Comunicato Stampa
Carmine Abagnale, Vice Presidente della Commissione Sicurezza del Comune di Milano, ritiene di dover intervenire per porre fine al gran fiume di dichiarazioni e di inesattezze che si continuano a sentire in questi giorni in tema di sicurezza.
“In concomitanza dell’apertura della campagna elettorale si ricomincia con il balletto della sicurezza e, stando alle dichiarazioni sentite in questi giorni, molti si illudono di avere una ricetta pronta per risolvere questo problema. Persone che fino ad oggi si sono interessate di tutt’altro, improvvisamente sembra che, come maghi, abbiano trovato la ricetta miracolosa. Queste forme di illusioni per i cittadini, vengono alla luce ogni volta che si avvicinano le campagne elettorali: infatti tra pochi mesi si aprirà “la battaglia” delle elezioni regionali e così, puntuale, incomincia il tam –tam sulla sicurezza. Assistiamo alla parata delle proposte più assurde. C’è chi propone di utilizzare i vicini per vigilare la propria casa, chi propone di instaurare un colloquio con le prostitute per eliminare il fenomeno oppure chi si preoccupa del flop delle ronde.”
“Forse questi signori non capiscono – continua Abagnale – che il problema della sicurezza dei cittadini è una cosa seria e che quegli stessi cittadini non si fanno facilmente ingannare. E noi non possiamo più illuderli. La sicurezza non si improvvisa, va programmata e l’Amministrazione Comunale di Milano lo sta facendo egregiamente. Per esempio, ha messo a disposizione delle forze dell’ordine milanesi delle risorse importanti e che hanno fatto intensificare la presenza delle forze di polizia in strada, cosa che sta dando i suoi frutti”.
“Vediamo invece da vicino altri temi. La questione ronde: si è fatto intorno a questo tema un gran baccano, ignorando quello che dice realmente la legge. Prima ci si è allarmati senza ragione, poi si è gridato al “flop” del progetto ronde. Non c’è stato nessun “flop”, ma solo una fisiologica scrematura in base alla legge. La spiegazione insomma è molto semplice: il decreto sulle ronde prevede delle caratteristiche precise e molto stringenti (che eliminano anche il rischio “fai da te”), per cui è successo che molte associazioni non avendo nè i titoli né tantomeno le caratteristiche per affrontare questa sfida, invece di adeguarsi, hanno preferito continuare a fare attività sociali. Attività in cui, fra parentesi, le istituzioni investono molte più risorse rispetto al settore sicurezza, dove si rischia di più e per giunta bisogna fare volontariato puro.”
“Altro tema scottante è quello della prostituzione: si è cercato di debellare il fenomeno in ogni modo, anche multando i clienti, ma nulla è servito. Io dico che il problema è risolvibile in un solo modo e che bisogna avere il coraggio di dirlo: si devono riaprire le case chiuse.”
“Infine – conclude Abagnale – si fa un gran parlare di “sicurezza partecipata”, tema in cui sono molto ferrato, data la mia esperienza di poliziotto. Bisogna essere realisti: oggi come oggi è quasi impossibile coinvolgere i cittadini perché nel momento in cui il cittadino riferisce direttamente alle forze dell’ordine un fatto criminoso, il nostro sistema giudiziario prevede l’identificazione del cittadino, la testimonianza al processo e tutte le conseguenze “sgradevoli” che ne possono derivare. Ecco su cosa si basa l’idea delle “ronde”: è un sistema che serve a fare da filtro tra i cittadini e gli atti criminosi, di degrado e di ricezione di suggerimenti. Le ronde è come se fossero ”persone intermedie” che non hanno titolo all’identificazione, per cui chi riferisce a queste “persone intermedie” è come se avesse fatto una denuncia anonima. Con la differenza che con gli esperti “rondisti”, dato che per loro natura stanno sul territorio stabilmente, si può stabilire un rapporto più umano e di collaborazione. Per conoscere i risultati positivi di questo tipo di attività basta chiedere al settore sicurezza del comune di Milano: ci si renderà conto di quante confidenze sono state fatte dai cittadini alle cosiddette “ronde” e quanti interventi sono stati fatti. Inoltre, queste persone stanno raccogliendo numerosi dati di ogni strada del milanese i quali, inseriti in un apposito database, stanno contribuendo a costruire la mappa del rischio di Milano. Una mappa che il sindaco, di volta in volta, utilizza e riferisce al comitato di Ordine e sicurezza pubblica per gli interventi da effettuare dalle forze dell’Ordine.”