NEWS N. 3
(1) – Analisi/Il PdL è l’univa forza capace di attrarre i moderati
Guai al Popolo della Libertà, perché resta il solo baluardo capace di attrarre i moderati alle prossime elezioni: i fulmini dei giornali e dei commentatori si abbattono perciò stamani con dovizia sulle dichiarazioni di alcuni esponenti della Lega e sulle “tentazioni” dell’Udc. Da un lato, desta immenso scandalo su tutti i quotidiani, la mancata presenza del leader della Lega alla cena di Arcore del lunedì con il presidente Berlusconi. Dall’altro lato, si sottolinea che il partito di Casini è saldamente collegato con la sinistra riformista oppure che appare coinvolto nella bufera sollevata dal caso Finmeccanica e quindi non ha tempo né voglia per stringere rapporti con il Pdl, partito visto tradizionalmente in conflitto con la magistratura.
Sul rapporto già in corso, quello con la Lega, appaiono stamani veri romanzi e romanzetti di appendice. Come se i quotidiani, concentrati nel coro colossale e continuativo di lodi al Governo dei tecnici, trovassero divertente prendersi qualche divagazione su un terreno più facile. Fioccano le ricostruzioni, nessuno che voglia ammettere come la divergenza momentanea sulla tattica tra Pdl e Lega non sia affatto il preludio a una separazione strategica nel futuro. I valori e i principi, infatti, non cambiano ma restano quelli stabiliti da Berlusconi e da Bossi, mentre i due partiti continuano ad essere collegati nella pratica quotidiana da una imponente serie di enti locali gestiti assieme nelle regioni settentrionali. Senza mettere in crisi la solidità e la robustezza di un rapporto che risale indietro a più di un decennio, è logico peraltro che la Lega tenda a enfatizzare la sua opposizione al Governo attuale di transizione: e ci sta anche, in questa posizione, qualche critica nei nostri confronti come pure qualche nostra replica più o meno piccata.
Ma che il fuoco tattico possa provocare la distruzione dell’alleanza Pdl-Lega proiettata verso le elezioni prossime e future è tutto da dimostrare. Certo, un evento del genere farebbe comodo a chi ostacola e ha sempre ostacolato le riforme, la novità, il cambiamento. Farebbe comodo a chi intende scomporre e ricomporre le forze politiche attuali in un quadro che tolga al Popolo della Libertà il predominio totale nella aggregazione degli elettori moderati. Farebbe comodo togliere di mezzo con le idee di Berlusconi anche la sua futura eredità di voti centristi: una convergenza delle forze di centro destra con l’appoggio della Lega sarebbe imbattibile. Lo dimostrano quei 380 voti dell’altra settimana alla Camera che farebbero gola a chi vorrebbe spostare il baricentro della nostra politica interna più a sinistra. Non meravigliamoci, perciò, se leggiamo descrizioni di guerra e di guerriglia laddove vediamo soltanto nella concreta realtà manovre scontate di posizionamento. I moderati sanno benissimo che qualsiasi aggregazione tattica o strategica con la sinistra, al di fuori di questa drammatica fase di emergenza, è destinata a fallire miseramente.
Alfano: spread a 475 e nessuno ne parla, ci fossimo stati noi…
“Fantastici i giornali italiani! Non gliene frega più niente dello spread. È a 475 ma parlano di ‘spread stabile’”. Questo lo sfogo di Angelino Alfano su Twitter commentando la situazione finanziaria. Poi il segretario del PdL conclude esclamando: “ah, se ci fossimo stati noi…”.
(2) – Una forza di persone e di programmi
Oggi si raduna il gruppo che intorno ad Angelino Alfano stabilisce le regole per i congressi provinciali e cittadini del Popolo della Libertà. C’è da risolvere il nodo delle incompatibilità per i ruoli di responsabilità locale nel partito. C’è da scegliere, molto banalmente, come organizzare i seggi. Non è una cosa da poco. Il successo clamoroso del tesseramento (circa un milione e duecentomila iscritti) rende felici ma complica la logistica. Importante è comunque la determinazione manifestata dal segretario politico Angelino Alfano e confermata dal presidente Silvio Berlusconi nel recente incontro con i deputati di procedere senza indugi nel cammino di partecipazione piena, di chiunque lo voglia e condivida gli ideali costitutivi del Pdl, alla edificazione attraverso la politica di una società buona per i nostri figli.
É nei tempi difficili che si palesa la verità di un’esperienza politica. Se si affloscia nel lamento reciproco e nelle recriminazioni universali è un guaio: vuol dire che è destinata a soccombere. Tutto il contrario è quanto si sta verificando in questi mesi per il Popolo della Libertà. A luglio i tesserati del Pdl erano sotto le diecimila unità… Qualcosa vuol dire non solo per noi ma per l’Italia intera questo formidabile successo: sarebbe perfetto autolesionismo deludere le attese di così tanta gente. Lo si coglie dovunque ci sia un incontro sui temi della politica nazionale o locale: c’è una voglia di far valere le nostre idee, difendendo l’Italia dalle aggressioni giudiziarie e mediatiche interne e dagli attacchi internazionali fomentati dalla nostra sinistra politica ed editoriale.
Cresce la consapevolezza, ben al di là dei confini del Pdl, che l’assillo accusatorio contro Berlusconi e la sua colpevolizzazione a riguardo della crisi erano calunnie ridicole, motivate dalla volontà di un ribaltone antidemocratico. Con il tentativo di commissariare la sovranità popolare.
Il Popolo della Libertà sta dimostrando in questa fase, specie nelle parole e negli atti, grande maturità democratica. Appoggiamo il governo Monti badando a che la sua azione non neghi i principi fondamentali del nostro impegno politico: vita, famiglia e libertà di educazione. Il risanamento non deve passare attraverso un ripiegamento in uno statalismo conservatore. In conclusione: il successo clamoroso della campagna di tesseramento dimostra che il desiderio di contare nelle decisioni fondamentali della vita pubblica non è commissariabile. Il governo è tecnico ma la partecipazione è popolare. […]