In vista della settimana della moda il Comune lancia la sfida del sano è bello. Diventa “trendy” mangiare in modo salutare ed equilibrato, un messaggio che circolerà durante la fashion week sulle passerelle e in giro per Milano. A veicolare il messaggio saranno “gli addetti ai lavori”, buyer, giornalisti e soprattutto le modelle. Queste ultime dei veri e propri miti per tante ragazzine disposte ad emularle a qualsiasi costo, anche digiunando. Ed è proprio contro i disturbi alimentari che viene lanciata questa iniziativa che come gadget utilizza una borsa della salute, con il logo “Food is Fashion and Health” contenente 8 prodotti della migliore tradizione agroalimentare italiana (ad esempio, grana, cioccolato, olio extravergine di oliva, pasta, mele) accompagnati da un vademecum, snello e di agevole consultazione, per una sana e corretta alimentazione.
Consigli pratici indicati dal professor Michele Carruba, docente di farmacologia all’Università Statale di Milano. Si tratta dell’ultima campagna anti anoressia e bulimia, che parte dalle passerelle e arriva nelle strade tra la gente. La “Food is Fashion and Health Bag” è frutto di un progetto, realizzato con il presidente di Milano Food Week Federico Gordini ed ASSEM (Associazione Servizi Moda), che ribadisce l’impegno dell’Assessorato alla Salute sul fronte della corretta informazione sul benessere e sulla bellezza in concomitanza con la settimana della moda milanese. Il progetto è suddiviso in due parti: le pre-collezioni in programma dal 14 al 24 settembre e le collezioni concentrate tra il 24 ed il 28 settembre. In entrambe le occasioni saranno distribuite 5mila borse della salute. “Anche in questo modo, confermiamo il ruolo di Milano città laboratorio per il benessere dei cittadini, attraverso politiche di prevenzione e promozione dei corretti stili di vita. Non a caso Milano si è conquistata un posto nel circuito europeo delle Città Sane. L’Assessorato alla Salute, sin dalla sua costituzione, ha valorizzato le migliori esperienze della città nel campo della ricerca, del volontariato e dell’associazionismo sui temi della salute, ponendosi in posizione di leadership con originali formule di collaborazione tra pubblico-privato.
Il progetto Food is Fashion and Health ne è un esempio. Ed è attraverso la prevenzione che si può svolgere un ruolo fondamentale nella lotta ai disturbi dell’alimentazione, sia nelle forme meno gravi, a livello imitativo (sentimenti di insoddisfazione per il proprio corpo confrontato con quello delle modelle), sia in quelle apertamente patologiche della bulimia e dell’anoressia, espressioni di un dolore profondo che si esprime nel silenzio di comportamenti autolesivi. Comportamenti sempre più diffusi, i disturbi dell’alimentazione sono, infatti, in aumento nei Paesi industrializzati. Basti pensare che l’anoressia colpisce circa lo 0,5% dei giovani tra i 14 e i 20 anni, più del 90% dei quali sono ragazze, con una mortalità che sembra raggiungere il 15%. Numeri sconfortanti, come lo sono anche quelli emersi da uno studio recente condotto in Italia che ha rilevato un’insoddisfazione per il proprio corpo da parte del 58,4 % delle ragazze e del 17,7% dei ragazzi interpellati. Una scontentezza che si traduce per il 17,9% delle ragazze normopeso, per l’11,7% di quelle sottopeso e per il 2,5% dei maschi normopeso nell’adozione di una dieta restrittiva e sconsiderata”.
“Sarebbe tuttavia sbagliato sostenere che l’eziologia della malattia sta solo nella propagazione di modelli estetici partoriti dalla moda. Negli ultimi 20 anni l’acutizzarsi del problema ha stimolato numerosi studi, che hanno evidenziato come ‘alcuni fattori di rischio sociale, interagendo con altri fattori di rischio genetici e ambientali, svolgono un ruolo determinante nello sviluppo dei disturbi dell’alimentazione’. Anoressia e bulimia rimangono disturbi dell’Io, e come tali necessitano di un approccio integrato tra psichiatria e discipline internistiche. Ciò che rischia di rivelarsi pericoloso è l’indipendenza del concetto di bellezza rispetto a quello, ben più ampio, di salute dell’organismo e la cooptazione di questa visione distorta entro un quadro patologico pre-esistente. I disturbi del comportamento alimentare sono patologie gravi, invalidanti, con elevato indice di mortalità che, come risulta dai dati forniti a giugno dal Ministero della Salute, colpiscono abitualmente giovani donne di età compresa tra i 12 e i 25 anni e richiedono cure prolungate il cui esito è favorevole nel 70% dei casi, mentre nel rimanente 30% si parla di malattia molto resistente alle cure e di cronicità. La mortalità per suicidio o per complicanze somatiche conseguenti alla malnutrizione è del 10% a dieci anni dall’esordio e del 20% a venti anni: la malnutrizione o la scelta di suicidarsi a causa dell’anoressia costituisce la prima causa di morte per malattia nella fascia di età compresa tra i 12 e i 25 anni, in pazienti di sesso femminile.
Ogni due ore un italiano si ammala e nella maggior parte dei casi si tratta di una donna. Circa il 5 % delle giovani tra i 13 e i 35 anni soffre di anoressia o bulimia, ma l’incidenza sta salendo anche tra le quarantenni e tra gli uomini, facendo arrivare così alla cifra complessiva di 3 milioni il numero di persone affette da problemi alimentari”. “E’ dall’ottobre 2006 – sottolinea l’assessore- che abbiamo cominciato a ragionare su come affrontare questa emergenza. Primi in Italia, abbiamo istituito il Tavolo Moda e Salute in collaborazione con l’Assessorato alle Attività produttive, la Camera Nazionale della Moda e l’ASSEM (associazione che rappresenta il 90% delle agenzie di modelle e modelli), con la partecipazione di insigni esperti della medicina e della psicologia. Dal Tavolo è nato un Comitato Etico che ha sviluppato una serie di principi per dare vita ad un Codice Etico (100% Natural 100% Fashion), ossia un insieme di linee per la scelta delle modelle: limite dei 16 anni per l’accesso alle sfilate e ai servizi fotografici; identificazione di soglie di attenzione sul peso corporeo da inserire anche nel “book”, ad esempio l’Indice di massa corporea non inferiore a 18,5 così come indicato da OMS e dall’Istituto Nazionale della Nutrizione. E la certificazione, infine, dello stato di salute e di idoneità psicofisica in base ai parametri del codice etico rilasciato da personale medico specializzato e conseguente consegna del Tesserino Visto Moda, che comprende anche informazioni sul permesso di lavoro per le ragazze straniere e sull’assicurazione sanitaria”.