Roma, 16 feb. (TMNews) – Facce cupe e il tentativo di minimizzare un oggettivo danno d’immagine. Ma anche la convinzione che non ci sia più spazio per dubbi e perplessità nell’era post 14 dicembre. Fli rischia seriamente di svegliarsi domattina senza gruppo al Senato, mentre la tensione tra falchi e colombe non accenna ad allentarsi e il partito riflette su come uscire dall’angolo. A sera, da ambienti futuristi, trapela che l’addio di Menardi – che per alcune fonti finiane avrebbe incontrato due volte negli ultimi quattro giorni Silvio Berlusconi – non dovrebbe concretizzarsi nell’immediato. Ma il senso politico dello strappo resta tutto.
Di certo il conflitto nel partito è alle stelle. Gianfranco Fini viene descritto dai falchi come attestato sulla linea della chiarezza e del pugno di ferro: E’ il momento delle scelte definitive, non quello dei dubbi, avrebbe ripetuto anche oggi. Anche se, raccontano moderati di Fli, potrebbe avere con Menardi un contatto nelle prossime ore.
La preoccupazione è che il senatore in uscita sia solo il primo della lista. Raccontano di una forte insoddisfazione di Barbara Contini e dei dubbi sempre più forti di Pasquale Viespoli, che oggi ha incontrato al Senato Andrea Ronchi, anch’egli inquieto. Così come Adolfo Urso, corteggiato dal Pdl in modo sempre più esplicito.
Lo stato maggiore finiano, intanto, prove a correre ai ripari. I vertici del partito ragionano sulla possibilità di sostituire Menardi, nel momento in cui dovesse ufficializzare l’addio al gruppo. Si fanno i nomi di Enrico Musso e Adriana Poli Bortone. Intanto Giuseppe Valditara, che pure si era attestato su posizioni critiche rispetto a quanto emerso dall’assemblea costituente, avrebbe avuto contatti con gli uomini più vicini a Fini per studiare la situazione del gruppo di Palazzo Madama e fare il punto a breve sulle crepe del gruppo. La controffensiva interna sembra già partita.
(da: TMNews)