Il governatore parla di “segnali di fiducia” dopo i dati diffusi da Eurostat, che hanno mostrato il Pil in ribasso nell’Eurozona (-0,6% nel quarto trimestre 2012). La crescita non si può fare “gonfiando i bilanci”, bisogna tornare a dare credito. I tassi di cambio “non sono obiettivo politico” e tutto il “chiacchiericcio” su una possibile guerra valutaria “è autolesionista e inappropriato”.
MILANO – “I dati sono stati più negativi di quelli che ci aspettavamo. Ma la situazione è di crescente stabilizzazione dell’attività economica, e vediamo segnali di fiducia. Assistiamo alla discesa degli spread e della volatilità e crescenti segni di fiducia”. Così il governatore della Banca centrale europea, Mario Draghi, ha commentato i dati diffusi ieri da Eurostat, che per i Paesi della moneta unica ha fotografato il peggior trimestre (l’ultimo del 2012) per quanto riguarda l’andamento del Pil dal 2009. Dai mercati, ha aggiunto Draghi, stanno giungendo “segnali di normalizzazione”.
Intervenendo al G20 di Mosca, Draghi ha affrontato sul tema caldo del momento, cioè quello della tensione sul fronte valutario. “I tassi di cambio non sono un obiettivo politico, ma sono importanti sia per la crescita che per la stabilità dei prezzi”, ha ribadito il numero uno della Bce. oCmmentando il “chiacchiericcio” intorno alla guerra delle valute Draghi ha ricordato che “in ogni caso monitoreremo la situazione” e ha bollato la situazione con parole precise: “Tutto questo chiacchiericcio che si rincorre è infruttuoso, autolesionista, inappropriato”. Un richiamo è andato anche al ruolo delle banche centrali: “L’indipendenza delle banche centrale è importante, è un pilastro fondamentale del nostro lavoro”, è stato il messaggio lanciato dal governatore.
Sulle valute si è espresso anche il ministro tedesco delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, che ha lanciato un appello: “Non vogliamo – ha detto in un’intervista radiofonica in vista del summit – interventi di Stato sui tassi di cambio. Vogliamo che i tassi di cambio siano determinati dal mercato”. Si è detto inoltre “fiducioso che questa sarà la posizione comune del G20”. Anche il commissario europeo agli Affari economici, Olli Rehn, ha ribadito la posizione ferma contro le “svalutazioni competitive” e ha auspicato che la posizione venga affermata con fermezza dalle delegazioni internazionali. “Penso che la linea del G7 sia quella giusta e auspico che venga confermata”, è invece la posizione del ministro dell’Economia Vittorio Grilli.
Tornando a Draghi, il governatore ha lanciato un ammonimento quando ha detto: “Non si può creare crescita gonfiando i bilanci e questo anche per ragioni di equità sociale”, rispondendo alle domande sulla crisi dell’Eurozona. In Europa “la situazione si sta normalizzando, ma ci sono ancora fattori di fragilità che non ci permettono di dire che è tutto in ordine”. Secondo Draghi “la crisi è stata originata da una mancanza di finanziamenti” e ora bisogna “trovare la strada per avere più credito per l’economia reale, creando lavoro e producendo crescita”. Altro punto centrale è “la priorità al consolidamento fiscale e al pareggio di bilancio. Crediamo che il primo fattore di crescita nell’Eurozona siano le riforme strutturali e l’aumento della domanda che arriva dal settore privato”.
Draghi ha anche spiegato che i rimborsi anticipati dei fondi a lungo termine ricevuti dalla Bce da parte di diverse banche dell’Eurozona “sono un segnale della fiducia che sta ritornando nell’eurozona”, ma non “un’indicazione dell’avvio da parte della Bce di una exit straetgy” dalle misure straordinarie decise negli ultimi anni contro la crisi.
(15 febbraio 2013 – Fonte: Repubblica.it)