Ho ricevuto una commovente lettera da Giovanni Berardi, figlio del maresciallo di P.S. Rosario Berardi assassinato in un agguato a Torino il 10 marzo 1978 dalle B.R. e, come mi è stato chiesto, la pubblico integralemente. Per chi non lo sapesse, voglio ricordare la vile dinamica che portò all’uccisione di questo valente maresciallo.

Rosario Berardi uscì infatti alle otto meno un quarto da casa per dirigersi in largo Belgio e qui i killer, tre uomini e una donna, lo massacrarono sparandogli tre colpi alla schiena; Berardi cadde e con un gesto disperato e istintivo cercò di coprirsi il volto, ma gli assassini fecero ancora fuoco mirando alla testa, così che 4 proiettili lo raggiunsero al capo e alle braccia: una spietata esecuzione, insomma.

Dato che sicuramente io non sono fra quelli che vogliono dimenticare, così come ho ricevuto questa lettera io la pubblico, come d’altronde mi ha chiesto di fare proprio il diretto interessato.

Meditate gente, meditate…

Torino 21 maggio 2011

Al Consigliere Comunale della Città di Milano
Dott. Carmine Abbagnale

Caro Carmine, con questa mia, desidero esprimere innanzitutto le mie più sincere e sentite congratulazioni per la tua rinnovata e meritata rielezione al Consiglio Comunale di Milano.
Purtroppo con amarezza, ancora una volta ho dovuto costatare, come il trascorrere del tempo abbia cancellato dalla memoria comune, quello che il nostro, comunque sempre amato Paese ha dovuto subire in passato. Anzi ciò che avvenne è stato mistificato, censurato, capovolto, sino al punto che le vittime del terrorismo, sono le uniche in questo paese a essere costrette a subire una pena senza fine.
Tutti possono verificare tutto ciò che il web può certificare come cifre crude di quello che avvenne nei così detti “ANNI DI PIOMBO”.
Basti pensare agli oltre 63.000 siti che parlano delle B.R..
Basti pensare senza alle 4087 persone  condannate in via definitiva per banda armata e  le oltre 20.000 persone inquisite  per lo stesso reato.-
Tante sono state le nefandezze correlate alla lotta politica perpetrate da centinaia di attivisti e fiancheggiatori molti dei quali agirono  proprio a Milano.-
Ricordo a me stesso, che oltre 500 furono i morti oltre 5000 i feriti e centinaia gli attentati.
Che fine hanno fatto i colpevoli di questa “guerra”?  Quanti si sono ravveduti? Quanti davvero pentiti? Ben pochi credimi, poiché molti hanno potuto verificare di persona quanto fosse conveniente continuare ad usare il loro passato. Alcuni sono arrivati nelle Istituzioni Nazionali, come D’Elia così ben  recuperato e che si è sentito in dovere di difendere uno dei candidati a Sindaco della Città di Milano. Altri sono divenuti, professionisti apprezzati, opinion maker sui migliori media nazionali, scrittori apprezzati, dirigenti di partiti nazionali e possessori di altre comode poltrone.
Sono dispiaciuto che Milano abbia dimenticato, tutto questo e alcune tragiche pagine del suo passato, prima fra tutte l’assassinio del commissario Calabresi, ideato ed eseguito a Milano,da militanti di” Lotta Continua” così come hanno accertato sette gradi di giudizio. Ma quanti Milanesi ricordano quanto e cosa fu scritto sul quotidiano di lotta continua nei confronti di Mario Calabresi.? Chi ricorda che fu  definito un “COMMISSARIO TORTURATORE” in un articolo che comparve sull’Espresso il 13 giugno 1971. Un articolo  che in calce portava oltre ottocento firme di consenso tra le quali spiccano quelle di  Paolo Mieli, Natalia Ginzburg, Umberto Terracini, Massimo Teodori, Giorgio Amendola, Gian Carlo Paietta, Camilla Cederna, Furio Colombo, Andrea Barbato, Eugenio Scalfari, Umberto Eco,Vittorio Gorresio, Tiziano Terzani, Tinto Brass e  tantissimi altri.
Alla fine, però, come sempre,  non voglio arrendermi. Anzi sono fiducioso e certo che alla fine i cittadini perbene di Milano, sapranno prendere  le giuste distanze da quella cultura del “NE CON LO STATO NE CON LE BR”.-
Il futuro che nasce dal rispetto  della memoria e dall’onore del passato della nostra amata Italia  è garanzia di civile e democratica convivenza in difesa di libere e democratiche Istituzioni.-
Coloro che hanno ammazzato mio padre e tutti quelli che non hanno esitato ad infamare il Commissario Calabresi quella memoria e quell’onore non lo vogliono ricordare: lo vogliono cancellare.
Battiti, ti prego, affinché questo scempio non accada.-
Un caro saluto.-

Giovanni Berardi
Figlio del maresciallo di P.S. Rosario Berardi
Assassinato a Torino il 10 marzo 1978 dalle B.R.
Cofondatore dell’Associazione Italiana Vittime del Terrorismo