle quali il centrodestra si è detto disposto a collaborare lealmente a condizione che non vengano minati il risparmio degli italiani e patrimoni ottenuti a prezzo di sacrifici di una vita. La stessa reintroduzione dell’Ici, che il Pdl accetterebbe per senso di responsabilità avendola abolita nel 2008, avverrebbe come anticipo dell’Imu, la nuova imposta onnicomprensiva prevista anch’essa dal federalismo. Per non parlare dall’adozione in blocco della liberalizzazione delle professioni e soprattutto della riforma dei contratti di lavoro: cavallo di battaglia del centrodestra finora avversati in piazza e in Parlamento dalla Cgil e dal Pd. Ora certo è il caso di accelerare: ma che nessuno parli di svolta e di rotture.

La ricetta è la stessa. Ed evidentemente era una ricetta giusta. […]

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