(1) – Alfano: noi dobbiamo fare le cose che fanno bene all’Italia e agli italiani
“È crollato il teorema barzellettesco, per non dire imbecille, di chi diceva che Berlusconi valeva 200 punti di spread”. È quanto dichiara il segretario del Pdl, nel corso della trasmissione Primaserata – Porta a Porta su Raiuno.
“Un economista addirittura in televisione fece un calcolo di quanto l’abbassamento di 100 o 200 punti di spread avrebbe beneficiato il Paese in termini di finanze pubbliche dall’uscita di scena dell’allora premier e chiamò quel differenziale tassa Berlusconi. Una volta dimessosi, doveva arrivare l’El Dorado. Invece non è stato così, la crisi è peggiorata”.
“Bisogna fare i conti con quella che è la realtà. Un’Europa che ha una banca centrale che, a differenza di quella americana, non può stampare moneta. I capi di Stato di Francia e Germania – sottolinea Alfano – neanche fanno in tempo a farci la consueta lezione che le agenzie di rating rischiano di ribassare il giudizio sugli Stati che si reputano maestri nel nostri confronti”.
“Questa storia secondo cui noi dobbiamo continuare a dire che ‘Lo facciamo perché ce lo dice l’Europa’ a me non va più bene. Siccome mi pare di capire che ‘ce lo dice l’Europa’ significa che ce lo dicono Francia e Germania che legittimamente fanno gli interessi dei loro popoli, la mia opinione è che noi dobbiamo fare le cose che fanno bene all’Italia e agli italiani e farle coincidere se possibile con quelle che ci chiede l’Europa. E non il contrario”.
Alfano propone poi di valutare ogni norma che viene prodotta dal governo e dal Parlamento secondo un criterio di “impatto generazionale” da inserire in Costituzione: “il bisogno di equità tra generazioni è una delle questioni chiave della riforma delle pensioni. Dobbiamo pensare che ci sono lavoratori e pensionati che hanno ampie e legittime difese e che ci sono giovani che non possono andare in pensione a 80 anni perché altri ci vanno a 55”.
“I giovani – ribadisce – non possono essere abbandonati all’idea che le nostre scelte sono a tutela di chi c’è ora e che queste scelte cadono su di loro”.
“Abbiamo sempre detto con chiarezza che non avremmo scrittola manovra come l’ha scritta il governo. Sulle pensioni abbiamo fatto un lavoro insieme ad altre forze parlamentari per alleggerire un approccio troppo duro venuto fuori dalla prima versione del decreto, e i risultati ci sono stati. Io avrei calcato di più la mano sul contributo di solidarietà da parte delle pensioni d’oro, arrivando al 25%”.
E sottolinea “l’importanza dell’introduzione del fattore famiglia” con la modifica della tassa sulla casa introdotta dal governo. Un intervento fatto per “attenuare la dura botta che il governo aveva dato. È un provvedimento importante non solo sul piano della sostanza, ma anche su quello simbolico: non era possibile trattare allo stesso modo una casa abitata da sole due persone e una con una famiglia numerosa”.
In precedenza, Alfano ha partecipato ad un convegno organizzato da ‘Fare Italia’ presso il tempio di Adriano a Roma: “noi intendiamo rafforzare in Italia tutte quelle forze che hanno rappresentato negli anni passati la maggioranza e che restando divise fanno un favore alla sinistra. Dobbiamo verificare se ci siano le condizioni per ricostruire quell’area dei moderati facendo un’alleanza che non escluda nessuno”.
Il segretario pidiellino si è richiamato all’Europa dove “sono presenti due grandi famiglie una di sinistra (che non discende dalla tradizione comunista come in Italia) e una moderata. In Italia non possono esserci sempre giochini. La politica noi non la concepiamo come i mattoncini lego che si compongono e scompongono in varie forme. Noi non giochiamo con le passioni e gli ideali”.
“Dal prossimo week end si apre una grande stagione democratica in cui a scegliere saranno gli iscritti al partito. Io non voglio nominare nessuno, aspetto che mi arrivino a Roma i fax in cui mi si comunichino solo le scelte”.
E ancora: “gli attori del 14 dicembre sono diventati la componente minoritaria del Terzo polo quando invece potevano essere maggioritari nel primo polo. Inoltre i loro leader non sono destinati ad un fulgido destino visto che l’unico protagonista è Casini che votò coerentemente con il suo ingresso in Parlamento. Si sconta un errore politico e cioè l’aver messo a repentaglio il bipolarismo, chi ha compiuto questo errore sta pagando un prezzo alto che sfiora la scomparsa. Si è trattato di un grande errore – ha concluso – che si è propagato su tutta la coalizione di centrodestra”.
(2) – Quella luna di miele calante
Tutti gli istituti di sondaggio sono concordi: la luna di miele tra Mario Monti e l’opinione pubblica rischia di finire prematuramente. I consensi, che un mese fa superavano il 70%, sono scesi appena intorno al 50. I cittadini, che si dicevano disposti ad affrontare sacrifici, oggi per quasi l’80% temono per i loro risparmi. E quel che è peggio credono poco che le prime misure del governo tecnico servano a salvarli.
Non si tratta quindi di pregiudizi politici, ma di giudizi pratici. I motivi.
- Monti avrebbe dovuto far riguadagnare all’Italia posizioni in sede europea, o come era di moda dire allora, la “credibilità”. Ebbene, lo spread è risalito intorno a 500 punti; i nostri titoli pubblici vengono collocati a interessi sempre più salati. Ad ogni asta si raggiunge un nuovo record, ed a palazzo Chigi c’è Monti, non Berlusconi.
- Che cosa poi voglia fare l’Europa, al cui ultimo vertice dell’8 e 9 dicembre Mario Monti è stato descritto come protagonista, non si capisce. Unica cosa certa, un ulteriore slittamento a marzo. Nel frattempo Angela Merkel continua a bocciare ogni strumento per fornire liquidità ai mercati.
- Invece sappiamo come il tecno-governo si sta muovendo in casa nostra. Tasse, tasse, tasse. Secondo la Banca d’Italia la manovra nella prima versione era composta per due terzi da aggravi di imposte con un effetto recessivo di mezzo punto di Pil. Ora che sono spuntate altre gabelle – dai conti correnti alla benzina alle abitazioni legalmente possedute all’estero – è evidente che il conto si fa ancora più salato.
- Ma soprattutto ciò che sconcerta è che Monti è stato chiamato d’urgenza per attuare gli impegni presi con l’Europa. Purtroppo tra quanto fatto finora non c’è nulla di tutto ciò: mercato del lavoro, crescita, liberalizzazioni. Ma non erano degli ultimatum?
- Il Popolo della Libertà si è mostrato e si mostrerà responsabile verso il Paese e disponibile con Monti. Però chi può smentire che per distribuire tasse a pioggia non servivano bocconiani e banchieri, bastava qualche ragioniere?
(3) – Quel favore sventato alle coop rosse
Nessuno l’ha scritto, ma – approfittando della prima manovra varata dal governo tecnico – il Pd ha provato, con la scusa delle liberalizzazioni, a fare un altro regalo enorme al monopolio delle cooperative rosse, come era già avvenuto nel 2007 con la famosa “lenzuolata” di Bersani. Il tentativo, che è arrivato a un passo dal concretizzarsi, era di liberalizzare i farmaci di fascia “C”, ossia di far distribuire quelli vendibili solo su ricetta, ma interamente a carico dei cittadini, anche nelle parafarmacie e nei cosiddetti “corner” presenti nella grande distribuzione.
Il blitz è fallito dopo la minaccia della serrata da parte delle farmacie, ma soprattutto per il diniego opposto dal Pdl a un’operazione che di trasparente non aveva proprio nulla, visto che era basata su un falso presupposto: quello secondo cui consentire la vendita dei farmaci di fascia “C” al sistema di distribuzione delle cooperative rosse avrebbe significato favorire più concorrenza e quindi calmierare i prezzi con un vantaggio finale per i cittadini-consumatori. Peccato che abbassare i prezzi dei farmaci di fascia “C” sia impossibile per legge, visto che questi vengono stabiliti dallo Stato insieme alle industrie farmaceutiche, e che quindi si tratta di prezzi fissi e immodificabili su tutto il territorio nazionale.
Dunque, si sarebbe trattato di una liberalizzazione fittizia che avrebbe favorito i soliti noti (le coop rosse) rischiando di disarticolare l’intero sistema farmaceutico. Peraltro, si è visto com’è finita la liberalizzazione precedente, quella dei farmaci da banco acquistabili senza ricetta. Anche in quel caso si gridò al miracolo: finalmente i prezzi delle medicine caleranno, potremo curarci più facilmente e con minor spesa. Senza contare le migliaia di nuovi posti di lavoro che si creeranno, si disse. Invece, ad approfittare della ventata “liberista” sulle compresse per il mal di testa è stata soprattutto la grande distribuzione – in particolare le Coop – mentre, come è accaduto per telefonini, auto e banche, i prezzi dei farmaci liberalizzati sono rimasti sostanzialmente invariati, facendo anzi registrare un aumento in linea con l’indice Istat.
Il Pd non ha digerito la sconfitta, e ora accusa il governo di essere stato troppo blando sul fronte delle liberalizzazioni. Ma, come si è visto, quella sui farmaci di fascia “C” era solo una falsa liberalizzazione, che avrebbe consegnato il mercato dei farmaci ad alcuni potentati, in primis proprio le Coop, oltre che ad alcune multinazionali delle medicine che da tempo hanno messo gli occhi sul nostro mercato.
(4) – Quella ridicola accusa sulla “liretta”
Ieri sera a Porta a Porta quando Alfano, pur riconoscendo le debolezze italiane, ha fatto notare come l’Europa attuale faccia soprattutto gli interessi tedeschi, ha fornito questa analisi: “voi siete entrati nell’euro con la vostra liretta, mentre noi tedeschi paghiamo per tutti”. A parte il buon gusto, e tralasciando gli aiuti di tutto il mondo libero alla Germania post-guerra ed a Berlino assediata dal comunismo (la gratitudine non è un obbligo) si possono ricordare almeno tre dati recenti.
- L’unificazione della Germania del 1990, certo un atto di lungimiranza del cancelliere Helmut Kohl, è costata per la debolezza economica della ex DDR, ben 1.500 miliardi di euro ai valori di allora. Il calcolo è dell’Università di Berlino. Una somma che, ripercuotendosi sull’intera Europa e alterandone la concorrenza fu in gran parte all’origine della recessione dei primi anni Novanta, Italia compresa.
- Nel 2002, 2003 e 2004 la Germania e la Francia decisero deliberatamente di violare i parametri di Maastricht sul deficit. Chiesero, e ottennero, che non venissero applicate loro le sanzioni previste.
- Il debito federale tedesco ha superato i 2 mila miliardi di euro, in cifra assoluta più di quello italiano, terzo nel mondo dietro Usa e Giappone. In percentuale rappresenta l’83 per cento del Pil, un rapporto che fra i paesi a tripla A è secondo solo alla Francia. Il costo del suo finanziamento ha raggiunto l’8,4 per cento delle entrate statali. Ma appunto il serissimo Handelsblatt ha rivelato cifre reali ancora peggiori: la Germania infatti non computa nel debito statale le spese per pensioni, sanità e assistenza. “Considerando tutto” scrive l’Handelsblatt “il debito raggiungerebbe i 7.000 miliardi di euro, il 185 per cento del Pil. Dal 2005, da quando è alla guida della Germania, Angela Merkel ha creato più debito di tutti i cancellieri degli ultimi quarant’anni messi insieme. Un assegno a vuoto che verrà pagato dai nostri figli e nipoti”.
(5) – Manovra/Cicchitto: ora è più equa
“Con le modifiche su Ici-Imu a favore dei nuclei familiari e sull’indicizzazione delle pensioni il decreto e’ stato reso piu’ equo in due punti importanti quali l’imposizione sulla casa e sulle pensioni. La manovra nel suo complesso rimane molto dura e con probabili ricadute recessive, come ha rilevato il governatore di Banca d’Italia. Come e’ noto noi l’avremmo fatta in modo diverso. Comunque adesso e’ decisivo che vengano fatti interventi sulla crescita”.
Lo afferma in una nota il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, aggiungendo che “il Presidente Monti alla Commissione bilancio ha un po’ sarcasticamente rilevato che le forze politiche, queste o analoghe manovre, non sono state in grado di farle. Il rilievo, aldila’ del tono altezzoso con cui e’ stato pronunciato, puo’ essere anche giusto: se a luglio gli amici della Lega non avessero bloccato, per ragioni che rispettiamo anche se non le condividiamo, la riforma delle pensioni e Tremonti, da parte sua, quella dell’Iva, per ragioni che ne’ condividiamo ne’ rispettiamo, le cose sarebbero andate forse in modo diverso. Laddove, invece, non condividiamo quello che ha detto Monti riguarda il quadro internazionale: non c’e’ dubbio che, ad un certo punto, e’ emerso una sorta di convitato di pietra, costituito dall’andamento imprevedibile degli spread, che ha sconvolto la politica italiana caratterizzata gia’ di per se’ da una sorta di ‘guerra civile fredda’. Da un certo momento in poi la Merkel e Sarkozy hanno giocato contro l’Italia non a causa di Berlusconi ma per tutelare gli interessi di due nazioni alle spese di una terza, avendo anche dei punti di contatto in Italia. Diciamo questo anche perche’ non vorremmo che adesso il Presidente Monti si facesse qualche inutile illusione”.
Manovra/Lupi: siamo soddisfatti dei miglioramenti
”Abbiamo lavorato duramente, anche attraverso il confronto aspro con il governo, ma alla fine siamo soddisfatti perche’, all’interno di una manovra che continua a non essere la nostra manovra, siamo riusciti ad affermare un importante principio. Per la prima volta, infatti, viene riconosciuto il ‘fattore famiglia’, cioe’ la centralita’ assoluta del soggetto che, piu’ di altri, ha subito il peso della crisi. Questo avviene attraverso l’aumento delle detrazioni, da 200 a un massimo di 400 euro, dell’Ici e con la riscrittura dell’Isee. E’ un segnale importante perche’ sostenere la famiglia, significa lavorare per il futuro del paese’. Cosi’ Maurizio Lupi, vicepresidente Pdl della Camera dei deputati.
(6) – Sondaggio/Cresce il PdL, è al 26 per cento
Gli ultimi dati raccolti dall’istituto ‘Crespi ricerche’, diretto da Luigi Crespi, sulle intenzioni di voto degli italiani mostrano che il primo partito italiano è quello dell’astensione e degli indecisi (al 21,6% e 13,8% rispettivamente).
Per quanto riguarda gli schieramenti, rispetto ai rilevamenti del 6 ottobre risulta una crescita sia del Pdl (+1% al 26%) che del Pd (+1,6% al 27,6%), a testimonianza del fatto che sostenere il governo Monti ha fatto bene ai grandi partiti. Nell’area di centrodestra calano la Lega (-0,3% all’8%) e Grande sud (-0,3% all’1,2%), mentre La Destra resta stabile all’1,5%.
Nel centrosinistra si assiste ad un calo dell’Italia dei valori (-1,5% al 6,5%), di Federazione della sinistra (-0,3% all’1,5%), di Ecologisti, Verdi e Reti civiche (-0,3% all’1,2%), della Lista Pannella Bonino (-0,2% al 1,1%); stabili Socialisti all’1% e Sel al 6,5%. Per quanto riguarda il Terzo Polo a crescere nei rilevamenti di Crespi Ricerche è solo Futuro e libertà (+0,6% al 4,1%), mentre calano tutti gli altri tranne il Movimento per le autonomie, stabile allo 0,7%: Api (-0,2% all’1,5%), Udc (-0,3% al 7,7%). Il Movimento 5 Stelle scende dello 0,2% attestandosi al 2,8% e gli altri schieramenti crescono dello 0,2% raggiungendo lo 0,6%.
La somma delle intenzioni di voto per i due partiti maggiori è pari al 53,6% e questo dato, che per altri sondaggi si avvicina al 55%, conferma sia la stabilità di un nucleo compatto che si riconosce nel Popolo della libertà sia il modesto ma costante recupero del Pd di Bersani che avviene a spese dell’Idv, del Sel di Vendola e delle formazioni della sinistra estrema. La percezione complessiva dell’elettorato, quindi, è che persistano due schieramenti fondamentali.
(7) – Berlusconi: prosegue il mio dovere politico
”Smettero’ quando l’Italia sara’ veramente un Paese liberale, garante dei diritti fondamentali e della liberta’ dei cittadini. Visto che questo giorno non e’ ancora arrivato, credo che il mio dovere politico debba proseguire”. Lo dice Silvio Berlusconi, in un’intervista a Paris Match.
Parlando con i cronisti del settimanale francese, il leader del Pdl dice anche di ”non vedersi come un leader in pantofole”. E alla domanda se oggi avesse più tempo libero: ”se ne ho, non me ne sono accorto. Lavoro sempre altrettanto. Le mie giornate dovrebbero avere 30 ore e non 24. Ho la fortuna di dormire poco. Mi alzo la mattina alle 7:30. In media, ho quindici appuntamenti al giorno e un numero infinito di conversazioni telefoniche. Oltre agli interventi pubblici. All’una di notte ricevo i giornali del giorno dopo: leggo, mi innervosisco e vado a dormire. Dopo cinque ore di sonno mi risveglio ottimista come sempre”.
Governo – Berlusconi conferma la sua volonta’ di non ricandidarsi a Palazzo Chigi: ”l’Italia ha bisogno di un cambio di generazione. Per me, il segretario del Pdl, Angelino Alfano, che ha 35 anni meno di me, sara’ un notevole presidente del Consiglio. Sapra’ portare avanti la mia opera. Ha tutta la mia fiducia”.
E alla domanda su cosa regalerebbe per natale a Monti: ”un grande vaso pieno di pazienza. E’ una virtu’ fondamentale quando si vuole cercare di governare l’Italia, l’ho imparato tante volte a mie spese”.
Berlusconi si sofferma inoltre sul suo ultimo governo: ”ho sempre risolto al meglio le situazioni di crisi con le quali mi dovevo confrontare, ho condotto piu’ di trenta riforme e posso andare orgoglioso di non aver mai alzato di un solo euro le tasse degli italiani. Inoltre, non ho mai lasciato passare una legge che potesse ridurre gli spazi di liberta’ dei cittadini e delle aziende. Nessun italiano potra’ dire di aver subito un danno a causa delle decisioni del mio governo”.
Unione Europea – Le risatine del cancelliere tedesco Angela Merkel e del presidente francese Nicolas Sarkozy al vertice di Bruxelles “sono un ennesimo colpo montato dai media. Se Merkel e Sarkozy si sono scambiati un sorriso, e’ perche’ c’e’ stato un momento di esitazione su chi dei due dovesse rispondere per primo, quando la domanda e’ stata posta. Entrambi hanno tenuto a confermarmelo”.
Alla domanda se dare lezioni non fosse un difetto molto francese: ”in questo momento nessuno puo’ dare lezioni a nessuno. Dobbiamo tutti rimboccarci le maniche con umilta’ per uscire da una crisi che minaccia di uccidere l’euro e anche l’Unione europea”.
Sarkozy e’ un presidente che ”sa comunicare e che ha senso del concreto e della leadership”. E a una domanda sulla piccola Giulia, la figlia che il capo dell’Eliseo ha avuto di recente da Carla Bruni: ”ho cinque figli e so’ cosa significhi la nascita di un bebe’. E’ una delle piu’ grandi gioie di un uomo e di una donna”.
Magistratura – Gli ultimi mesi ”sono stati un periodo faticoso e pesante. Sono rimasto soprattutto molto frustrato dal dover consacrare tanto tempo e attenzione per far fronte ad un’aggressione giudiziaria e mediatica indegna, che si basa sulle menzogne, quando avrei dovuto concentrare tutta la mia energia alla lotta contro la crisi”
Internet e nuove tecnologie – ”Sono convinto che Internet sia la nuova agora. E’ uno strumento di liberta’ senza precedenti, che offre opportunita’ infinite. La comunicazione politica deve adattarsi alle nuove tecnologie. Visto che mi sono occupato di comunicazione durante tutta la mia vita, penso a una serie di iniziative in cui il vero protagonista sara’ il pubblico e non la classe politica”.
(8) – Rai Int. perché no alle sovvenzioni
E’ previsto per lunedi’ prossimo un incontro tra il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’editoria, Carlo Malinconico, e il direttore generale della Rai, Lorenza Lei, sulla questione Rai International. Ad annunciarlo e’ stato lo stesso Malinconico nel corso della sua audizione di oggi pomeriggio in commissione Cultura alla Camera.
“Nell’incontro – ha detto – affrontero’ con il direttore generale Rai la vicenda, vogliamo capire quali sono le problematiche. Di sicuro la sensibilita’ del governo sull’argomento c’e’ tutta”. Sulla materia e’ intervenuto anche Paolo Bonaiuti, ex sottosegretario con delega all’editoria, ricordando che Rai International era destinataria di 35 milioni di euro di contributi, poi scesi a 21 ed ora destinati a calare sensibilmente fino a quota 6 milioni.
Ma detto questo, Bonaiuti ha sottolineato che “Rai International e’ un esempio, un modo di quello che si deve affrontare quando si sta alla presidenza del Consiglio…”.
E quindi ha attaccato: “Dove sta scritto che la presidenza del Consiglio dovrebbe versare soldi a Rai International che fa parte del mondo Rai che tra i suoi compiti ha anche quello del servizio pubblico? Se non e’ servizio pubblico anche quello per gli italiani all’estero, allora quale e’? Certo, va assicurato un servizio pubblico migliore di quello dato. C’e’ il problema delle convenzioni, lo sappiamo, ma perche’ mai la presidenza del Consiglio deve sovvenzionare Rai International?”.
(9) – Quelli che se ne vanno, ma poi restano
Enrico Mentana annuncia le dimissioni dal Tg di “La7”. Questo, in un momento di inaspettata luna calante degli ascolti, lo spinge subito in alto nei titoli dei quotidiani internet. Addirittura le agenzie e i siti web intravedono una discesa e poi prospettano un crollo in borsa delle azioni della proprietà della televisione, come già ai tempi della disdetta – dopo l’assunzione data per sicura – di Michele Santoro, che se ne andò davvero e non successe niente (ma questo è un altro discorso).
Subito, ma proprio neanche un attimo dopo le esibite dimissioni, ecco la gara a candidare Mentana a tutto, e soprattutto al Tg1. Come no? E’ appena stato dimissionato, con un calcio nel sedere anche da “La7”, Augusto Minzolini, ed è bello mettersi sul mercato quando un posto ghiotto è praticamente vacante.
Dopo di che, dopo essersi visto spolverato il proprio monumento equestre, ed aver fatto la mossa di smontare da cavallo, tra i salamelecchi dell’universo, Mentana ha spiegato che restava, si era chiarito, andava tutto bene, eccolo di nuovo in video, lucidato come l’argenteria colpevolmente trascurata. Un’argenteria molto italian style. Perfettamente in linea cioè con l’antico vizio di annunciare le dimissioni, purché siano revocabili, altrimenti il rischio è che qualcuno le accetti sul serio.
Sia chiaro: Mentana aveva ragione a prendersela contro il Cdr, che l’aveva denunciato per comportamento antisindacale, avendo egli rifiutato di leggere il solito comunicato sovietico a favore dello sciopero della Cgil. Quelli del Cdr hanno poi chiarito, si sono chiariti, tutto è chiarito. Insomma, è finita a tarallucci e vino. In fondo è stato tutto un bel biscotto. Contratto ritoccato. Indice di ascolto del Tg è finalmente risalito. Olè – come dice Mentana.
(10) – Minzolini: mi ha fatto fuori un sicario
“Nel film ‘Apocalypse Now’ il colonnello Kurtz viene spedito nella jungla dove fa la guerra ai vietcong con il metodo dei vietcong. E da chi viene ucciso? Da un sicario mandato dallo Stato Maggiore”. L’ex direttore del Tg1, Augusto Minzolini, in un’intervista a Libero, riassume cosi’ quanto la sua vicenda.
Alla domanda se “e’ Alessio Gorla, il consigliere Rai in quota centrodestra che ha votato contro di lei in cda, il sicario?”, Minzolini risponde: “Non mi interessano le miserie umane”.
“Tornando al colonnello Kurtz, la Rai e’ veramente come il Delta del Mekong, dove domina il pensiero unico dell’informazione che non accetta il pluralismo. I miei problemi -prosegue Minzolini- sono nati non perche’ non ho dato notizie ma perche’ ne ho date tante, troppe. Mi hanno accusato di essere l’alfiere del regime, ma per come mi hanno trattato penso di essere la vittima di un regime. E’ un paradosso tutto italiano: spesso le vittime passano per carnefici e viceversa. Pensi che mi hanno rimosso un’ora dopo la decisione del cda, per cui non ho potuto neanche fare l’editoriale di saluto. Io non sono mai stato schierato, il mio tg aveva un’impronta che serve a garantire un minimo di pluralismo televisivo in questo Paese”.
Quanto al negativo giudizio del presidente della Rai, Paolo Garimberti, sul suo telegiornale, Minzolini replica che “se dobbiamo parlare a livello professionale, visto che Garimberti dice di avere il background per giudicarmi, penso di aver lasciato un segno piu’ di lui, ancor prima di venire al Tg1”, aggiungendo “in ogni caso, non parlo delle miserie umane”.
(11) – Da Garimberti una scelta politica
E’ ancora scontro nel consiglio di amministrazione Rai il giorno dopo la sostituzione di Augusto Minzolini alla guida del Tg1 con Alberto Maccari. Ad accendere la miccia le dichiarazioni del presidente della tv pubblica Paolo Garimberti. ”Minzolini faceva un brutto tg e andava sostituito per questo – afferma -. La questione giudiziaria si e’ affiancata a quella professionale'”. Parole che non piacciono ai consiglieri di centrodestra Antonio Verro e Angelo Maria Petroni perche’ dimostrano che la scelta e’ stata presa non per ragioni legali, ma politiche. Petroni in particolare e’ pronto ad azioni contro la delibera che ritiene illegittima e pregiudizievole per gli interessi dell’azienda.
Oggi e’ in programma un nuovo consiglio. All’ordine del giorno ci sono il budget 2011-2012, il piano di produzione 2012, i palinsesti inverno-primavera 2012 e le linee guida del piano di produzione fiction. Del Tg1 non si dovrebbe parlare, quindi, anche se i consiglieri che hanno votato contro la rimozione continuano a contestarla. Secondo Petroni le parole di Garimberti confermano che la decisione del cda ”non aveva alcuna origine giuridica, ma era teleologicamente costruita per la finalita’ predeterminata di togliere la direzione del principale telegiornale del servizio pubblico ad un giornalista non gradito per ragioni politiche”.
Anche Verro contesta le dichiarazioni del presidente. ”Sarebbe molto grave – sostiene – se si fosse utilizzata strumentalmente una legge per rimuovere un direttore di cui non si condivideva il pensiero politico o la linea editoriale”. Verro spiega inoltre che ”valutera’ se proseguira’ la battaglia o no nell’interesse dell’azienda”.
(12) – “Le famiglie non sono limoni da spremere”
“Le famiglie non sono limoni da spremere. Come sempre, fino all’ultima goccia. Troppo semplice. Non occorreva un Governo di tecnici per farlo”: è questo il duro commento di Famiglia Cristiana alla manovra del governo Monti, contenuto in un editoriale dal titolo “I soliti noti, spremuti come limoni”.
Il settimanale dei Paolini è molto caustico e tranchant con le misure contenute nel decreto “salva Italia” che non aiuterebbero in alcun modo i giovani disoccupati, gli uomini e le donne espulsi dal mercato del lavoro e con figli a carico, le “persone ‘fragili’, bisognose di cura e assistenza, senza servizi socio-sanitari adeguati o a costi sempre maggiori”.
E critica apertamente l’Esecutivo: “occorreva più coraggio nell’equità, nessuna manovra è equa se non parte dalla famiglia” che sarebbe dovuta diventare “protagonista della sfida per il rilancio del Paese. E i figli non più fattore di povertà, ma di ricchezza e crescita perché è risorsa di sviluppo e rilancio del ‘sistema Italia’”.
L’editoriale di Famiglia Cristiana analizza poi nel dettaglio alcuni provvedimenti che ritiene sbagliati e dannosi, chiedendosi retoricamente “ma chi può comprare o ristrutturare una casa se il poderoso aumento dell’Ici non considera chi vi abita? Si può ipotizzare una ripresa dei consumi se alle famiglie non resta più un euro in tasca? L’aumento dell’Iva e della benzina colpisce, in modo diretto, le famiglie e la loro spesa. Lo stesso accanimento sarebbe stato auspicabile nel colpire altre “fonti”. Quanto è stato prelevato da quel dieci per cento della popolazione che possiede il cinquanta per cento della ricchezza nazionale?”.
E conclude con un’ulteriore osservazione negativa: “alla manovra Monti manca “una visione innovativa. La capacità di trasformare i vincoli (interni ed esterni) in una grande opportunità di rilancio del Paese. Eppure, le imprese italiane hanno capacità di innovazione ed eccellenza. I nostri giovani sono creativi e hanno fantasia come pochi al mondo. Il “made in Italy” è insuperabile”.
(13) – “Nessuno più brinda, molti piangono”
Dai giornali di oggi, giovedì 15 dicembre
La Stampa (Mattia Feltri) – Ecco che cosa ci tocca scrivere da mattina a sera: della manovra finanziaria, se è equa, se c’è stato un giustificato aumento delle tasse, dell’incidenza dell’Imu, di che ha detto il premier Mario Monti, di come ha replicato ai deputati il ministro Piero Giarda, se abbiamo rassicurato i mercati, si misura quotidianamente lo spread… insomma a un certo punto uno non ne può più… è sfiancato… le mani cercano sulla tastiera le lettere giuste… perdonatemi… è solo nostalgia… lo faccio?… lo faccio… BERLUSCONI.
Il Sole 24 Ore (Stefano Folli) – …Si prende atto che la luna di miele con i “tecnici” è in sostanza finita. Il palazzo è insofferente. A dire il vero, lo è più dell’opinione pubblica … Così si rischia di creare quella tipica situazione per cui l’esecutivo resta in carica non per la sua forza, ma per la sua debolezza. Condannato a battere le ali senza riuscire a prendere davvero il volo … Monti qualche critica se l’è meritata. Ad esempio la faccenda dei “due tempi”: era proprio inevitabile sdoppiare la manovra, prima le tasse e solo in seguito i provvedimenti per la crescita? … Aver accentuato i rischi depressivi impliciti nella prima parte della manovra, nonostante alcuni opportuni correttivi, rinviando a dopo gli interventi per spingere l’economia, è sembrata un’astuzia per guadagnare tempo. Oppure una confessione d’impotenza. In ogni caso, un gioco di prestigio che non ti aspetteresti dai “tecnici” … la borsa continua a calare, mentre i famosi “spread” volano come ai tempi di Berlusconi …
Il Secolo (Marcello De Angelis) – Un mese è stato sufficiente a capire che la crisi non era colpa di Mr B. e che un certo grado di persecuzione nei suoi confronti era reale …
Corriere della Sera (Dario Di Vico) – E’ difficile dar torto ai delusi delle liberalizzazioni. Questo governo ha in squadra Mario Monti e Antonio Catricalà, il commissario europeo antitrust per antonomasia e l’ex presidente dell’autorità per la concorrenza, eppure si presenta con il carniere quasi vuoto …
Il Fatto Quotidiano (Caterina Perniconi) – Dopo aver confezionato una “norma pasticcio” sul taglio agli stipendi parlamentari, adesso i tecnici del governo Monti si sono scritti una norma “ad personam” … Nella manovra, infatti, è previsto che con un decreto del presidente del Consiglio, (ricevuto il parere delle Commissioni parlamentari) venga ridefinito il trattamento economico dei rapporti di lavoro dipendenti o autonomi con le pubbliche amministrazioni, stabilendo come parametro massimo per i dirigenti lo stipendio del presidente della Corte di Cassazione. Nello stesso articolo, il 23 ter, è sancito inoltre che i dipendenti pubblici chiamati a funzioni direttive nei ministeri o nella PA. abbiano un’indennità pari al 25% del trattamento economico percepito. Cioè che prendano uno stipendio e un quarto anziché due stipendi interi …
Libero (Maurizio Belpietro) – Caro presidente Berlusconi … So che da quando se ne è andato da Palazzo Chigi lei vorrebbe essere lasciato in pace. Dopo quello che ha visto negli ultimi tre anni, è difficile darle torto: gli agguati subiti e gli insulti ricevuti avrebbero fatto uscire di testa chiunque. Lei al contrario la testa l’ha conservata ben salda sulle spalle, accettando di uscire di scena nonostante avesse ancora la maggioranza … Ci fu chi esultò in piazza, stappando champagne, ma a distanza di un mese la festa è già finita: nessuno più brinda ma molti piangono. Quello che doveva essere il governo del rigore e della crescita, l’esecutivo che avrebbe dovuto applicare alla lettera le riforme richiesteci dall’Europa, in realtà si è rivelato il governo delle tasse …
Italia Oggi (Pierluigi Magnaschi) – …I tecnici al governo,… credendo che governare fosse come scrivere, stando in vestaglia nella penombra del loro studio, un articolo di fondo per qualche giornalone, hanno subito messo, nero su bianco, le loro idee. Nel contempo, hanno fatto sapere che loro lavoravano per «l’interesse del Paese» che si trovava «sull’orlo del baratro» … Il loro compito, con l’elenco diligente ma anche claudicante delle cose da fare, è risultato gracile fin dalla sua prima stesura …
Il Giornale (Emanuele Fontana) – Contrordine, il salvatore della patria pare che sia un po’ meno santo. Svanito l’effetto miracoloso del disarcionamento del Cavaliere, Super Mario Monti sta diventando Normal Mario. Lo illustra dati alla mano un sondaggio commissionato da SkyTg24: il 30 novembre il gradimento per il suo governo era al 65%, mentre oggi è crollato al 56%. Tutta colpa della manovra, ovviamente, perchè i provvedimenti «lacrime e sangue» da che mondo è mondo non sono accolti con gioia dagli elettori. Così, un altro sondaggio spiega che il 67% degli intervistati giudica «inique» le misure dell’esecutivo tecnico. La morale è semplice: finchè si tratta di metterci la faccia e di apparire sobri, i governi piacciono tutti. Quando poi si tratta di decidere, tagliare e scontentare la popolazione, ecco che l’ecumenica stima e la bacchetta magica spariscono, lasciando spazio a mugugni e rimostranze. Le solite di sempre …
Corriere della Sera (Sergio Romano) – Gli ostacoli, piccoli e grandi, che il governo Monti ha trovato sulla sua strada dimostrano quanto fosse fragile e spesso ipocrita il fronte della solidarietà nazionale che sembrava essersi costituito all’inizio del suo mandato …