Quella di Vittorio Sgarbi sabato sera alla cerimonia di chiusura di Expo 2015 era una provocazione. Ma non ci è andato lontano. Il grande evento che ha dato slancio all’investitura di Francesco Paolo Tronca da prefetto di Milano a nuovo «re di Roma», il commissario che dovrà accompagnare per mano la Capitale verso il Giubileo, è stato al centro delle sue attenzioni fino all’ultimo. Con un «regalino» inatteso. Tra gli ultimi atti del vecchio incarico, Tronca ha chiesto alla società di gestione dell’Expo di mettere a disposizione il Campo Base – che dista qualche centinaio di metri dai cancelli del sito – per ospitare i profughi. La questione è stata messa all’ordine del giorno del consiglio di amministrazione, presieduto dal commissario unico Giuseppe Sala, sempre più lanciato verso la candidatura a sindaco del Pd. Il suo eventuale competitor alle primarie, per dire, è l’assessore Pd Pierfrancesco Majorino che nella a giunta Pisapia gestisce il Welfare e ha fatto dell’accoglienza ai siriani in questi mesi una bandiera. La risposta di Sala alla sollecitazione di un prefetto, per quanto ormai ex, è scontata.
Il Campo Base si trova tecnicamente sul territorio di Rho, al confine con Milano. È suddiviso in 27 palazzine prefabbricate, che hanno ospitato durante i cantieri di Expo i tecnici, operai, impiegati lontani da casa, e da maggio a ottobre – in piena Esposizione – personale dell’Arma dei carabinieri, della Finanza, della polizia di Stato impegnato nei controlli sul sito, un punto di appoggio strategico per varie esigenze connesse all’evento. È provvisto di mensa da seicento posti, infermeria, sala ricreazione. Una città nella città, super-attrezzata e che gode anche di una posizione strategica, visto che a circa 500 metri di distanza sono presenti supermarket, tabaccheria, farmacia, anche una banca e un ufficio postale.

«Speriamo che l’area Expo non diventi una baraccopoli» dichiarava una settimana fa Matteo Salvini, nella sua prima e unica visita ad Expo. I lavori di smantellamento dei padiglioni inizieranno subito, l’area sarà presidiatissima ed è escluso (almeno nell’immediato) che possano andare a segno eventuali tentativi di occupazione rom, un chiodo fisso del leader della Lega. Ma non prenderà bene il piano per trasformare il Campo base ai confini del sito nella cittadella dei profughi. Intanto, c’è una questione sicurezza da non sottovalutare: quella dei «falsi profughi» che si nascondono tra le famiglie realmente in fuga dai Paesi in guerra. Per il post Expo sta prendendo quota il progetto di un campus universitario della Statale e di un’Agenzia dell’innovazione, i simboli del 2015 – l’Albero della vita, Palazzo Italia, il Padiglione Zero – saranno conservati e riaperti alle visite dalla prossima primavera. Secondo, il tema delle priorità. Con circa ventimila famiglie in attesa di un alloggio popolare solo nel capoluogo, la destinazione dei prefabbricati all’emergenza profughi non mancherà di alimentare proteste. Chi è già venuto a conoscenza delle manovre in corso tra società Expo e prefettura è convinto che se l’emergenza proseguirà ai ritmi attuali – solo a Milano 64mila profughi accolti in 20 mesi (bilancio a fine giugno) – questa cittadella dell’accoglienza allargherà ben presto i confini. Dalla Regione Lombardia, il governatore Roberto Maroni e i partiti del centrodestra continuano a guidare la battaglie per frenare i flussi migratori.